| 19 Settembre 2024

Alla scoperta dell’Alentejo, radice del nuovo mondo

Ci sono tante ragioni per un giro cicloturistico nell’Alentejo e non sono relative solamente alla bellezza dei posti, al suo mix di storia, gastronomia, cultura, paesaggi. Molti italiani se ne sono innamorati e addirittura ci si sono stabiliti, seguendo quel trend che vede molti pensionati (soprattutto baby-pensionati) andare a stabilirsi in Portogallo per i costi più abbordabili e lo stile di vita un po’ rallentato rispetto ai nostri canoni abituali.

Non è il caso dei “ragazzi” del Free Bikers Porto Viro, un sodalizio veneto nato agli inizi del secolo che ha fatto dei viaggi in bicicletta il suo leif motiv: «Noi abbiamo affrontato il viaggio in Portogallo nel settembre 2022 per una ricorrenza importante – racconta uno dei suoi esponenti, Vincenzo Mancin nel ricordo dei 500 anni della spedizione intorno al mondo di Ferdinando Magellano che aveva tra i suoi anche un nostro conterraneo, Antonio Pigafetta».

Vincenzo Mancin (a destra) è nel gruppo Free Bikers fin dalla sua fondazione nel 2003
Vincenzo Mancin (a destra) è nel gruppo Free Bikers fin dalla sua fondazione nel 2003

Pedalando a ritmi compassati

La parte riservata alla regione dell’Alentejo è di quasi 300 chilometri, una lunghissima passeggiata fra fattorie, paesaggi rurali, immergendosi completamente nella cultura ma anche nei ritmi compassati della realtà lusitana, quasi come se la musica del Fado accompagnasse idealmente ogni ora. Va premesso un aspetto importante: mentre gli amici del Free Bikers hanno affrontato l’Alentejo come parte di un lungo viaggio con Lisbona come epicentro e quindi passando di punto in punto, la regione consente anche di prendere un punto di appoggio come Monte do Serrado de Baixo da cui partire per escursioni sempre diverse.

«Il primo impatto con l’Alentejo lascia attoniti – ammette Mancin – soprattutto se vieni da un’altra zona del Portogallo. Ti trovi in una depressione sabbiosa con sterminate coltivazioni di riso, che sono un aspetto profondamente diverso da quanto avevi visto prima. L’Alentejo è una regione fatta di piccoli paesi, dove il turismo viene visto come una grande risorsa. Ci sono grandi parchi dove si possono fare lunghe passeggiate, ma di cose da fare in quella regione ce ne sono tantissime».

Monte do Serrado de Baixo è un ottimo punto di appoggio per visitare tutto l’Alentejo
Monte do Serrado de Baixo è un ottimo punto di appoggio per visitare tutto l’Alentejo

Ogni giorno una destinazione diversa

Il bello dell’Alentejo è che è davvero un mix di tante cose: i dintorni di Monte do Serrado de Baixo sono ad esempio un richiamo irresistibile con i loro castelli medievali ma anche monumenti megalitici. Ci sono poi autentici capolavori come Evora, patrimonio dell’Unesco e capoluogo della regione con l’antico Tempio di Diana che fa un po’ da contraltare alla cattedrale gotica del XII secolo. Oppure il villaggio di ceramiche di S.Pedro do Corval, il Dolmen di Zambujeiros e il Menhir di Almendres (chi ha letto qualche avventura di Asterix ricorderà bene di che cosa si parla…).

«Il viaggio a nostro parere può avere un fantastico punto di approdo a Cabo San Vicente – afferma Mancin – facilmente raggiungibile anche attraverso la segnaletica anche se anche noi ci eravamo affidati a un’app che ci consentiva di percorrere tutte strade secondarie evitando il traffico. Cabo San Vicente è il punto più ad ovest d’Europa: hai a quel punto un panorama straordinario sull’Atlantico, che ti lascia senza fiato».

Una goduria per cibo e vino

Il giro nell’Alentejo è qualcosa che appaga un po’ tutti i sensi: «Anche la parte gastronomica ha il suo perché: si gira per le cantine dei pregiati vini della regione, oppure tra i caseifici e le fattorie”. Nella stessa Monte do Serrado de Baixo ci sono poi molte attrazioni come la pedalata sulla ciclabile ricavata dalla vecchia ferrovia come avviene spesso in Italia oppure la particolare cantina di Arraiolos con la sua collezione di carrozze private.

Un altro luogo da visitare è Igrejinha, villaggio dove le case hanno tutti colori diversi dando un impatto visivo molto forte che fa il paio con la vasta piantagione di fichi d’india, da visitare, dove si potranno gustare il suo succo e il tè fatto con i suoi fiori.

Cabo San Vicente, punto più a ovest del territorio europeo
Cabo San Vicente, punto più a ovest del territorio europeo

Nel ricordo di Pigafetta

E’ importante, nel programmare il proprio viaggio, valutare anche il tipo di bici da usare: «Noi eravamo in tre – ricorda Mancin – io, Mario Mantovan e Mauro Garbin. Uno ha scelto una gravel adattata al percorso, altrimenti siamo andati con le mountain bike, tutte e tre le bici erano in alluminio. Eravamo carichi di borse, non era certamente facile affrontare il viaggio, ma fu un’esperienza fantastica alla quale ne sono seguite altre. Oltretutto era importante per noi perché avevamo dato un senso storico-ambientale alla nostra avventura dedicandola al nostro corregionale. In fin dei conti, la scoperta del nostro mondo nel suo complesso è partita da lì…».

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