Dimmi dove vivi e ti dirò la gomma giusta per l’inverno in MTB. E’ semplice dire che la gomma giusta dipende dalla zona d’Italia in cui si pedala, anche se ogni territorio ha le sue peculiarità. Con l’aiuto di un meccanico professionista cerchiamo di capire i modelli più adatti per ogni area.
Il meccanico in questione è Emanuele Crisi, della Soudal-LeeCougan, team professionistico tra i maggiori al mondo nelle marathon di MTB. Tra i suoi atleti c’è Leonardo Paez, un vero totem della disciplina. Prima di parlare di modelli, individuiamo i tipi di fondi e le rispettive regioni (in apertura foto @jillkinter).


Emanuele, partiamo dal Centro Italia. Qui una tipologia di terreno che è molto diffusa è l’argilla, che poi fa “rima” con fango.
Si trova nel Centro Italia, in molte parti della Toscana, in Sabina o anche nel Piacentino. Quando a Lugagnano si correvano gli Internazionali d’Italia di MTB, se pioveva, non c’era un solo copertone che andasse bene. Per assurdo in questi casi si dovrebbe girare con i vecchi copertoni da 26” da 1,9”, con pochi tasselli per scaricare meglio il fango. Chiaramente sono situazioni molto limite. Anche per questo motivo dico che un copertone polivalente, un po’ per tutte le aree, ma soprattutto per il Centro Italia, può andare bene.
Si possono fare delle distinzioni?
In Umbria e nelle Marche, dove magari ci sono un po’ di tufo e terra battuta. Nella mia zona, il reatino, si passa da terra di montagna nei versanti a Nord a zone più sassose e con pietre smosse nelle zone a Sud. A Roma, verso i Castelli, ancora tanta terra battuta e rocce viscide: per questo, secondo me, un copertone polivalente può essere ideale.
Il nome di qualche modello?
Penso al nuovo Dubnital di Continental, al classico Scorpion M o XCRC di Pirelli, al Rekon Race o Aspen di Maxxis, a un Peyote o a un Mezcal di Vittoria.
In linea di massima, quando c’è un periodo molto piovoso, cosa bisogna considerare?
Non si va a cercare il fango. Piuttosto si cercano zone bagnate, umide, viscide, che tra l’altro allenano molto la tecnica. Negli atleti che seguo vedo che si tende a preferire un copertone con tassello basso ma ravvicinato.


Perché?
Perché questo dà molta superficie d’appoggio e alla fine quel leggero grip in più su una roccia viscida o su una radice si riesce a ottenere così. Premesso che parliamo sempre di terreno bagnato e quindi scivoloso a priori, molto dipende dal meteo del momento.
Cioè?
Meglio se continua a piovere, specie con fango argilloso, perché la pioggia in qualche modo “lava” e aiuta a scaricare. Il fango resta più liquido. Appena smette di piovere, invece, la terra ci mette molto poco a drenare e il fango diventa più solido.
Passiamo alle zone di mare, Emanuele: che tra l’altro in Italia regalano aree dedicate e bike park importantissimi. Liguria, Argentario, Elba, la costa laziale del Sud. Il mare influisce?
Il mare influisce moltissimo. Io ho fatto tanti ritiri nella zona dell’Argentario, che è paragonabile a un isolotto. Lì c’è sempre un po’ di umido, nonostante le temperature e il sole lo rendano mite, quindi anche in inverno si trova abbastanza asciutto. Però in giornate coperte, con vento e mare mosso, è un problema. Tuttavia è quasi meglio l’off road che l’asfalto, perché lì il vero problema è l’umidità col sale sopra.


E in questo caso, per le zone di mare, che tipo di copertura consigli?
Resto fedele alla mia filosofia e a quella dei professionisti moderni. Prediligo pertanto copertoni con tassellatura molto ravvicinata. Consiglio sempre un Racing Ray oppure un Racing Ralph di Schwalbe, oppure un Continental Dubnital Race Grip di Continental: secondo me danno il giusto mix tra grip, scorrevolezza e scarico.
Dopo le zone centrali d’Italia e le coste, passiamo alle Alpi. Quali gomme per questo periodo?
Ho vissuto in Valle d’Aosta, nel periodo in cui lavoravo in RDR. Ha la fortuna di un clima molto variabile: puoi partire da terreno asciutto a 400 metri di quota e arrivare fino a 3.000 metri dove cominci a trovare neve. Consiglio gomme un po’ più tassellate. E se c’è neve o ghiaccio entrano in gioco le gomme chiodate. Ma qui parliamo di casi limite e che non si usano praticamente mai. Poi ci sono Dolomiti e Alpi dell’Est.
Il discorso è diverso nelle Dolomiti?
Un po’ sì. In Alto Adige l’inverno rende difficile usare la MTB per preparazione agonistica. Consiglio una gomma non troppo larga: non oltre 2,2” invece del 2,4”. Penso ancora ad un Racing Ray di Schwalbe oppure al Barzo di Vittoria. Una gomma così affonda un filo di più nella neve, ma garantisce più grip maggiore.


Poca neve o molta neve cambia la scelta?
Con poca neve va bene una gomma stretta, come detto. Se ce n’è di più, meglio una Fat Bike! Contano anche le temperature: un giorno più caldo seguito da mattina fredda crea ghiaccio, quindi serve un tassello che aggrappi bene. Magari meno scorrevolezza e più grip, quindi una gomma leggermente più stretta e appunto tassellata… ma il giusto.
E per il Sud? Nella Valle dei Templi ad Agrigento il “problema” inverno non esiste! Idem in Puglia. Tuttavia, e lo abbiamo visto anche alla Castro Legend, lì è molto scoglio, rocce taglienti, magari inumidite dalla salsedine. Cosa cnsigli?
Vero, tecnicamente sono zone un po’ infide. La roccia è tagliente e hanno un fango a dir poco capriccioso con quella terra rossa che tende a comportarsi un po’ come l’argilla. Ed è un fango che non si scioglie ma si asciuga subito e il rischio è che resti attaccato formando un fastidioso “malloppo”. Quindi opterei per i copertoni da MTB indicati all’inizio, sempre scorrevoli, ma nelle versioni più robuste nel caso il produttore le preveda.


In questi anni da biker e meccanico nella MTB, Emanuele, hai incontrato qualche caso limite d’inverno?
Quando correvo nel cross country mi è capitato due volte agli Internazionali d’Italia a Lugagnano e due volte a Chies d’Alpago. Quattro situazioni limite con un fango davvero impressionante. All’epoca montavo il Gato di Geax: per tre quarti del percorso scendevamo tutti a piedi, perché nel momento in cui la ruota si riempiva troppo di fango diventava un “ruotone slick” del tutto inutile. Tra l’altro i telai di un tempo prevedevano dei passaggi ruota molto più stretti che non agevolavano lo scarico. Tutto era più complesso.
E oggi cosa monteresti?
Un Severe di Maxxis oppure il nuovo Trinodal di Continental: con gomme simili si ha un buon mix tra grip e scarico di fango.







