La scorsa settimana vi abbiamo raccontato della nostra esperienza alla Val d’Orcia Gravel. Questa splendida giornata nel cuore della valle toscana si estende ai lati della sua arteria principale, la Via Cassia. Oggi vogliamo riprendere quel discorso perché anche in termini di progetti e idee c’è ancora qualcosa di importante da dire (in apertura Racephoto.it).
Si dice sempre che la bici può valorizzare il territorio. In effetti, sempre più dati mostrano che la bici è un eccellente motore economico. Gli eventi fanno riempire gli hotel e i ristoranti. Il cicloturismo è in espansione: giusto ieri un nostro amico ci ha detto che a Santa Maria di Leuca, tacco pugliese d’Italia, in questi giorni molti appartamenti e B&B sono affollati e la clientela che va per la maggiore è quella ciclistica.


Riconoscimento UNESCO
Però c’è qualcosa che va oltre l’aspetto prettamente economico: è l’identità. Cosa dà la bici al territorio? Cosa lascia? E cosa dà questo alla bici perché possa alimentarsi così bene? Un esempio concreto (e positivo) è proprio quello che ci ha dato la Val d’Orcia Gravel e il suo patron, Maurizio Pieri, a capo della società organizzatrice Orso On Bike.
E’ incredibile: «Abbiamo iniziato questo progetto quattro anni fa – racconta Pieri – dopo anni in cui organizzavamo la granfondo del Brunello, tra le primissime gare di MTB in Italia. Fummo veramente dei pionieri in tal senso. Ma la cosa stava scemando. Era sempre più complicato sotto ogni aspetto: logistica, costi, burocrazia, reperimento di sponsor… Tuttavia restava la gioia di chi veniva da noi. Restava uno spettacolo che è quello del nostro territorio e del suo andarci in bici».
“Del suo andarci in bici”: frase tanto semplice quanto enormemente importante. Anche noi scrivemmo: «Siamo parte del paesaggio e siamo felici», mentre pedalavamo e guardavamo dove eravamo.
E da questo valore così astratto, ma al tempo stesso così concreto, nascerà la tabellatura del tracciato della Val d’Orcia Gravel. In pratica diventerà un percorso permanente. «E’ incredibile essere arrivati a questo risultato dopo soli quattro anni – riprende Pieri – ma da questo inverno sarà tabellato con pannelli ad hoc il tracciato maggiore che proponeva la Val d’Orcia Bike, vale a dire il “Luculliano”, con l’aggiunta di una ventina di chilometri. E’ un progetto supportato dall’UNESCO, perché siamo nel Patrimonio UNESCO in quanto ci ha riconosciuto lo status di “Val d’Orcia Gravel Paesaggio Culturale”».
Se vogliamo, dunque, la bici è anche un modo per conservare il paesaggio (per esempio alcune delle strade bianche del senese non possono essere asfaltate, per fortuna) e promuovere una certa cultura di andatura slow.






L’unione fa la forza
«A far parte di questa iniziativa – dice Pieri – sono tutti e cinque i Comuni della Val d’Orcia: Montalcino, Pienza, Radicofani, Castiglione d’Orcia e San Quirico d’Orcia. Anche per questo motivo ogni anno la partenza, la sede dell’evento, cambierà e ruoterà di località in località».
Si capisce bene come il legame fra bici e territorio si concretizzi. Paesaggio, storia, strade bianche e non solo: sapori, borghi… il tutto unito dalla bici. La cosa bella è che tramite la bici, in qualche modo, si dà un valore ad paesaggio. Non è una cosa banale. Fermatevi un attimo a pensarci su.
Al via della Val d’Orcia Gravel c’erano circa 700 ciclisti. Moltissimi toscani, ma anche tanti veneti, romagnoli, altoatesini, piemontesi… e persino iscritti da Germania, Croazia, Danimarca…
In questo contesto tutto diventava un’esperienza. Per dire: il weekend dell’evento è iniziato il venerdì sera con un aperitivo di benvenuto e musica al “Barrino” di Bagno Vignoni. Il giorno successivo, il sabato, si è parlato esplicitamente di una giornata dedicata al territorio: l’Easy Tour Bike al Mulino della Val d’Orcia, il mercato dei prodotti tipici a San Quirico (sede di partenza di quest’ultima edizione). E ancora: il “Trekking & Wine” presso la Cantina Sanoner… Il tutto mentre ci si gustava i vari borghi elencati e in attesa del via dato la mattina successiva da Bagno Vignoni, quando era ancora buio.


Verso il 2026
Abbiamo sin qui solo accennato ai sapori, che invece sono il terzo elemento cardine nella costituzione del territorio: paesaggio, bici e appunto i sapori. Noi durante la Val d’Orcia Gravel abbiamo toccato con mano… anzi con bocca! Zuppa di ceci, uova sode, bruschette di ogni tipo, olio novello, affettati, il mitico formaggio di Pienza e la zuppa di farro dopo l’arrivo.
Ma poi c’è la cucina tradizionale: il più classico taglio di carne e un buon rosso della Toscana. Una fiorentina e bicchiere di Brunello… per dire.
Ebbene, sempre perché la bici è un volano in ogni senso, Pieri ha annunciato un’altra novità, un’altra iniziativa. «Dal prossimo anno nascerà un circuito dei sapori. Insieme alla Strade ‘Mbrecciade di Filottrano nelle Marche e alla Spoleto-Norcia in Umbria, costituiremo un mini circuito chiamato le “Gravel dei Sapori”, nel segno dei sapori e delle belle realtà locali. Il tutto sempre senza classifica o iscrizioni cumulative: è e deve restare molto easy. Tre eventi gravel che solcano tre paesaggi altrettanto caratteristici di tre zone del Centro Italia».







