| 29 Giugno 2025

Il Rifugio San Sebastiano, da 43 anni sul Passo Duran

Il Passo Duran (in apertura foto di Agordino Dolomiti) è una delle salite più belle delle Dolomiti, anche se forse non tra le più frequentate. Collega la valle agordina con quella zoldana e il versante più famoso (e più duro) è quello che parte da Agordo: 12 chilometri all’8,5% di pendenza media.

La parte centrale è la più impegnativa, con pendenze fisse tra il 9 e il 10 per cento con molti rettilinei e pochi (pochissimi) tornanti per rifiatare. Una volta usciti dal bosco però, a 2.000 metri dalla cima, la pendenza si fa più mite e il paesaggio si apre nel tipico ambiente di pascoli d’alta quota, con i larici, i pini mughi e i rododendri che puntellano i prati. E tutt’attorno, naturalmente, le Dolomiti. L’imponente massiccio della Moiazza da una parte e il San Sebastiano dall’altra.

Sul Duran il Giro d’Italia ci è passato molte volte, fin da quando la strada era ancora sterrata. Forse il passaggio più famoso è stato nell’edizione del 2005, quando Savoldelli attaccò nella discesa verso Zoldo, molto tecnica nella prima parte, mettendo un mattoncino fondamentale nella conquista della vittoria di quel Giro. Ma il passo è anche parte del percorso classico della granfondo Sportful Dolomiti Race, riproposto dopo diversi anni dalla scorsa edizione.  

L’ultimo tratto del Duran è il più semplice, si esce dal bosco e si pedala tra pascoli d’alta quota
L’ultimo tratto del Duran è il più semplice, si esce dal bosco e si pedala tra pascoli d’alta quota

Beniamino, da 43 anni lassù

Una volta arrivati ai 1.605 metri dello scollinamento si trovano due strutture, il Rifugio Passo Duran e il Rifugio San Sebastiano. Quest’ultimo, con il suo ampio spazio esterno dove fermarsi al termine della fatica e godersi una bibita fresca e il panorama, è gestito da Beniamino Cordella, che ci lavora da 43 anni.

«L’ha costruito mio papà alla fine degli anni ‘70» ci racconta Beniamino «era il suo sogno, siamo zoldani e questo per noi è un posto speciale.» Il Rifugio San Sebastiano è attivo dal 1982, 43 stagioni ininterrotte, estate ed inverno. Da qualche anno ha anche ricevuto il riconoscimento di locale storico della Regione Veneto, un’ulteriore testimonianza del valore della struttura.

Il Passo Duran visto dalla cima del San Sebastiano (foto Agordino Dolomiti)
Il Passo Duran visto dalla cima del San Sebastiano (foto Agordino Dolomiti)

Più moto che bici (per ora)

Chiediamo a Beniamino quanti dei suoi clienti arrivano in bici. «Negli ultimi anni ho visto sempre più persone in mtb assistita, che passano per le strade forestali che collegano i diversi rifugi della zona» risponde. «Questa è certamente una bella novità per noi». Bici da strada invece meno di quanto si potrebbe pensare, per una delle salite più dure e belle delle Dolomiti.

«Arrivano più che altro gruppi organizzati di americani, sloveni e austriaci. Italiani meno. Qualcuno che passa c’è, ma non come ci si potrebbe aspettare. In compenso si fermano sempre molti motociclisti». Per fare un esempio, dice, nel momento in cui lo chiamiamo fuori ci sono una ventina di moto e una sola bici. Ed è in effetti abbastanza strano, perché dal Duran si aprono infiniti percorsi per il cicloturismo.

Arrivando da Agordo si può scendere in Zoldo e da lì attaccare il Passo Staulanza o il Passo Cibiana verso il Cadore, oppure continuare in discesa fino a Longarone, in Valbelluna, dove si incrocia la ciclovia Monaco-Venezia. Beniamino è molto indaffarato, è altissima stagione e non possiamo rubargli troppo tempo.

Dal passo si apre un panorama straordinario, con il Monte Pelmo che si staglia tra la Moiazza e il San Sebastiano (foto Agordino Dolomiti)
Dal passo si apre un panorama straordinario, con il Monte Pelmo che si staglia tra la Moiazza e il San Sebastiano (foto Agordino Dolomiti)

La clientela ciclistica

Gli chiediamo, per finire, che tipo di clienti sono, nella sua esperienza, i ciclisti. «C’è un po’ di tutto. Alcuni sono splendidi e gentili, altri meno. Alcuni si fermano a pranzo, specialmente i gruppi di stranieri. Altri invece chiedono solo l’acqua per le borracce. Cosa che capisco, dopo aver fatto questa salita, ma per me non è sempre facile accontentarli, soprattutto quando sono nel mezzo del servizio.»

Lo capiamo, come capiamo – per esperienza personale – quanto sia fondamentale trovare un posto per riempire le borracce in una giornata estiva senza fontane all’orizzonte.

Ma forse è solo questione di tempo. Quando e se sul Passo Duran passeranno più bici che moto sarebbe bello fosse installata una bella fontanella per dissetare i ciclisti. Così chi vuole solo acqua si fermerà lì. Chi invece vorrà godersi una bella birra fresca dopo la fatica potrà comunque andare da Beniamino, al Rifugio San Sebastiano, in cima ad uno dei passi più belli e poco frequentati delle Dolomiti.

TUTTE LE CATEGORIE DEL MAGAZINE