Se ne parla da anni, forse nessuna pista ciclabile (o ciclopedonale come correttamente viene chiamato il percorso in questione) ha mai destato tante discussioni e polemiche intorno ad essa. Oggi però intorno al tracciato ciclabile di Limone sul Garda arriva un giudizio prestigioso. Quello della rivista statunitense Esquire che tramite la sua diramazione italiana ha sentenziato come il percorso benacense sia il più bello, ambito al mondo. E non potrebbe essere altrimenti perché si tratta davvero di qualcosa che esiste solo da noi…
La passerella ciclopedonale, costruita nel 2018, misura 1,8 chilometri per una larghezza di 2,5 metri. Significa che per quei 1.800 metri si è letteralmente sospesi sul lago di Garda, con una visuale unica, straordinaria, che i social hanno reso famosa in ogni più nascosto e lontano angolo della Terra. Non c’è cicloturista che sia passato da queste parti che non abbia voluto percorrere con attenzione ognuno di quei 1.800 metri. Che non si sia fermato, non abbia preso il proprio smartphone per immortalare il paesaggio e, con esso, le proprie emozioni.
Un percorso soprattutto per famiglie
Su un concetto sono tutti concordi: non stiamo parlando di un percorso ciclabile nel classico senso della parola. «Non è certo un percorso per allenarsi – sentenzia Enrico Piantoni, presidente del Consorzio Turistico Limonese – noi la intendiamo come un modo per spostarsi liberamente, in famiglia, senza l’assillo dei motori. Quella passerella è sempre frequentatissima, chi ci va in bici deve fare attenzione, andare piano, ma d’altro canto percorrerla in velocità non avrebbe senso».
La pensa così anche Ivan Beltrami, titolare del Mecki Cycling Bar che di avventori provenienti da quel magico percorso ne incontra ogni giorno: «Non è una ciclabile, tecnicamente non ha nulla. E’ davvero un percorso per Instagram, come dico io, perché è persino difficile andarci in bici, vista la tanta gente che c’è. Io sinceramente sconsiglio di andarci con la bici da corsa».
Una passerella costruita in 18 mesi
Questa magia è ancora abbastanza recente e lo stesso Piantoni ricorda bene anche come è stata costruita: «Non c’è voluto neanche molto tempo, credo che in 18 mesi sia stato fatto tutto. La parte principale era la messa in sicurezza, quindi la particolare cura di tutta la parete rocciosa, l’ancoraggio dei vari pezzi di passerella che tra l’altro venivano trasportati con l’elicottero. Ma a onor del vero va detto che il disagio anche per chi transitava sulla vicina statale è stato molto ridotto. Credo che la circolazione sia stata interrotta solo un paio di volte e per brevissimo tempo».
Il percorso va da Capo Reamol fino al confine con il Trentino. Per ora…: «So che anche dall’altra parte ci si sta lavorando e sono anzi abbastanza avanti – prosegue Piantoni – anche nella zona trentina si sta procedendo alla messa in sicurezza. Quando avranno finito – e so che dicono che sarà pronta nel 2026 – la pista passerà a una lunghezza complessiva di 6 chilometri tutti in passerella. Intanto il percorso attuale parte a sud di Limone e si conclude al confine con la provincia di Trento. E’ un percorso incredibile, in certi punti si ha davvero la sensazione di scivolare sul lago…».
Scelta “tradizionale” per la pavimentazione
Ma com’è strutturata la famosa passerella? C’è un parapetto in rete d’acciaio che consente di avere una visuale unica su almeno tre lati, mentre la pavimentazione è in effetto legno, per mantenere una caratteristica naturale rendendola percorribile da tutti. Una pavimentazione trasparente, come nelle passerelle di alta montagna in Estremo Oriente, non sarebbe stata affrontabile da molte persone. Poi c’è la vegetazione, quella della roccia che dà al tutto un aspetto ancora più scenografico, insieme alla totale assenza di rumori provenienti dalla strada. C’è armonia e questo forse è il segreto, al di là della bellezza paesaggistica, di questo breve tratto di percorso.
«Per affrontarla vengono da ogni parte del mondo – racconta Beltrami – effettivamente non importa se sia un percorso ciclabile o meno, chi viene qui con le due ruote non può rinunciare ad affrontarla, a fare qualche foto, qualche selfie. Molti alla fine sottolineano il fatto che è corta, ma io ribadisco sempre che non è una pista ciclabile».
Un tracciato inseribile nel viaggio cicloturistico
A dire il vero però non è proprio così, nel senso che anche questa passerella s’inserisce nell’ampia scelta di percorsi che competono al lato bresciano del Garda e che si andranno a connettere con quello trentino. Beltrami sottolinea il fatto che non è incastonata in un percorso gardesano nel vero senso della parola, è un tracciato a sé stante, ma a conti fatti questo pesa abbastanza poco sul suo sviluppo perché è facilmente inseribile in una propria traccia cicloturistica. Tutto ciò che bisogna considerare è che è un percorso dove regna la calma, la fluidità, il relax. Ogni metro va pienamente goduto. Chiaramente è qualcosa di delicato, che va tenuto costantemente sotto controllo perché sia davvero sicuro. E questo è un altro concetto sul quale sono tutti d’accordo…