A cinquant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini (il 2 novembre 1975), la sua eredità continua a vivere anche lungo le sponde del Tevere (foto in apertura). Lì dove il poeta compì il suo ultimo viaggio, oggi si snoda il Sentiero Pasolini: un percorso che unisce Ostia, Dragona e Mezzocamino in un progetto di ciclabilità e rigenerazione dal basso. L’idea nasce da Sven Otto Scheen, norvegese trapiantato a Roma da oltre quarant’anni, cicloattivista e guida cicloturistica: «Sono arrivato a Roma nel 1984 e non avevo la patente – racconta – ho cominciato a muovermi in bici e da allora non ho più smesso. Ho sempre avuto un legame affettivo con Ostia e sognavo di arrivarci pedalando lungo il fiume, in modo piacevole».
Il progetto del sentiero nasce quasi per caso, da una precedente esperienza sull’altra sponda del Tevere, quella nord che porta a Fiumicino. Scheen, che lavorava come guida per gruppi di cicloturisti norvegesi, aveva già sperimentato un itinerario che collegava l’aeroporto con il centro di Roma: «Facevamo pedalare i turisti appena arrivati. I bagagli li portava un furgone, che serviva anche da spogliatoio. Era un modo per vivere subito l’Italia, attraverso il paesaggio. Per poi portarli in sella nei classici itinerari della Toscana».






Dal nome al gruppo Facebook
Da quell’esperienza, il passo verso la sponda sud e la nascita del Sentiero Pasolini è stato naturale. «La figura di Pasolini me l’hanno fatta conoscere degli amici di Ostia – racconta Sven – al punto tale che me ne sono innamorato ed ho tradotto in norvegese il suo film “Teorema” e fatto conoscere la sua opera nel mio Paese. Perciò il nome del tragitto è venuto naturale, quasi per scherzo. Ma subito ci siamo accorti che era quello giusto: Pasolini era morto proprio lì vicino, e intitolargli il sentiero significava dare un senso profondo al percorso, un viaggio nella memoria e nella natura, proprio come amava lui».
Nel 2017 Scheen e un gruppo di volontari iniziano a pulire tratti di argine, a tagliare la vegetazione, a rendere praticabili i passaggi. Nasce così una piccola comunità di cittadini attivi ed il gruppo Facebook Sentiero Pasolini che oggi conta migliaia di iscritti. «All’inizio era un sogno di pochi, poi sono arrivate tante persone del posto che avevano lo stesso desiderio di riappropriarsi del fiume. Abbiamo incontrato agricoltori, camminatori, ciclisti, curiosi: ognuno ha dato una mano».






Una greenway di 17 chilometri
Il sentiero corre per circa 17 chilometri da Centro Giano fino al nuovo imbarcadero di Ostia Antica inaugurato la scorsa primavera, attraversando paesaggi inaspettati: argini verdi, pascoli, antiche torri medievali come quella di Dragoncello, tratti di campagna che si alternano a zone urbane. «Non è una pista ciclabile classica – spiega Scheen – ma un percorso sterrato, naturale. Noi vogliamo che resti così, una greenway, non un’infrastruttura asfaltata. E’ un luogo che va vissuto lentamente, a piedi o in bicicletta, rispettando la sua natura».
Il rapporto con le istituzioni è arrivato dopo, quando il movimento spontaneo ha iniziato a dialogare con i municipi e il Comune di Roma. «Abbiamo presentato il progetto al Municipio X, quello di Ostia, e trovato interesse. Alcuni amministratori ci sostengono, anche se non mancano difficoltà legate alle proprietà private e alle antiche concessioni lungo il fiume. Ma oggi la situazione è migliorata: c’è più attenzione politica e un piano strategico per il Tevere che prevede percorsi ciclopedonali da Castel Giubileo (a nord di Roma, ndr) fino alla foce».




Il docufilm al Festival di Venezia
In questo quadro, il Sentiero Pasolini rappresenta un tassello fondamentale di un futuro sistema di mobilità dolce. I volontari lo hanno già inserito in un progetto più ampio, l’Anello Azzurro, che punta a collegare tutto il perimetro del Municipio X: il lungomare di Ostia, la litoranea, i percorsi lungo il fiume Risaro e, appunto, il Sentiero Pasolini. «L’idea è creare un grande circuito ciclabile che unisca mare, fiume e campagna romana, rendendo accessibili luoghi che oggi sono dimenticati», spiega Scheen.
Nel frattempo, il Sentiero Pasolini (che ancora non è concluso e presenta alcune interruzioni, tra cui quella finale nei pressi di Ostia Antica) ha attirato l’attenzione dei media e dei registi: un documentario dal titolo “Tevere Corsaro”, presentato all’ultimo Festival di Venezia, ne ha raccontato la storia, intrecciandola con quella dei suoi protagonisti. «Per noi è stato strano vedere tutto quel materiale trasformato in un film – ammette Sven – ma è bello sapere che questa esperienza viene condivisa. Non è solo un progetto di ciclabilità, ma anche un modo per tenere vivo un pezzo di memoria collettiva. Forse nel docufilm c’è un velo di rassegnazione, magari tipica di una certa romanità, ma noi non siamo pessimisti: in questi anni abbiamo ottenuto tanto, conosciuto persone meravigliose e contribuito a far scoprire il Tevere in una luce nuova».
Chi volesse la traccia del percorso, può iscriversi al gruppo Facebook Sentiero Pasolini e scaricarla dalla sezione “File”.







