Lo scorso weekend si è svolta la quarta edizione IMBA Gathering, nella suggestiva cornice dell’Isola d’Elba. Di cosa si è trattato? Del raduno di appassionati di mtb organizzato da IMBA Italia il cui tema è stato “Sinergie fra associazioni e Pubblica Amministrazione per la valorizzazione dei sentieri”.
Ma facciamoci raccontare da Edoardo Melchiori, presidente di IMBA Italia, di cosa si occupa quest’associazione.
«IMBA (International Mountain Bike Association, ndr) – spiega – nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘80, per dare una voce ai primi appassionati di mtb presso i tavoli decisionali. Ma è dal 2012 che diventa internazionale, con la creazione di IMBA Europe che coordina le oltre venti associazioni nazionali tra cui la nostra».
Quali sono le attività principali che effettuate?
Direi che ci muoviamo su tre fronti: la formazione per un trail building sostenibile, l’appoggio alle associazioni ed il rapporto con le istituzioni.
Cominciamo dalla prima, allora. Cos’è il trail building e perché è importante che sia sostenibile?
Dal 2015, anno in cui è nata IMBA Italia, abbiamo formato più di 1.100 persone sulle tecniche di creazione e manutenzione di sentieri. Sentieri che poi verranno usati non solo da chi va in bici ma anche da chi va a piedi o a cavallo. E’ fondamentale che essi non siano erosi dal passaggio degli utenti né, soprattutto, dall’acqua. Perché un sentiero meno “resiliente” (oggi va di moda questa parola) è un sentiero che diventa tecnicamente più difficile e di conseguenza più pericoloso.
Come si fa nello specifico?
Ad esempio si vanno a considerare pendenze e ostacoli che non fanno defluire bene l’acqua, una tematica che con le forti piogge di questi giorni in Toscana ed Emilia-Romagna è molto sentita. Un sentiero ben curato è fruibile più a lungo durante l’anno. Meno ristagno dell’acqua vuol dire meno fango, quindi meno erosioni ad ogni passaggio, quindi meno solchi pericolosi.
E le associazioni, invece? Come le aiutate?
Si tratta principalmente di associazioni che organizzano eventi in bici, ma che poi ci tengono a tenere fruibili i percorsi tutto l’anno. Le aiutiamo a prendere le decisioni migliori condividendo documenti e “best practices” (a breve lanceranno un portale loro dedicato, ndr) che consentano loro di superare degli ostacoli anche burocratici.
Un esempio?
Ad inizio stagione ci ha chiamato dal Friuli un’associazione che stava lavorando su un sentiero che transitava su un terreno privato. Il proprietario, per paura che qualcuno si facesse male percorrendo quel tratto, non voleva concedere il passaggio. Per cui, dopo esserci confrontati con un consulente legale con cui collaboriamo, abbiamo stilato un documento tecnico che ha aiutato l’associazione a risolvere questo problema. Documento che poi abbiamo caricato sul sito e reso disponibile a tutti i nostri associati, facilitandoli qualora si ritrovassero in situazioni simili, senza magari dover andare a pagare un avvocato.
E per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni? E’ stato proprio questo il focus della due giorni a Capoliveri?
Sì. Intanto mi fa piacere dire che, con i nostri corsi, siamo arrivati negli anni anche a formare personale di enti pubblici che hanno apprezzato il lavoro ormai quasi quarantennale di IMBA. Anche qui, cerchiamo di aiutare le istituzioni a prendere decisioni che, davanti ad un problema su un sentiero, non siano semplicemente quelle di vietare l’accesso alle bici.
Però con le P.A. c’è anche l’aspetto di valorizzazione dei sentieri e, di conseguenza, di promozione del territorio. O no?
Sì, dipende da caso a caso. A volte capita che in una data Pubblica Amministrazione ci sia già qualcuno che pratica la mountain bike e allora si parte avvantaggiati. Magari, sulla base di un lavoro di manutenzione ben fatto negli anni, si ragiona sull’offerta di un prodotto turistico. Tra i relatori di quest’anno abbiamo avuto Pierangelo Caponi che ha parlato proprio di questo aspetto.
Il mondo di IMBA è appannaggio dei bikers oppure anche gli appassionati di gravel si stanno avvicinando alle tematiche di sostenibilità dei sentieri?
Nei nostri corsi non andiamo a dire: «Costruite salti e paraboliche e trasformiamo l’Italia in un bike park», piuttosto poniamo l’accento sul fatto che la rete sentieristica è quasi sempre condivisa. Per cui negli anni non abbiamo avuto solo biker, ma anche geologi, tecnici comunali, personale di enti parco, escursionisti… e sicuramente anche praticanti del gravel. C’è da dire che andare a fare una manutenzione su una strada bianca comincia ad essere più complicato che su un sentiero, anche solo per la larghezza della sede stradale.
E invece, per concludere, come ha impattato il boom delle e-bike su questo mondo?
Subito dopo la pandemia c’era molta più gente in bici nei boschi, indipendentemente dal tipo di bici. Sicuramente andrebbe fatta un’opera di sensibilizzazione di tutti sullo stile di guida e i comportamenti da tenere. Ma più che altro sono sorti problemi di advocacy laddove alcuni enti hanno proibito l’accesso ai sentieri alle sole e-bike. Le equiparano alle moto da cross, quando in realtà sappiamo che non è così (in più il clima sta cambiando per cui non si possono additare le bici elettriche come causa del problema della manutenzione dei sentieri). E tutto ciò rende più difficile il dialogo con loro…