Molti anni fa, eravamo ancora nel secolo scorso, esisteva in Liguria una Granfondo di mountain bike molto particolare. Si chiamava La Via dell’Ardesia ed era disegnata nel territorio intorno alle cave di questo particolare minerale, quello per intenderci con il quale si costruivano le lavagne delle scuole prima dell’avvento della tecnologia. Quella Granfondo era non solo una gara, ma una vera immersione in un passato profondo e storico della nostra terra. La gara non c’è più da tempo, ma l’amore per quei territori, anche per quei materiali non è scomparso. Oggi sono in tanti gli appassionati che inforcano la propria bici per andarli a conoscere, attraverso la Ciclovia ad essa intitolata.
La Ciclovia dell’Ardesia è nata ufficialmente nel 2012 e nel corso degli anni è andata da grandi richiami di popolarità (per un biennio si è anche svolta la Ciclovia in Festa con oltre 500 partecipanti impegnati in una pedalata enogastronomica) a uno stato di abbandono a sé stessa, dalla quale oggi molte associazioni stanno cercando di risollevarla stimolando le autorità locali, dalla Regione Liguria alla Città Metropolitana di Genova e ai Comuni interessati dal suo percorso, a investire, ma soprattutto a reperire fondi attualmente non stanziati per la sua rimessa a nuovo.
Alcuni (brevi) tratti con pendenze spiccate
Tra le associazioni che maggiormente si sono messe all’opera, sia con iniziative sia facendo direttamente pressioni alle autorità politiche è la Fiab Tigullio con Marco Veirana che ha una conoscenza approfondita di tutto il percorso della Ciclovia e soprattutto dei luoghi che tocca e delle attrattive che possono dare nuova linfa al traffico ciclistico in quel territorio.
«La Ciclovia dell’Ardesia è un percorso di 33 chilometri circa percorribile da ogni tipo di bici. E’ pedalabile per la sua gran parte, ci sono solo brevi tratti con una forte pendenza dove chi non utilizza l’e-bike potrà essere costretto a scendere e spingere, ma si tratta di pochi metri. Il tipo di bici più consigliabile è comunque la mtb, muscolare o a pedalata assistita, perché in alcuni punti c’è fango e ristagno d’acqua proprio in quanto manca quella manutenzione che sarebbe necessaria, soprattutto per un’opera che al tempo fu molto promossa dalle autorità politiche».
Si costeggia la trafficata Aurelia
Già l’inizio della Ciclovia è un autentico spettacolo: «Si parte da Lavagna, siamo nel cuore della Val Fontanabuona che ospita tutto il tragitto della Ciclovia. Si inizia dalla sua passeggiata a mare e il panorama che si gode invita davvero alla pedalata. Il punto di partenza è davanti al vecchio cotonificio attiguo all’Aurelia che già un richiamo molto interessante considerando la tradizione manifatturiera locale. Si prende il sottopassaggio per imboccare la pista ciclabile parallela alla grande arteria stradale che consente così di affrontare un tratto molto bello e panoramico, sempre con lo sguardo rivolto al mare, fino alla foce del fiume Entella.
«A quel punto una svolta ad angolo retto consente di pedalare lungo il lato sinistro del fiume e qui siamo nel parco urbano su un tratto molto ben tenuto, tanto è vero che pochi giorni fa abbiamo svolto una ciclopedalata per salutare l’inizio dell’autunno. Si prosegue verso Cogorno attraversando boschi misti, castagneti, zone coltivate. E’ la parte per certi versi più impegnativa, ma anche attraente soprattutto se la si affronta senza fretta, davvero come una passeggiata su due ruote».
L’Oasi Lipu a ridosso della città
Oltretutto è una parte che offre molti spunti per una sosta: «Ad esempio l’Oasi della Lipu – sottolinea Veirana – che per certi versi sembra quasi una contraddizione perché siamo molto vicino a una zona urbana, eppure ci sono tantissime specie di uccelli che vi fanno tappa e stazionano. Poi, imperdibile, l’antica cattedrale medievale della Basilica dei Fieschi, con le sue caratteristiche gotiche dal continuo contrasto tra bianco e nero».
Tornati sulla Ciclovia, si segue il corso del fiume passando sul Ponte Blu, ricostruito dopo le lesioni subite con l’alluvione del 2014 e si attraversa il fiume seguendo poi il suo decorrere sulla parte destra. Si entra a Carasco e a questo punto Veirana spiega un aspetto molto interessante.
«Il progetto originario – ancora Veriana – prevedeva sull’altra sponda una ciclabile parallela, tanto è vero che molti percorsi legati alla Ciclovia prendono il via dalla più trafficata Chiavari, comprese anche nostre iniziative. Non sarebbe difficile a quel punto ricollegare le due parti facendo della Ciclovia un anello completo con condivisione di partenza e arrivo, questo fa parte delle nostre richieste per la ripresa in mano di questo gioiello da parte delle autorità».
Visita consigliata al Campo 52
A Carasco, territorio caro alle mtb dove anni fa si disputava la Genoa Cup, uno dei principali cross country italiani, si entra su una parte del percorso condiviso con le auto, anche se il traffico è a bassa percorrenza, ma è sempre bene essere molto attenti. Si ripassa sulla sinistra del fiume attraversando Ponte Vecchio e su strade secondarie si arriva a San Colombano Certenoli, uno dei centri principali della zona, sede di un importante ciclocross internazionale. Questo per dire come tutto il territorio abbia salde radici ciclistiche e si stia proponendo con varie iniziative anche per incentivare il cicloturismo, ma certamente un aiuto dalle autorità renderebbe il tutto più semplice…
«Un particolare importante del tratto successivo della Ciclovia – riprende Veirana – è che si pedala davvero molto vicino al corso d’acqua, offrendo una visuale inedita anche se per certi versi va considerato che questa parte è più per mtb e gravel. Si entra poi nel territorio di Coreglia dove una sosta quasi obbligata è preso il Campo 52, riscoperto recentemente. Era un campo per prigionieri di guerra, dissidenti politici e soprattutto ebrei che venivano trattenuti qui per essere poi caricati sui tristemente noti treni per i campi del Nord Europa, andando spesso incontro alla morte. Ogni anno ci sono manifestazioni in questo luogo per ricordare i tragici eventi.
Un progetto per il rilancio
«Sempre in zona c’è anche il Museo Lascito Cuneo, a Calvari, con la sua Sala dei Ricordi e un libro scritto dal figlio di Cristoforo Colombo. Da lì si prosegue e si trovano alcuni pezzi molto ripidi, pedalando sempre vicino al torrente per toccare Mocanesi e arrivare a Tricogna, termine della Ciclovia che dovrebbe entrare a far parte del grande progetto della Ciclovia Tirrenica da Ventimiglia a Roma. Noi speriamo che proprio l’ingresso in questi ampi lavori porti alla sua rivalorizzazione, anche se porterà a suoi cambiamenti per renderla più agevole e snella».