| 22 Marzo 2025

Il mercato bici al Sud può solo crescere. Il punto di Rosario Fina

Il mercato della bici non è mai stato lineare come in altri settori, ma comunque era omogeneo e prevedibile. Negli ultimi anni c’è stato un grande disallineamento e la mancanza di prevedibilità è una delle cause in un settore che non riesce ad essere lungimirante, tanto al Nord quanto al Sud (non solo in Italia).

Non potevamo non chiedere il punto di vista di un campione del passato, profondo conoscitore del settore ed imprenditore di successo, Rosario Fina. Il campione del mondo della 100 chilometri ad Oslo 1993 è fondatore e titolare di Fina Bike: la realtà commerciale e distributiva leader più organizzata del centro-sud del nostro paese (la sede è a Serradifalco, in provincia di Caltanissetta), oltre ad essere distributore per l’Italia di alcuni brand in forte crescita (da quest’anno le biciclette spagnole MMR).

Come vedi il mercato in questo periodo storico?

Il mercato della bici è fermo, è stagnante. Il 2024 è stato migliore del 2023, che è stato un disastro, ma direi che il 2025 non brilla. E’ appena iniziato, staremo a vedere. A prescindere sono dell’idea che stiamo attraversando un periodo dove è necessario difendersi e gestire al meglio la situazione.

Hai mai affrontato un momento come quello che hai accennato?

E’ la prima volta in tanti anni di attività imprenditoriale. Il mercato della bici, che è comunque un mostro, come tutti i mercati, è sempre stato abbastanza omogeneo. Si potevano fare previsioni, programmi, i margini di errore erano minimi. Negli ultimi anni tutto si è complicato. Fare delle previsioni è difficile e talvolta si verifica l’esatto contrario di quello che si è immaginato, o di quello che accadeva in passato. Direi che c’è un cortocircuito attivo che ci portiamo dietro dal periodo Covid.

Fina Bike, un punto vendita e distribuzione nel settore bici nel cuore della Sicilia
Fina Bike, un punto vendita e distribuzione nel settore bici nel cuore della Sicilia
Il Covid è un qualcosa che torna sempre in qualche modo

A mio parere il Covid è stato la goccia, ma il settore bici era in sofferenza anche in precedenza. E’ pur vero che si sono aggiunti altri fattori, come ad esempio la guerra, che ha fatto collassare un intero sistema.

Tante variabili che hanno fatto emergere delle criticità esistenti?

In un certo senso è così. Viviamo in una società che troppo spesso non va oltre il suo orticello, manca un po’ di lungimiranza ed ovviamente sono da considerare gli aumenti importanti dei beni di prima necessità. A causa della guerra e della speculazione incontrollata è aumentato il carburante, sono aumentate le bollette, il cibo. E’ venuto a mancare quel gruzzolo di 2/300 euro che serviva per l’acquisto di una bici, per accontentare la passione. Non c’è più il giusto rapporto tra quello che la gente comune spende per vivere e lo stipendio.

La promozione punta soprattutto al sostegno dei più piccoli (foto Fina)
La promozione punta soprattutto al sostegno dei più piccoli (foto Fina)
Pensi che anche il web ci abbia messo del suo?

Non voglio dare la colpa anche a internet. Di sicuro il web non si è sviluppato in modo sano, lo ha fatto senza regole. Il web è diventato il primo concorrente dei negozianti e delle stesse aziende. Per fortuna ci sono aziende che tutelano la propria immagine, i prodotti del loro carnet e di conseguenza salvaguardano il brand ed i suoi collaboratori. Bisognerebbe ripartire da questo concetto con una visione futura ampia che entri a far parte di un discorso educativo.

Regole, promozione e puntare sulle generazioni più giovani?

Nonostante viviamo in un mondo che corre, i processi di assimilazione e modulazione del mercato non sono immediati. Oggi mancano i giovani che pedalano, perché in passato non si è investito sulle generazioni giovanissime di allora, non si è fatta promozione nelle scuole e fuori. Inoltre è diventato parecchio difficile tenere in piedi una società sportiva. Oggi le bici sono acquistate da chi ha più di 30/40 anni. Ripartiamo dalle scuole, facciamo entrare la bici come un tassello dell’educazione e del benessere, come un investimento sociale e sono convinto che anche grazie a questi passaggi, sparirà quel senso di demotivazione che aleggia nel mercato.

L’azienda di Fina è molto attiva in fatto di promozione (foto Fina)
L’azienda di Fina è molto attiva in fatto di promozione (foto Fina)
Crescere anche al Sud?

Al Centro e Sud Italia può solo crescere, perché se pur ci sono stati degli incrementi nell’ultimo decennio, il rapporto con il mercato del Nord è ancora 1 a 8. Come detto in precedenza, oltre al business è necessario entrare nell’ottica che la bici dovrebbe essere un veicolo educativo di promozione sociale.

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