Il BAM! è una specie di Woodstock dedicata ai viaggi in bici, in cui in tre giorni si addensano un centinaio di eventi e decine di talk, quasi sempre più d’uno in contemporanea. Seguirli tutti, anche volendo, è impossibile. Quindi ne approfondiremo tre che ci hanno particolarmente colpito, due oggi e uno nei prossimi giorni. Oggi racconteremo di due modi di viaggiare eccezionali ma diversissimi, e proprio per questo molto interessanti da accostare. quello collettivo e urbano dell’associazione “La Risciò” e quello solitario e selvaggio di Willy Mulonia.
Pedalare l’uguaglianza
Il gruppo di La Risciò è arrivato a Piazzola sul Brenta pedalando immancabilmente su un risciò. Sono partiti da Padova la mattina alle 9 e sono arrivati al BAM! poco dopo pranzo. Molto tempo, considerando che le due città distano meno di 30 km. Elena Zaccherini – promotrice dell’iniziativa – parte proprio da questo aspetto, per raccontare questo loro modo di viaggiare: la lentezza, la difficoltà.
La Risciò è un gruppo bolognese di donne (ma non solo) che ha deciso di mostrare nella pratica cosa sia la diseguaglianza di genere, vivere in un mondo a due velocità.
«E’ come se nella gara della vita agli uomini siano state date delle bellissime e performantissime bici in carbonio, e alle donne invece sia stato dato un risciò», dice Elena, sotto il tendone pieno di persone ad ascoltare. «Quindi abbiamo pensato di mettere in pratica quest’idea, per far vedere a tutti quanto sia difficile e faticoso pedalare su un mezzo del genere».
Inclusività e non privilegi
In effetti racconta che sono partiti il mercoledì (l’incontro si è tenuto il sabato) da Bologna, e per coprire i 55 km fino a Ferrara ci hanno messo tutto il giorno. Il giovedì hanno pedalato fino a Rovigo, il venerdì fino a Padova e il sabato sono arrivati al BAM!.
«La Risciò è femmina – continua Elena – va sempre alla velocità del più lento, perché attraverso questo modo di viaggiare vogliamo creare inclusività e non arraffare privilegi».
Una lentezza che non è facile da tenere, lo dice lei per prima. A pieno carico il (la) risciò pesa mezza tonnellata e ogni pochi chilometri ci si dà il cambio perché è faticoso. La questione è che spingi moltissimo e la bici non va avanti, ed è dura andare così piano, ma forse solo in questo modo si capisce cos’è la fatica inutile.
Di nuovo Elena: «La Risciò è colorata e allegra, abbiamo cartelloni e le casse con la musica, la maggior parte delle persone ci guarda con simpatia. Portiamo avanti con leggerezza dei temi pesanti, quelli dell’uguaglianza di genere, per far capire come non siano tollerabili gli indici di disparità che sono ancora altissimi in tutta Europa. Oppure il problema della povertà delle donne anziane, che non avendo potuto lavorare hanno una pensione insufficiente. Pedaliamo, lente e lenti, per cercare di cambiare tutto questo».
Tutta la saggezza di Willy Mulonia
Il secondo incontro che raccontiamo è quello dedicato a Guglielmo “Willy” Mulonia, classe ‘67, bresciano, con all’attivo viaggi in tutto il mondo, e che quest’anno ha vinto nientemeno che la mitica Iditarod. Ce l’aveva detto Andrea Benesso, l’organizzatore del BAM!, che i racconti di Willy partono da esperienze in bici ma vanno molte oltre e abbracciano la vita in generale. E l’inizio del dialogo, in effetti, promette già benissimo.
«Viaggiare rende felici, e se siamo felici il mondo è migliore. Perché le persone felici di solito non rompono le scatole al prossimo».
Game, set, match. L’incontro, per quanto ci riguarda, potrebbe anche finire qui. Ma naturalmente restiamo, per capire come è arrivato a questo punto. E tutto è iniziato da un momento complicato della sua vita, tanti anni fa. Dopo un divorzio difficile il terapeuta gli aveva detto di prendere delle medicine. Lui si è opposto. Allora il terapeuta gli ha detto «Va bene, ma cerca qualcos’altro che colmi questo dolore». Allora ha cercato l’avventura.
La scoperta dell’Alaska e dell’avventura
Nel ‘99 è partito per la sua prima Iditarod, la traversata invernale dell’Alaska. (Consigliamo di ripetersi qualche volta nella testa queste tre parole: bici-inverno-Alaska). L’ha terminata, ma quel dolore ancora lo inseguiva. L’anno successivo è tornato, ha avuto un incidente e se l’è vista brutta, anzi bruttissima. Una notte è caduto in un dirupo, in qualche modo ne è uscito ma più morto che vivo, con una compressione polmonare che ne aveva ridotto la capacità da 7 litri a mezzo litro (misurazione fatta in ospedale in Italia, mesi dopo). Insomma più morto che vivo è andato avanti ancora finché più o meno miracolosamente ha incrociato un elicottero di passaggio che gli ha salvato la vita.
E qui Mulonia stacca un’altra di quelle frasi che appena le senti capisci che ti rimarranno in testa. «Quella volta ho chiesto aiuto, forse per la prima volta. Se nel ‘99 l’Alaska mi ha fatto conoscere delle possibilità che non sapevo di avere, nel 2000 mi ha dato un chiaro segnale che se fossi morto in quel momento sarei morto comunque triste. E questo mi ha dato il là per cambiare tutto»
Benesso alla fine gli chiede di raccontare cos’ha voluto dire quindi vincere quella gara quest’anno, dopo tanto tempo da quelle prime esperienze.
Risposta: «Siamo arrivati in sette tutti assieme, e la condivisione è quello che ha dato il sapore giusto a quel momento. Poi la vittoria l’ho raggiunta all’ottava volta che andavo lì, a 58 anni. Quindi la cosa più bella credo siano stati i 26 anni che mi sono serviti per arrivarci». Applausi. Sipario.