| 6 Ottobre 2025

Faenza, il progetto “Bike to Work” esportato all’estero

L’impegno di Faenza verso la mobilità sostenibile ha ricevuto un prestigioso riconoscimento all’URBACT City Festival di Wroclaw in Polonia, venendo inserito fra le 116 migliori pratiche europee legate all’uso virtuoso della bicicletta. Un impegno, quello della città romagnola, che si è tradotto nel progetto Bike to Work, modello di innovazione legato alla crescita culturale della città cambiandone le sue abitudini.

La premiazione all'Urbact City Festival che ha coinvolto anche la delegazione faentina
La premiazione all’Urbact City Festival che ha coinvolto anche la delegazione faentina
La premiazione all'Urbact City Festival che ha coinvolto anche la delegazione faentina
La premiazione all’Urbact City Festival che ha coinvolto anche la delegazione faentina

Un programma molto innovativo

A ben guardare, il programma proposto dal Comune di Faenza ha davvero caratteristiche nuove. Cofinanziato con la Regione Emilia Romagna, esso propone un sistema di incentivi economici all’uso della bici per spostarsi in città, erogando 25 centesimi per ogni chilometro con un tetto massimo di 50 euro a partecipante. Questo sistema, che inverte il principio legato al movimento (non paghi più per spostarti attraverso rifornimenti di benzina o biglietti pubblici, ma anzi guadagni grazie agli spostamenti), ha stimolato la partecipazione popolare, innescando anche un processo virtuoso.

Alcune imprese locali hanno deciso di finanziare autonomamente un proprio simile programma incentivando i propri dipendenti. Un programma specifico è stato sviluppato per gli studenti per raggiungere la scuola pedalando, inoltre il progetto è stato anche replicato in altri comuni della zona, come Castel Bolognese.

Luca Ortolani, Assessore all’Urbanistica, Ambiente e Mobilità del Comune di Faenza
Luca Ortolani, Assessore all’Urbanistica, Ambiente e Mobilità del Comune di Faenza

Dal pubblico al privato

Per l’Assessore Comunale all’Urbanistica, Ambiente e Mobilità Luca Ortolani questo premio rappresenta una certificazione del buon lavoro svolto.

«Ci abbiamo lavorato tanto – spiega – siamo arrivati a oltre 1.100 partecipanti e un numero di chilometri veramente significativo, percorso in bicicletta invece che con l’auto, quindi una grande partecipazione e anche un grande interesse da parte delle aziende del territorio, con una serie di benefit aziendali in aggiunta all’incentivo economico che era previsto per ogni chilometro percorso. Proprio la partecipazione dell’imprenditoria privata è un grande risultato, significa che siamo sulla strada giusta».

Questa vostra scelta ha influito sulla cultura ciclistica e ambientale della città?

Secondo me sì. E’ difficile darne una misurazione quantitativa, ma lo si capisce proprio dalle aziende, che prima non vedevano un grande interesse per il tema. Non siamo una realtà metropolitana come possono essere le città più grandi, dove magari questo tema è stato portato avanti nei tempi anche dagli stessi lavoratori. Da noi eravamo diciamo un po’ più addormentati su questo tema, vedendo la reazione anche di tutti i mobility manager, ma anche il grande successo di pubblico. Ci sono aziende che non conoscevano lo strumento ma sono state stimolate dai propri dipendenti per aderire e cercare di incentivare l’utilizzo della bicicletta.

Il progetto Bike to Work si è progressivamente allargato incentivando i ragazzi ad andare a scuola in bici
Il progetto Bike to Work si è progressivamente allargato incentivando i ragazzi ad andare a scuola in bici
Il progetto Bike to Work si è progressivamente allargato incentivando i ragazzi ad andare a scuola in bici
Il progetto Bike to Work si è progressivamente allargato incentivando i ragazzi ad andare a scuola in bici
Avete capito subito che questo progetto aveva spazio per evolversi?

Sì, il progetto funzionava attraverso l’incentivo economico nell’uso della bici. Alla fine si prescindeva anche dai 50 euro. Diciamo che sono stati la miccia per poi veder emergere altre motivazioni, in primis il proprio benessere. Quello che ha influito è stata la piacevolezza dell’esperienza. C’era un’APP fornita da un partner dell’iniziativa che era molto efficace, molto semplice e soprattutto molto divertente da utilizzare, che permetteva di avere statistiche, di avere una sorta di gamification della tua esperienza perché scatenava anche una sfida tra i dipendenti e tra le aziende per cercare di essere le prime ad avere accumulato più chilometri.

Quindi si è andati anche al di là del discorso economico e quindi dell’investimento, sia pubblico che privato…

Credo che tutto quel che si è innescato successivamente secondo me ha aiutato di più che non l’incentivo stesso. 25 centesimi a chilometro non era una cifra che sposta nel budget familiare, ma messo tutto insieme ha rappresentato un bel gioco che ha permesso di ingaggiare un cambio di abitudine in tantissime persone in maniera molto immediata e permanente.

La tradizione ciclistica faentina è radicata nel tempo. Qui la partenza della Granfondo Davide Cassani
La tradizione ciclistica faentina è radicata nel tempo. Qui la partenza della Granfondo Davide Cassani
La tradizione ciclistica faentina è radicata nel tempo. Qui la partenza della Granfondo Davide Cassani
La tradizione ciclistica faentina è radicata nel tempo. Qui la partenza della Granfondo Davide Cassani
Vi aspettavate il premio in Polonia?

No, perché comunque nell’ambito del programma europeo URBACT, che sono tutte azioni di trasformazione a livello urbano tra tantissime città in giro per tutta l’Europa, non pensavamo che questa iniziativa potesse competere con altre politiche, magari più avanzate, anche di altri Paesi. Abbiamo sempre un atteggiamento un po’ provinciale, non ci rendiamo davvero conto di quel che facciamo. Invece abbiamo visto che abbiamo attivato qualcosa che poteva rappresentare un’innovazione anche per gli altri. La votazione per eleggere la migliore azione locale è stata fatta dagli stessi partecipanti ai progetti, che ci hanno testimoniato la voglia di provare a sperimentarlo anche a casa loro.

Che cosa ha solleticato l’interesse all’estero?

Fattori come la semplicità di utilizzo, la capacità di ingaggiare tante persone e tanti lavoratori e soprattutto di trasformare anche le politiche delle aziende, nello stimolare ancora di più la mobilità sostenibile dei dipendenti.

Il lavoro intorno alla ciclabilità faentina è lungi dall'essere finito, considerando anche i nuovi tipi di bici da città
Il lavoro intorno alla ciclabilità faentina è lungi dall’essere finito, considerando anche i nuovi tipi di bici da città
Il lavoro intorno alla ciclabilità faentina è lungi dall'essere finito, considerando anche i nuovi tipi di bici da città
Il lavoro intorno alla ciclabilità faentina è lungi dall’essere finito, considerando anche i nuovi tipi di bici da città
La vostra è una terra molto legata alle due ruote. Faenza a questo punto può essere considerata una città a misura di bici o c’è ancora da fare?

Noi abbiamo veramente una tradizione solida. La bicicletta ha rappresentato nel dopoguerra la mobilità per tanti faentini che si riappropriavano della possibilità di spostarsi. Qui tutti sanno andare in bici, utilizzano la bicicletta, ma c’è ancora molto da fare per renderla veramente una città ciclabile. Serve investire di più sulla sicurezza dei percorsi e soprattutto sulla praticità, considerando anche i nuovi mezzi a due ruote. Io penso alle cargo bike, a bici col carrello posteriore che comunque vengono utilizzate come strumenti quotidiani anche di mobilità familiare e che diciamo in una pista ciclabile normale hanno qualche difficoltà. Quindi il nostro è un impegno a investire di più, anche per renderle più pratiche e più sicure.

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