| 2 Luglio 2024

Non solo L’Eroica. Ecco le ciclostoriche del Giro d’Italia d’Epoca

La Polverosa, La Mitica, La Titanica… Negli anni, sulla scia de L’Eroica, sono nate molte ciclostoriche in giro per il Paese (e anche fuori). Così nel 2011 si è deciso di metterle in un circuito chiamato Giro d’Italia d’Epoca, il quale ora è guidato dall’omonima associazione. Ai vertici di questa associazione ci sono due donne che hanno certamente titolo per ricoprire i ruoli, rispettivamente, di presidente e vice-presidente. Stiamo parlando di Michela Moretti Girardengo, pronipote di Costante, e Gioia Bartali, nipote di Gino.

Mentre quest’ultima era indaffarata nei giorni in cui il Tour de France partiva dalla Toscana omaggiando suo nonno, abbiamo contattato Michela, chiedendole di riassumerci in cosa consiste il GIDE che quest’anno presenta 16 prove (di cui una addirittura in Brasile)

«L’idea del Giro d’Italia d’Epoca non nasce con me e Gioia, ma nasce a Gaiole in Chianti nell’ottobre del 2011 e tra i suoi fondatori c’è anche Giancarlo Brocci, l’ideatore di L’Eroica».

Michela Moretti Girardengo porta avanti il GIDE con Gioia Bartali
Michela Moretti Girardengo porta avanti il GIDE con Gioia Bartali
L’Eroica però non è attualmente nel circuito. In passato ne ha fatto parte?

No, Giancarlo ha sempre tenuto a considerare l’Eroica come un unicum, separata dal GIDE. Ma come dico sempre io, è ovvio che se L’Eroica è la mamma di tutte le ciclostoriche che ora fanno parte del Giro d’Italia d’Epoca, Brocci ne è… il papà. Senza la sua intuizione geniale noi adesso non saremmo qui. E anche noi discendenti dei grandi campioni probabilmente avremmo portato avanti la loro memoria in ordine sparso.

Qual è lo spirito che sostiene il GIDE?

L’obiettivo è stato sin dall’inizio quello di creare un circuito di eventi che promuovesse il territorio e la storia della bicicletta. Andando a scoprire i piccoli borghi e anche le loro peculiarità enogastronomiche.

Tu e Gioia Bartali quando siete subentrate?

Dal 2019 ci siamo offerte di guidare l’associazione che, negli anni, sta crescendo. Ci sono manifestazioni sia storiche come La Mitica dedicata a Fausto Coppi (si è svolta a Castellania proprio lo scorso weekend, ndr), sia altre che abbiamo creato da zero, in collaborazione con organizzatori locali. La Francescana in Umbria ad esempio che, il prossimo settembre a Foligno, taglierà il traguardo della decima edizione.

Che direzione sta prendendo il tutto?

Negli ultimi due anni abbiamo deciso di portare il movimento al Sud, dato che quello delle ciclostoriche è un mondo che si sviluppa principalmente in Toscana ed Emilia-Romagna. Ora stiamo cercando di far partire un evento in Sicilia. Ed ho visto anche delle immagini della Basilicata che, pur non essendo un territorio facile da pedalare, sarebbe bello scoprire anche in sella ad una bici d’epoca.

Come si svolge un fine settimana tipo di una delle vostre ciclostoriche?

Tendenzialmente al sabato ci sono eventi culturali o passeggiate turistiche non necessariamente in bici. La Polverosa, ad esempio, fa una pedalata gourmet di 15 chilometri tra prosciuttifici e produttori di parmigiani. A La Mitica ci sono presentazioni di libri o spettacoli teatrali. Poi ovviamente non manca il mercatino dei collezionisti.

E alla domenica si pedala. Il vincolo delle bici d’epoca è lo stesso de L’Eroica? Classifiche ce ne sono?

Sì, bici anteriori al 1987. Poi, essendo eventi cicloturistici, le nostre classifiche sono solo per presenza. Però in un certo qual modo si gareggia lo stesso…

La sfida, oltre che in bici, è nel trovare l’abbigliamento più congruo
La sfida, oltre che in bici, è nel trovare l’abbigliamento più congruo
Ovvero?

Diciamo che da noi l’agonismo si sviluppa nella ricerca della congruità tra la bici e l’abbigliamento, la ricerca della perfezione della maglia d’epoca o del restauro della bicicletta. E anche nelle storie che vengono fuori da tutto ciò. C’è ad esempio chi recupera la bici del nonno in cantina, la rimette a posto e porta con sé le storie dei propri avi da condividere con gli altri partecipanti.

Immaginiamo che l’età media dei partecipanti non sia bassissima, oppure no?

I giovanissimi sono ancora una rarità, anche se si stanno avvicinando. Considerate che quest’anno il Giro d’Italia d’Epoca è stato scelto da un corso parauniversitario di Padova, in cui gli studenti di marketing hanno dovuto elaborare un piano di comunicazione apposito per il GIDE.

Interessante, ci sono stati dei riscontri?

Sì, i ragazzi hanno scoperto come sia affascinante questa ricerca finalizzata a tenere viva la memoria del ciclismo, dei grandi campioni, ma anche la stessa memoria della bicicletta. La bici, infatti, per noi non è solo uno strumento per fare sport, ma è anche un simbolo sociale. E’ stato il simbolo dell’emancipazione femminile. Era il mezzo con il quale quasi tutti i nostri nonni andavano a lavorare o con il quale i bersaglieri hanno difeso i confini italiani nella Prima guerra mondiale. La bicicletta è la storia dell’Italia e questo cerchiamo di trasmettere ai giovani. Anche se, ovviamente, l’età media dei nostri partecipanti è intorno ai 50 anni.

L’ultima, doverosa, domanda è sul tuo bisnonno, Costante Girardengo. Che legami hai con la sua figura? Eri già appassionata di quel mondo oppure negli anni lo hai studiato più a fondo?

Lui è mancato quando avevo 6 mesi, per cui mi ha vista, ma io non ho ricordi. Però sono cresciuta con i racconti di mia mamma, che ha vissuto un nonno molto affettuoso, presente nei momenti importanti, attento alla famiglia… Insomma estremamente legato a quei valori tipici di un tempo. Quindi dai suoi racconti (e da quelli di mio nonno, uno dei suoi figli) mi sono avvicinata alla nutritissima letteratura riguardante il mio bisnonno. Il passo successivo è stato quello di provare a cimentarmi, io che a malapena sapevo andare in bici, su una bici da corsa e sulle strade bianche. Nel 2014 ho partecipato alla mia prima Eroica e poi dall’anno successivo ho iniziato a pedalare nel Giro d’Italia d’Epoca.

Giro d’Italia d’Epoca