| 26 Maggio 2025

Tra acqua e terra, pedalando sulla costa del Friuli Venezia Giulia

LIGNANO SABBIADORO – Forse non tutti sanno che il Friuli Venezia Giulia oltre alle montagne sopra i 2.500 metri, le colline dove fanno famosi prosciutti e vini, la pianura con le città patrimonio Unesco, possiede anche un sacco di chilometri di costa: 130, per la precisione. E dal momento che dove c’è qualcosa di bello da vedere in Friuli Venezia Giulia – Dio li benedica – ci fanno una ciclabile, da Lignano Sabbiadoro a Trieste corre la ciclovia FVG2. La settimana scorsa siamo stati ospiti di PromoTurismoFVG e ne abbiamo percorsi alcuni tratti, da Lignano Sabbiadoro all’Isola di Cona.

Pedalare tra acqua e terra

La ciclovia FVG2 fa parte di un progetto più ampio in collaborazione tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, cofinanziato dall’Unione Europea e chiamato Adrioncycletour. L’obiettivo principale del progetto è la realizzazione della Ciclovia Adriatico-Ionica dall’Italia alla Grecia e al contempo anche il miglioramento delle infrastrutture che permettano di raggiungere in bici e in sicurezza le aree più interne.

L’obiettivo principale del progetto è definire un itinerario ciclabile lungo la costa adriatica tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Slovenia, compresi i principali collegamenti ciclabili con l’entroterra, in modo da fare rete con

Dopo aver lasciato Lignano Sabbiadoro (della cui vocazione cicloturistica avevamo già parlato qui) il percorso si spinge verso nord costeggiando la laguna di Marano. Perché qui, scopriamo pedalando assieme alla nostra guida Anna, non siamo sulla costa-costa, e quello che vediamo alla nostra destra non è mare-mare. E’ appunto, una laguna, come quella di Venezia, un luogo sospeso tra terra e acqua, tra quella salata del mare e quella dolce dei fiumi. Come lo Stella, che costeggiamo qualche chilometro dopo Lignano. 

La ciclovia corre sugli argini, a volte sterrati a volte in asfalto. Anna si ferma ad una curva sopraelevata, la giornata è serena e ci indica quello che vediamo all’orizzonte. «Quella lì in fondo è Trieste, quella è Muggia, l’ultima propaggine d’Italia. Quella valle che si intravede lì a destra invece porta direttamente a Lubiana, la capitale della Slovenia. Più a destra ancora invece vedete l’Istria, già territorio Croato».

Incontriamo diverse idrovore, alcune del Ventennio ed altre più recenti. Questo perché tutta questa pianura che si apre sulla nostra sinistra, in cui ora sorgono campi di mais e grano, un tempo erano acquitrini, inutilizzabili e malarici

Marano ed Aquileia

Continuiamo tra argini, acqua e terra, vediamo coppie di cigni e aironi bianchi, grigi e rossi (siamo fortunati, dice Anna, questi ultimi sono piuttosto rari da vedere). La traccia, dopo circa 40 km dalla partenza, ci riporta sulla costa a Marano Lagunare. E’ un gran bel paesino Marano Lagunare, molto veneziano, molto poco turistico, molto fedele alla sua tradizione di paese di pescatori. Qui ci imbarchiamo (bici comprese) su una barchetta capitanata da Elvio per un’escursione nella laguna. Questo servizio è, invero, molto interessante perché permette di visitare questo luogo anfibio da una prospettiva che nemmeno la bicicletta permetterebbe di avere.

Risaliamo la foce del fiume Stella tra canali e canneti, finché appaiono davanti a noi, nascosti come un covo di pirati d’acqua salmastra, i casoni. I casoni, ci spiega Elvio, erano il punto d’appoggio usato dei pescatori prima dell’avvento delle barche a motore. Quando, cioè, non potevano tornare ogni sera alle loro case. Ce ne sono 45 in tutta la laguna e sono fatti quasi completamente con le canne che si trovano lungo i canali. «Un po’ come dev’essere stata Venezia nel ‘300, ai tempi dei suoi primi abitanti», ci dice Elvio. Ma il tempo stringe, la strada è ancora lunga e dopo una visita ad uno dei casoni il nostro capitano ci riporta a terra, da qualche parte a nord di Grado.

Qui riprendiamo le bici e filiamo tra i campi verso una delle tre città patrimonio Unesco del Friuli Venezia Giulia, Aquileia. Qui visitiamo la celebre basilica, eretta all’inizio del IV secolo subito dopo l’editto di Costantino, con i suoi più ancor celebri mosaici che coprono tutto il pavimento. Ogni figura, ci spiegano, aveva un particolare valore simbolico, e serviva come percorso di catechesi per quei primi cristiani. Una delle più note è quella che raffigura la lotta tra un gallo e una tartaruga, che doveva simboleggiare la lotta del bene (gallo) contro il male (tartaruga). Per noi cicloturisti moderni, abituati a perseguire il ritmo lento come stile di vita, è un messaggio forse un po’ straniante. Ma quei mosaici, oltre ad essere oggettivamente bellissimi, sono lì da 1.700 anni, quindi chi siamo noi per giudicare.

La riserva naturale dell’Isola di Cona

Il secondo giorno siamo stati alla riserva naturale regionale dell’Isola di Cona, giusto alla foce dell’Isonzo. La traccia della ciclovia FVG2 ci passa vicinissima poco prima di continuare verso Monfalcone, ed è una piccola deviazione che vale sicuramente una sosta. Qui, di nuovo, l’acqua dell’Isonzo si incontra con quella del mare formando un particolare ambiente che è apprezzatissimo da un gran numero di avifauna, soprattutto uccelli migratori.

La nostra guida, Claudio (una specie di Hagrid più giovane e con il gilet Patagonia e i sandali) ci spiega che quella è una delle oasi con maggior biodiversità in tutta Italia. Un esempio: in Italia sono presenti circa 400 specie di uccelli e qui, durante un anno, se ne vedono passare 300. Questo perché l’Isola di Cona è una specie di autogrill per uccelli migratori, che si fermano qui a mangiare prima di intraprendere delle traversata delle Alpi, oppure dopo per riposarsi al termine della trasvolata.

«Le Alpi Giulie sono il loro corridoio preferito – ci dice Claudio – perché sono più basse delle altre e quindi più comode. In più questo è l’ultima zona lagunare che incontrano prima delle montagne, dove possono trovare tutto quello di cui hanno bisogno prima e dopo un viaggio così impegnativo». Insomma, anche gli uccelli migratori si sono accorti della specificità del Friuli Venezia Giulia. Un posto in cui in una manciata di chilometri si trovano non solo montagna, collina, pianura. Ma anche un sacco di chilometri di costa, a cavallo tra terra e mare. 

PromoTurismoFVG

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