| 17 Ottobre 2024

Pedalare all’Equatore. La nostra esperienza in Malesia

Fino a qualche giorno fa eravamo in Malesia, per il Tour de Langkawi, una gara professionistica tra le più importanti dell’Asia. Ma in questo articolo non vogliamo parlare della gara, quanto del pedalare in Malesia e in particolare all’Equatore, visto che questa Nazione, specialmente la sua parte meridionale, il Borneo, si trova proprio sul filo del massimo parallelo terrestre (in apertura foto paradesaborneo.com).

Da quelle parti, pedalare non è esattamente come da noi. Se dell’isola di Langkawi e del suo paradiso tropicale abbiamo redatto una sorta di guida, stavolta cerchiamo di dare qualche consiglio più generale, partendo dalle esperienze vissute in prima persona nei nostri giorni malesi.

Il clima

Il clima è senza dubbio l’elemento portante del pedalare all’equatore. E’ totalmente diverso al nostro. L’umidità regna sovrana. E lo fa in modo incredibile. Prendete la peggior giornata afosa della Pianura Padana… e moltiplicatela per cento!

Raramente nel nostro soggiorno il termometro ha toccato o superato i 30 gradi centigradi, eppure grondavamo di sudore anche solo facendo dei piccoli movimenti. Per questo motivo se si pedala da quelle parti, l’abbigliamento idoneo è primario. Sono da preferire maglie super tecnologiche, leggere e traforate, o al contrario qualcosa di lento e svolazzante, perché no, anche in cotone. Areazione è la parola d’ordine. 

Di contro, è obbligatorio la crema protettiva di grado 50. Laggiù il sole picchia come non mai. In un attimo ci si abbronza, in due ci si brucia. Non vi sarà difficile incontrare gente che esce in maniche lunghe proprio per questo motivo.

La pioggia

Associata all’umidità equatoriale c’è la pioggia. Equatore, pioggia e umidità: le tre cose vanno a braccetto. Da ottobre a gennaio, c’è la stagione delle piogge e del monsone, specie nelle zone del Borneo e della costa orientale. In quel caso quando arriva la pioggia… mettetevi l’anima in pace: vi bagnerete e di brutto! Chiaramente se siete all’aperto. Almeno non è freddo.

Sono invece relativamente “torridi e secchi” i mesi di aprile, maggio e giugno: piove un po’ meno e le temperature superano un po’ più spesso i 30 gradi, ma di poco. 

Quindi scarpe di scorta, un k-way o una gabba non dovrebbero mai mancare se si viaggia all’equatore.

Altro aspetto di cui tenere conto è quello tecnico. Le strade della Malesia sono in buono stato se non ottimo, quindi non servono chissà quali gomme robuste o larghe. Ma certo se si ha la possibilità di utilizzare una mousse, è bene farlo. Anche perché è meglio gonfiare un po’ meno le gomme proprio per la pioggia e la strada umida, spesso con una sottilissima patina di muschio. 

Di conseguenza, abbassando la pressione delle gomme aumenta leggermente il rischio delle forature. Questo ovviamente se si usa una bici da strada, altrimenti non ci sono problemi.

Il cibo

Chi scrive non si è trovato benissimo, lo ammettiamo! Altri colleghi invece sono andati alla grande. Questo dipende dai singoli stomaci e anche da quanto siete temerari. Se siete dei veri viaggiatori, di certo non vi spaventerà mangiare street food o nei locali che danno sulla strada. Bisogna però sapere che l’igiene in questi casi non sempre è al top.

Le pietanze? Noodles di ogni tipo, molto spesso sono fritti con dell’aglio e sono speziati. Quindi riso, pollo e pesce fritto. Ma soprattutto bisogna sapere che in quelle zone, in Malesia e Indonesia in particolare, la cucina è molto piccante. Qualora non vi dovesse piacere, dovete specificarlo prima. E’ anche vero che ormai i locali lo sanno e ai turisti europei chiedono il livello di piccantezza desiderato prima di portarvi la pietanza.

A colazione, potrebbero toccarvi teste di pesce o carne di abbacchio! Il pane non si usa, al suo posto c’è il riso o il roti canai, una sorta di piadina. Chiaramente non esiste l’olio d’oliva, per i condimenti quindi ci si deve adattare con le loro salse che, ripetiamo, il più delle volte sono piccanti.

Quindi se pensate che tutto questo non si confà al vostro palato, portatevi dietro una bella scorta di barrette. Un’ultima cosa: su ogni pizza c’è l’ananas!

Per l’acqua, è quasi d’obbligo quella confezionata in bottiglia. Anche per questo se ci si mette in marcia meglio avere una buona scorta dietro.

Città e foreste

Noi abbiamo percorso la Malesia da Nord, Langkawi, a Sud, Borneo, tenendoci nella parte occidentale. E’ una terra bellissima, che sa essere selvaggia o cittadina.

A dominare è la foresta tropicale e laddove non c’è questa, ci sono le città o le coltivazioni di olio di palma. Queste sono presente soprattutto al Sud e nel Borneo. Mentre nelle zone settentrionali ci sono anche molte risaie.

L’arcipelago di Langkawi, merita una visita, ma di questo abbiamo già parlato. Gli altri punti chiave sono: Kuala Lumpur, la capitale, Malacca, Genting Highlands la “Cortina d’Ampezzo” della Malesia, e il Borneo.

Kuala Lumpur spicca per la sua city ultramoderna. Le Petronas Towers sono il simbolo dello sviluppo del Paese. Lì ci sono gli uffici di Petronas, la più grane azienda nazionale, delle multinazionali ad essa collegate e c’è anche la casa dell’opera filarmonica nazionale con annesso teatro. 

Malacca è forse la più storica cittadina malese. Ua tempo era un porto importante, oggi è un piccolo museo a cielo aperto. Un museo coloratissimo, sempre a tema navigazione. Da Malacca in giù iniziano ad essere evidenti i segni della Cina: ci sono molti santuari, scritte, insegne, negozi.

Ancora più a Sud c’è il Borneo, la terza isola più estesa del mondo. Per due terzi è Indonesia, per un terzo Malesia. Qui siamo nell’ombelico delle coltivazioni di olio di palma. In certi momenti fa anche dispiacere vedere che per fare spazio a queste coltivazioni siano stati distrutti chilometri e chilometri quadrati di foresta tropicale, ricchissima di biodiversità. Ma il suo fascino resta gigantesco.

Tradizione Borneo

Il Borneo, dove l’umidità che vi dicevamo diventa ancora più elevata, è lo Stato (la Malesia è uno Stato federale) dove le tradizioni sono ancora forti.

Tutti oltre alla bandiera malese espongono quella del Borneo. Ci sono molte riproduzioni di villaggi delle tribù locali, tantissimi musei, tour operator in bici.

Bellissime sono le “longhouse”, lunghe case di bambù e altro legno della foresta tropicale, dove vivevano le antiche popolazioni. Queste si trovano nella zona del Sarawak e di Kuching, cittadina con un lungofiume molto vivace e hotel per tutte le tasche. C’è poi Miri, affiancata al Sultanato del Brunei, una sorta di San Marino della Malesia. Miri e il suo entroterra spiccano per le bellezze naturalistiche su tutti il Niah National Park.

Infine, occhio alle scimmie! Non sono pericolose, ma possono essere fastidiose. Spesso rubano lattine e merendine… 

Quello che invece vi colpirà in positivo è l’accoglienza della gente. Anche se vi sembra di essere in zone di non bellissimo aspetto, non avrete mai la sensazione di sentirvi in pericolo. Anzi, un sorriso o un incoraggiamento per chi va in bici non mancherà mai.

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