| 16 Settembre 2025

Enough Cycling Festival, quando una bici è abbastanza 

ENEGO – «Volevamo tornare lì dove tutto era iniziato», ci aveva detto Federico Damiani, co-fondatore del collettivo Enough, quando l’avevamo sentito qualche giorno prima dell’inizio del festival. E una volta arrivati nella piana di Marcesina, una grande conca a nord-est dell’Altopiano dei Sette Comuni, capiamo anche noi il perché di questa scelta.

La piana è anche detta la “Finlandia d’Italia”, perché d’inverno fa non freddo, freddissimo, e non a caso è una zona famosa per i suoi chilometri di piste per lo sci di fondo. Il quartier generale dell’ECF, l’Enough Cycling Festival, è proprio nella struttura del Centro Fondo Enego-Marcesina, a 1.300 metri di quota. Perché prima che venga la neve, tutti quei chilometri di piste, strade forestali e sentieri, sono un parco giochi pressoché infinito per il gravel.

Una varietà di paesaggi e di persone

Arriviamo la mattina e troviamo un bel fermento di bici e persone che si stanno preparando per partire alla volta di uno dei quattro percorsi proposti. Molti hanno dormito qui, in tenda o in furgone, e lo faranno anche stanotte, al termine della festa. 

Noi scegliamo il percorso da 68 chilometri, una ragionevole via di mezzo tra la traccia da 30 e quella da 100 (anche con la scusa che quest’ultima, ci dicono, è pensata più per la mtb). Ci accodiamo ad un gruppetto numeroso e partiamo, senza conoscere quasi niente della zona e quasi nessuno di chi ci sta attorno. Ma abbiamo tutta la giornata per scoprire di più dell’una e degli altri. 

Il paesaggio è variegato. Pedaliamo tra vasti alpeggi dove le mucche si godono gli ultimi giorni in malga prima di tornare a valle. Poi in mezzo a boschi di abeti e larici. Poi una discesa in asfalto ci fa scendere e poi risalire a Gallio, uno dei sette comuni dell’altopiano. E’ variegato anche il nostro gruppo, che si stira e si rimescola col passare dei chilometri. Ci sono molte donne, c’è chi va in gravel e chi in mtb, chi spinge forte e chi procede tranquillo, ci sono anche diversi stranieri. Un ragazzo messicano, una ragazza e un ragazzo tedesca, un gallese e due inglesi. 

Felici come bambini inzaccherati

Con gli ultimi tre ci troviamo accanto nell’ultimo pezzo della salita più dura, uno sterrato che riporta in quota fino ad una malga. Non ci conosciamo ma ci incitiamo a vicenda a forza di «Alè mate, Alè», come fossimo allo stesso tempo tifosi e partecipanti ad una gara. In cima ci stringiamo la mano, per il semplice fatto di aver condiviso qualche minuto di fatica e bellezza. E’ questa l’idea del ciclismo secondo il collettivo Enough, che deve il suo nome proprio all’idea che “una bici è abbastanza”

Dopo la pausa alla malga, la Cima Coppi del percorso, mancano pochi chilometri alla fine. Ce li godiamo tutti, col gruppetto sempre più sgranato perché quando manca poco è giusto che chi vuole spingere spinga, anche solo per godersi di più la birra (le birre) al termine della pedalata. Ci godiamo anche la pioggia che ci accompagna nell’ultimo tratto e arriviamo al Centro Fondo tutti inzaccherati di fango, felici come bambini dopo i salti nelle pozzanghere

Il calore del terzo tempo

L’idea di ciclismo del collettivo Enough non si limita però, ad essere onesti, al solo andare in bici. Anche il terzo tempo ha un ruolo fondamentale. Ma un conto è trovarsi a fare festa in un locale qualsiasi, al termine di una giornata qualsiasi, un altro è farlo dopo aver condiviso una giornata di fatica, freddo e fango

E infatti il clima, nonostante le nuvole basse e la pioggerellina e il vento e la temperatura che, a 1300 metri, a metà settembre, non è esattamente tropicale, nonostante questo il clima dentro il capannone è caldo, semplice e familiare

Poche cose ci sono più belle al mondo di passare del tempo con delle persone che condividono una stessa passione, prima sulla strada e poi davanti ad una birra (alcune birre). E’ tutto l’orizzonte che si amplia. Prima quello geografico, poi quello umano. Tutto grazie alla bici, e a chi riesce ad organizzare giornate del genere.  

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