Alé Cycling è colore, è dinamismo, è abbigliamento per le donne. Un brand in grado di influenzare il mercato con la sua creatività, divertente, elegante devota a valorizzare la quota rosa che pedala. Una voglia nata nel 2013 per uscire dagli schemi in un settore che vedeva già molti brand e marchi dettare la moda con colori e stili classici. Alla base di tutto c’è stata l’intuizione di Alessia Piccolo, amministratore delegato di APG che ha portato il marchio veronese ai vertici con collezioni dedicate al ciclismo pro’ e non solo, tra donna e uomo. Attraverso le sue parole ci lasciamo trasportare nel dietro le quinte dell’abbigliamento femminile.
Donne al primo posto
Alla base di Alé c’è una maniacale cura artigianale, tutta italiana, unita alla costante innovazione nel processo produttivo, nei materiali e nei design. Caratteristiche che sono state convogliate fin da subito nel ciclismo femminile. «La nostra collezione – racconta Alessia Piccolo – si può dire che sia nata con la donna. Già nel 2013 siamo entrati nel mercato con grafiche accattivanti, sempre molto fantasiose. Siamo stati i primi a promuovere intere tavolozze di colori nuovi, dal rosa all’azzurro. Per noi la collezione donna è molto importante, e significa tanto.
«In un ufficio di tutte donne è stato facile per noi dedicarci alla linea femminile. Penso che siamo stati i primi a crederci veramente tanto da creare una squadra di donne. Specialmente quando siamo nati nel 2013, Alé Cycling è stato il primo marchio a usare alcuni colori sgargianti e nuove fantasie. Le grafiche che abbiamo disegnato agli inizi sono state una ventata d’aria fresca e hanno riscontrato un grande successo nel ciclismo femminile. Abbiamo fatto da traino e di conseguenza gli altri marchi hanno iniziato ad imitarci e ora non siamo più soli».
Ricerca e sviluppo
Scegliere i tessuti e saperli abbinare e cucire con cura è una delle arti che i tecnici Alé conoscono al meglio. Garantire il massimo comfort alle donne, mettendosi in prima persona a testare i prodotti, è un sinonimo di impegno e serietà non comune. «Proviamo tutti i modelli – dice Alessia Piccolo – in prima persona, alcune ragazze del nostro team vanno in bici e anch’io mi metto in prima linea per testare i capi. Abbiamo comunque l’ufficio stile e uno tecnico dove si crea la modelleria. Poi si passa alla fase di studio sul campo e infine si passa alla produzione
«Io sono una maniaca, provo i capi e se poi non mi piacciono, ricominciamo da capo. Infatti le modelliste quando vado nei reparti e provo la collezione prima che esca si allarmano, perché dicono “adesso quando torna c’è da rifare tutto“. Ovviamente si scherza, è un lavoro di gruppo e in Alé il gioco di squadra fa parte della quotidianità».
Vestibilità
I capi dedicati alle donne sono in primis una conquista in termini di vestibilità. Le differenze fisiche tra uomo e donna sono un tratto che per anni è stato sottovalutato. Colpa anche di un ciclismo praticato perlopiù da uomini.
«Prima era tutto unisex – spiega la Piccolo – e io non posso vedere l’unisex. Le caratteristiche ergonomiche di ognuno di noi sono ben definite e lo studio dei nostri capi si basa su questo. La donna ha fianchi con una curva differente dall’uomo. La larghezza delle spalle cambia così come la lunghezza. Sono dettagli che ci hanno reso fin da subito un riferimento nell’abbigliamento femminile. Oltre alla vestibilità abbiamo dato molta importanza alla sezione del comfort. Lo sviluppo tecnico dei capi ha fatto si che implementassimo per esempio nei pantaloncini un fondello dedicato. Questo è un altro aspetto che per anni si è sottovalutato nonostante la differenza ergonomica tra uomo e donna».
Colori
Alé ha proposto un look fluo che ora è conosciuto in tutto il mondo. Da allora, l’azienda continua ad offrire una gamma sempre nuova di design vivaci, sia per i professionisti che per gli amatori, consapevole del fatto che i colori visibili sono anche sinonimo di sicurezza in strada. L’approccio al ciclismo femminile ha regalato un’ulteriore chiave di lettura a tutto ciò. «E’ uno sport che piace – conclude Alessia Piccolo – e spesso le donne hanno un altro approccio. Magari fanno meno strada, si pedala per stare insieme e non per seguire per forza la performance. Insomma è uno sport che avvicina tantissimo e noi abbiamo deciso di dedicargli ancora più attenzione. Il mercato sta crescendo è un bacino che si è allargato molto anche grazie a noi.
«Lo stile che abbiamo messo nella donna, un po’ più estroso, più ricercato ha poi influenzato anche l’uomo. Questo ci ha permesso di entrare nei negozi aggredendo il mercato, facendo prevalere colori come il giallo fluo che è anche nel nostro marchio. Prima di allora mi sento di dire che erano tutti allineati su bianchi, neri, rossi, blu. Era tutto molto standardizzato. Devo dire che negli ultimi anni si è tornati un pochino a questo appiattimento. Si tende sempre alla tonalità del pastello. Se si copre la marca, diventa visivamente difficile riuscire a riconoscere il brand. Con le nostre fantasie teniamo vivo il nostro modo di fare questo lavoro».