| 26 Aprile 2025

La bici e il valore del tempo. L’eredità di Papa Francesco

Spesso, nel corso della sua vita, Papa Francesco del quale oggi si celebrano i funerali, ha fatto riferimento alla bicicletta. L’ha usata, l’ha studiata, ne ha fatto una metafora della vita. Quel movimento ripetuto, quelle ruote che girano infinitamente, che vanno avanti superando ogni ostacolo sono state un riferimento nel corso della sua vita prima ancora che del suo pontificato.

«Lo sport può rivelarsi di grande aiuto per la crescita di ogni individuo perché stimola a dare il meglio di sé. Il ciclismo, in particolare, è uno degli sport che mette maggiormente in risalto alcune virtù alla base della nostra vita. Pensate alla sopportazione della fatica, quando ci troviamo di fronte a quelle lunghe e difficili salite, oppure al coraggio che serve nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata. E poi il rispetto delle regole, l’altruismo, il senso di squadra. Non sono gli stessi insegnamenti che ci ha trasmesso Nostro Signore, che dobbiamo impiegare nella nostra corsa quotidiana, di fronte agli impegni a cui la vita ci mette di fronte?».

Una folla interminabile di fedeli ha reso omaggio alla sua salma, con San Pietro aperta anche di notte
Una folla interminabile di fedeli ha reso omaggio alla sua salma, con San Pietro aperta anche di notte

L’equilibrio della bici, metafora della vita

Il 24 aprile 2018, esattamente sette anni fa, il “Papa venuto dai confini del mondo” era entrato nello specifico parlando dell’importanza della bici come simbolo della nostra esistenza, una sorta di parabola costante da cui trarre insegnamento: «Provate a pensare all’equilibrio della Chiesa come a quello che si deve affrontare stando in sella: va bene quando è in moto, ma se la lasci ferma cade. La bicicletta deve essere sempre in movimento per mantenersi in equilibrio e così deve fare anche la Chiesa come ciascuno di noi, muovendosi, evolvendosi, aprendosi al cambiamento».

Perché tanti riferimenti alla bici? Perché Jorge Mario Bergoglio era innanzitutto figlio di quella cultura contadina che aveva sempre visto nella bici un mezzo fondamentale per spostarsi, per girare nella comunità e lui, sin da quando aveva preso l’abito sacerdotale, saliva sulla sua bici per raggiungere la sua gente. Un’abitudine che non aveva perso neanche andando avanti nella sua carriera ecclesiastica.

Durante il suo pontificato, spesso i muri di Roma sono stati tappezzati da murales che lo raffiguravano (foto Repubblica.it)
Durante il suo pontificato, spesso i muri di Roma sono stati tappezzati da murales che lo raffiguravano (foto Repubblica.it)

Pedalando verso… una cresima

Un giorno, era il 1999, un giovane prete italiano era a Buenos Aires, intento nella sua parrocchia a celebrare la messa nella quale era prevista la cresima di alcuni ragazzi del posto. Al tempo Bergoglio era arcivescovo della capitale argentina. Era prevista la sua presenza e tutti si attendevano il suo arrivo con l’elegante automobile in dotazione, ma il tempo passava e il momento di iniziare la cerimonia era sempre più vicino.

Don Gaetano, questo il nome del parroco, uscì fuori dal sagrato insieme a tanti genitori e ai ragazzi, aspettando di vedere la sua macchina da un momento all’altro, invece Bergoglio si presentò da solo, accompagnato solo dalla bicicletta e dal suo sorriso. Un aneddoto tornato in auge nei giorni della sua elezione romana, un episodio indimenticato e che rappresentava quella ricerca della semplicità che ha contraddistinto tutta la sua esperienza pontificia, a cominciare dalla scelta del nome.

Le udienze dei campioni del pedale

Francesco e la bici è un legame che nel corso degli anni trascorsi a Roma non è venuto mai meno. Spesso ha accolto i campioni delle due ruote e ogni volta è stata per loro un’esperienza profonda, al di là degli scatti dei fotografi e della passione popolare. C’è passato Peter Sagan, che nel 2018 ha fatto dono al papa della sua maglia iridata e di una bici Specialized con i colori del Vaticano, arricchita da dettagli unici come lo stemma papale e i colori della bandiera argentina sul telaio insieme al nome Francesco. Bici che poi è stata messa all’asta devolvendo in beneficenza il suo ricavato. «Un’occasione così può capitarti una volta nella vita se sei fortunato – aveva affermato il campione slovacco – Papa Francesco ha il dono di riuscire a spiegare concetti difficili con parole e paragoni semplici, si fa capire da tutti».

Oppure come Egan Bernal, che portò a Francesco la sua maglia rosa e la bici con cui aveva vinto al Giro d’Italia. E con lui si instaurò subito quello stretto legame nato dalla comune provenienza sudamericana, dalle radici latine, con il Pontefice che prima di benedire lui e la sua fidanzata Maria Fernanda gli chiese con quel suo classico pizzico d’ironia quanti caffè prendesse prima di fare una gara.

Bergoglio ai tempi del suo arcivescovado a Buenos Aires, dove comunque girava sui mezzi pubblici
Bergoglio ai tempi del suo arcivescovado a Buenos Aires, dove comunque girava sui mezzi pubblici

La Chiesa usata come ufficio

D’altronde Francesco è sempre stato uomo estremamente diretto e un altro episodio risalente alla sua permanenza argentina lo testimonia. Raccontato da Giancarlo Panero, che nel 2002, da presidente dell’Inas (Istituto Nazionale Assistenza Sociale) era nella capitale argentina per occuparsi dell’assistenza agli emigrati italiani. Erano giorni terribili per l’Argentina, alle prese con una spaventosa inflazione al 120 per cento e le pensioni italiane non bastavano più al sostentamento. Panero aveva ottenuto un riaggiornamento dal Governo italiano, ma c’era il problema di raccogliere tutti i dati pensionistici degli emigrati e trasmetterli all’Inps per l’aggiornamento. Dove raccogliergli, però?

Alla riunione partecipò anche Bergoglio nella sua veste di vescovo. Le comuni radici piemontesi vennero in aiuto a Panero, che spiegò al prelato il problema e Bergoglio senza batter ciglio trovò la soluzione: «In chiesa!». Panero pensava di non aver capito e il futuro Papa con tono fermo ribadì: «Le ho detto: in chiesa». Le parrocchie argentine diventarono punti di raccolta, con i computer appoggiati sulle panche o le balaustre e file interminabili di emigrati a dare le loro generalità. La soluzione era stata trovata senza alchimie burocratiche e perdite di tempo, quelle che Bergoglio odiava. Perché solo chi va in bici sa che valore ha il tempo…

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