| 21 Giugno 2024

Le salite che ricordano il Giro alla nuova Sportful Dolomiti Race

FELTRE – La Sportful Dolomiti Race ha cambiato pelle grazie ad un percorso rinnovato nel profondo, salite diverse, ma la severità del tracciato resta la medesima. L’edizione di questo 2024 propone alcune ascese che sono state giudice al Giro d’Italia (in più di un’occasione).

Forcella Franche (da Sospirolo), Passo Duran (da Agordo) e Forcella Staulanza per scendere nuovamente nel comprensorio agordino. Da qui il percorso lungo si unisce al medio (il medio non affronta il Duran e Forcella Staulanza) per affrontare in sequenza Forcella Aurine, Passo Cereda ed il Croce d’Aune. Più di 80 chilometri di salita spalmati in 200 chilometri.

Le salite del Giro d’Italia alla Sportful Dolomiti Race 2024
Le salite del Giro d’Italia alla Sportful Dolomiti Race 2024

La salita invisibile

E’ la prima ed è quella che compare sulla planimetria, ma non è nominata. Dal momento dello start la strada continua a salire con pendenze mai severe, sempre intorno al 2-4%, con tratti vallonati che non fanno altro che spaccare il ritmo dell’andatura. Ci piace categorizzarla come la salita invisibile, quella che ti obbliga a fare un sacco di watt (a freddo), a tenere alta la velocità e spendere un sacco di calorie. Sono i primi 30 chilometri che restano nelle gambe e se l’approccio è sbagliato condizionano l’intera performance.

Forcella Franche, la prima di giornata

Ufficialmente la salita inizia poco dopo l’abitato di Sospirolo e incontra il primo tratto duro, il classico segmento che obbliga il cambio di ritmo e porta tutti ad ingranare la corona piccola, al cartello dei meno 5 alla vetta. Da quel punto le pendenze superano anche il 10% per brevi tratti e difficilmente si scende sotto il 7-8%. Questa ascesa è caratterizzata da una strada che si incunea nelle montagne, molto bella, godibile e un po’ alla portata di tutti, ma è solo una sorta di antipasto per tutto quello che verrà dopo (l’aperitivo è stato fatto con la salita invisibile). La granfondo non scollina dal passo vero e proprio, ma leggermente più in basso (pochi metri) dove la strada principale incrocia una secondaria.

Nel complesso Forcella Franche non è una ascesa estrema: è impegnativa, ma gestibile, falsa al tempo stesso, perché la velocità che si tiene nei primi chilometri e l’invito a tenere il rapporto lungo sono fattori che obbligano a spendere tante calorie e fare kilojoule di lavoro al medio e medio/alto. E’ una di quelle salite che “asciuga” le gambe e dove è necessario gestire il momento. L’ottimale è tenere sotto controllo i watt, la frequenza cardiaca e iniziare ad alimentarsi, perché il successivo Passo Duran lascia poco spazio a qualsiasi interpretazione (il Manghen era decisamente più duro).

Passo Duran, esigente

Una di quelle salite che in più di un’occasione ha scremato il gruppo al Giro d’Italia. Il Passo Duran da Agordo è la classica ascesa dove “quando scollini fai la conta”. Poco più di 12 chilometri, quasi 1.000 metri di dislivello positivo con una pendenza media dell’8,5% e lunghi tratti con percentuali comprese tra il 9 e 15% (nel mezzo della salita). Significa pedalare per quasi mezz’ora in punta di sella. Paradossalmente il segmento più facile è quello finale, che scollina ai 1.600 metri di quota per fiondarsi in discesa (molto tecnica e con tanti cambi di traiettoria).

La salita al Duran è davvero tosta. Per un pedalatore allenato, con performance nella media e una buona attitudine all’endurance, questa ascesa è un bel banco di prova. E’ fondamentale tenere un ritmo costante, alzandosi in piedi sui pedali di tanto in tanto per dare respiro alla schiena, alle gambe e anche al fondello dei pantaloncini. Chi ha il pignone da 30 guarda il cielo è ringrazia, chi ha il 33 o il 34 può anche accennare un sorriso e salvare la gamba. E’ il degno sostituto del Manghen, anche se quest’ultimo era decisamente più tosto. L’ascesa al Duran è boschiva, un dettaglio da non sottovalutare quando la giornata è calda ed il sole a picco diventa il nemico in più.

Forcella Staulanza, una salita a gradoni

Dopo il Duran, neppure il tempo di rilassare i muscoli e si attacca l’ascesa a Forcella Staulanza. Si parte subito con pendenze prossime al 9%. Altri 12 chilometri con il naso all’insù. Di sicuro è una salita meno invasiva rispetto al Passo Duran, ma quello che il nostro fisico ha subito in precedenza si fa sentire. La Staulanza è una di quelle salite che cambia continuamente la sua pendenza, di chilometro in chilometro. Talvolta la differenza è incisiva e si sente, in altri segmenti sale più regolare. Gli ultimi chilometri tutti a tornanti sono una spettacolare balconata sulle Dolomiti. Però è la salita che non ti aspetti. O meglio, è l’ascesa che non ci si immagina così dura, anche se le pendenze che non oltrepassano il 10%. E’ la Cima Coppi della Granfondo Sportful Dolomiti Race e sfiora i 1.800 metri di altitudine (rispetto ai 2050 metri del mitico Passo Manghen). La discesa successiva è uno stradone che invita a prendere velocità (finalmente).

Onestamente avevamo pensato ad una salita certamente lunga, ma di “collegamento” ed invece è parecchio impegnativa. Siamo quasi a 3.000 metri di dislivello positivo in poco meno di 100 chilometri. Tantissimi e per molti è come aver gia fatto una granfondo. Davanti ci sono ancora 100 chilometri e tanta strada che sale, ma il più è fatto. Si percorre una parte della valle agordina (ventosissima come sempre) ed è un’ottima occasione per integrare e “mollare” un po’ la tensione.

Si sale a Forcella Aurine

Parte un po’ a scalini, dura e più morbida senza soluzione di continuità, poi nel tratto intermedio diventa più veloce, quasi fosse una strada di collegamento. Si pedala spesso con la catena piazzata a metà della cassetta dei pignoni (noi abbiamo utilizzato una combinazione Sram 50-37 e 10-33) a parte un paio di tratti (poche centinaia di metri) dove la pendenza sfiora il 13%.

I grafici della salita ci mostrano una lunghezza di 11 chilometri, con 700 metri di dislivello positivo. Qui a tratti sembra di entrare in un contesto appenninico, perché la successiva discesa non è lunga e diventa un vero e proprio falsopiano che indirizza verso il Passo Cereda. Si fa velocità e si può spingere il rapporto su una strada piacevole che regala bellissimi scorci sulle Dolomiti Bellunesi.

Cereda, gli ultimi 5 chilometri mordono

Il tratto iniziale è con tutta probabilità il più semplice tra tutte salite, ma gli ultimi chilometri si inerpicano anche oltre il 10% di pendenza. La strada che porta ai 1.350 metri del Passo Cereda si prende di slancio dei primi chilometri (arrivando da Forcella Aurine). Qui è la fatica accumulata in precedenza che emette lo scontrino e presenta il conto.

La parola d’ordine è non farsi ingannare, tenere un dente in meno, piuttosto che uno in più, capire quanto margine ha la nostra frequenza cardiaca per sostenere uno sforzo ai margini delle soglia aerobica. Nel tratto che porta dallo scollinamento di Forcella Aurine a Passo Cereda è ancora fondamentale nutrirsi, nell’ottica di dare tutto quello che si ha nelle gambe, nei polmoni e nella testa per gli ultimi 50 chilometri. Si affronta la Valle del Primiero a scendere, la stessa che si affrontava con il percorso “vecchio” (la discesa dal Passo Rolle per intenderci).

Croce d’Aune, la mazzata finale

Quando arriva l’imbocco del Croce d’Aune è come una stretta prepotente alle gambe. Parte subito duro, cattivo al 10%, come dire “non è ancora finita” e si arriva al 12%. Nel mezzo della salita e quando mancano 4 chilometri ci sono un paio di tratti che tendono a scendere e fanno respirare. Il Croce d’Aune è sempre il giudice.

E’ la classica salita che nessuno vorrebbe fare, neppure il ciclista più allenato, preparato e mentalizzato verso la fatica estrema. Però è affascinante. Lo è perché è l’ultima della giornata. E’ un momento di gloria per chi si guarda indietro e pensa di aver fatto una gran bella impresa, prima di tutto gratificando se stesso. Sulla strada del Croce d’Aune c’è sempre il tifo per tutti, quell’incitamento che trasuda di passione per il ciclismo. E’ la degna chiusura (anche se poi c’è quel dentello che porta verso il borgo vecchio di Feltre) dell’avventura, della sfida che si chiama Sportful Dolomiti Race.

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