Portare la bicicletta dentro la scuola non come semplice strumento educativo o simbolo di sostenibilità, ma come chiave concreta per immaginare il futuro del lavoro. E’ da questa intuizione che nasce “I mestieri della bici”, il progetto promosso da FIAB Marsciano, sezione di FIAB Perugia Pedala, che ha coinvolto quattro classi delle scuole superiori di Marsciano (Perugia), aprendo una finestra inedita su un’economia possibile, alternativa e profondamente legata ai temi della mobilità, dell’ambiente e del benessere collettivo.
A raccontarlo è Micaela Doretto, presidente dell’associazione e promotrice della mobilità ciclistica, che ha costruito il percorso come naturale evoluzione del lavoro educativo portato avanti negli anni in più di una scuola di Marsciano. «L’idea – spiega – è nata dalla volontà di proseguire la formazione sulla mobilità a tutti i livelli scolastici. Dopo i progetti con l’infanzia, le elementari e le medie, ho voluto provare a parlare ai ragazzi delle superiori non di regole o comportamenti, ma di futuro».


A scuola gravel e cargo bike
Il cuore del progetto è stato proprio questo: spostare il focus dalla bicicletta come mezzo di trasporto e svago, alla bicicletta come sistema economico e culturale. «Ho pensato “I mestieri della bici” come una proposta per far sbirciare ai ragazzi un tipo di economia diversa da quella tradizionale – puntualizza Micaela – per mostrare che esistono alternative concrete anche rispetto al modello dell’automobile».
Un messaggio tutt’altro che astratto, costruito attraverso esempi tangibili e professionisti reali chiamati a raccontare il proprio lavoro. In classe sono entrati un produttore locale di biciclette, Lucio Saccarelli, (che è anche vice-presidente della FCI Umbria) con una gravel e una bici da strada a cambio elettronico, e Giacomo Pratellesi, un artigiano toscano specializzato in cargo bike per la logistica urbana.
«Vedere il mezzo dal vivo ha fatto la differenza. I ragazzi hanno potuto capire com’è fatta una bicicletta, quali fasi produttive ci sono, quante figure professionali entrano in gioco».


La versatilità della bici
La lezione si è trasformata così in una mappa di possibilità: dalla produzione alla manutenzione, dalla logistica al turismo, dalla progettazione delle infrastrutture allo sviluppo di app e servizi digitali. «Ho cercato di far emergere la versatilità della bicicletta: sport, mobilità quotidiana, cicloturismo, lavoro, trasporto merci. Ogni uso apre ruoli diversi e competenze differenti».
Un passaggio è stato fatto anche sul cicloturismo, presentato a scuola come ambito trasversale capace di mettere insieme tecnica, accoglienza e progettazione territoriale. «Ho parlato di guide cicloturistiche – continua Micaela – di progettisti di infrastrutture, di ingegneri e architetti che lavorano nelle amministrazioni pubbliche, ma anche di chi trasforma un albergo in bike hotel o costruisce servizi per l’intermodalità».


Per un’economia sostenibile
Il confronto con i ragazzi ha toccato anche temi più scomodi, come i costi reali della mobilità privata. «Li abbiamo fatti riflettere su quanto costa possedere e mantenere un’auto, anche una microcar che alcuni di loro già posseggono a 14 anni. Molti non ne hanno consapevolezza perché quei costi non li sostengono direttamente».
Un ragionamento che si è allargato rapidamente alle dinamiche europee, dove in molte città del Nord i giovani rinunciano alla patente perché non necessaria. «E’ stato interessante vedere le loro reazioni – racconta Doretto – quando hanno iniziato a fare i conti. Qualcuno ha detto: perché dobbiamo essere noi a cambiare, se chi c’era prima non l’ha fatto? E lì ho risposto che le risorse del pianeta sono finite e che qualcuno deve iniziare, se vogliamo continuare a vivere bene».




Anche i docenti hanno apprezzato
Il progetto ha coinvolto circa ottanta studenti, con riscontri diversi a seconda della scuola di provenienza. «Nell’istituto commerciale erano affascinati dalle potenzialità economiche, nel meccatronico dall’aspetto costruttivo e tecnico, nel liceo scientifico dalla progettazione e dall’ingegneria». Anche i docenti hanno accolto positivamente l’esperienza. «Molti mi hanno detto: non immaginavo che la bicicletta potesse toccare così tanti ambiti, dalla salute all’economia, dall’urbanistica al turismo».
Un risultato che apre prospettive per il futuro. «Spero che questo sia solo l’inizio – conclude Micaela Doretto – vorrei continuare, approfondire il cicloturismo, la città, il lavoro, coinvolgendo sempre più professionisti. La bicicletta non è un tema marginale: è uno strumento potente per leggere il mondo che verrà».







