Meno una! Marca Bianca parte con La Classica. E’ iniziata così la stagione del gravel firmato Marca Bianca. La Classica ha aperto ufficialmente la serie di quattro eventi all’insegna del divertimento, della bici e del territorio. Santa Lucia di Piave ha accolto quasi 550 iscritti, nonostante un meteo non proprio clemente.
L’evento, come ama sottolineare il suo patron Massimo Panighel, era pensato come un viaggio più che una gara. Un’occasione per godersi la pedalata, senza pensare al cronometro. Per questo motivo La Classica è stata più una festa che una competizione. Nel weekend del 12-13 aprile si è mangiato, bevuto, ballato… e celebrato anche un gigante del nostro ciclismo: Ottavio Bottecchia. Il tutto si è svolto presso le Cantine di Collalto di Susegana durante il convegno “E Bottecchia Pedalava: quando il Gravel era solo Polvere e Leggenda”, per ricordare il campione friulano nel centenario della sua seconda vittoria al Tour de France, oggi considerato un precursore inconsapevole del gravel.
Ma torniamo a La Classica. Ve la raccontiamo attraverso tre testimonianze di partecipanti, così da entrare ancora di più nel cuore dell’evento e nelle emozioni di chi è stato protagonista.
Tutta esperienza… reale
Nicola Gazzetta arrivava dalle basse pianure di Rovigo, dove le colline sono un miraggio. I saliscendi della Classica così diventano un’esperienza ancora più succulenta per lui. Il suo racconto ci ha colpiti per la sincerità: zero social, tutto vissuto a pieno, con le foto scattate dalla mente e dal cuore.
«Quando si fa un evento promosso da Massimo Panighel – attacca Nicola – si va sul sicuro. Dal parcheggio all’uscita è tutto super organizzato. Ormai ha esperienza da vendere: può gestire tanto la piccola escursione quanto un campionato del mondo. Qui in Veneto, il gravel è diventato una realtà consolidata per chi cerca il divertimento. L’agonismo lo lasciamo a chi ha voglia di correre. Qua si pedala per stare bene, tra amici. Il percorso correva tra le colline del Prosecco, patrimonio dell’UNESCO. Paesaggi che conosco bene, ma ogni volta è diverso: magari fai un argine invece di un altro, ma la bellezza resta. Conegliano, Vittorio Veneto, Colle Umberto… sono tutti borghi perfetti per pedalare.
«Ho usato una Trek Checkmate: una gravel piuttosto performante. Ho 57 anni, mi tolgo qualche sfizio, anche se poi non mi serve davvero la performance… è come prendere una Ferrari per fare la spesa!».
«Un momento speciale? Il castello di Vittorio Veneto. Da lì si vede tutta la pianura. Io vengo da laggiù e ogni volta che salgo penso a quanto poco ci vuole per arrivare in questi posti meravigliosi. Per me il gravel è questo. Sono partito da solo: due amici si sono tirati indietro per paura della pioggia, ma non mi ha disturbato. Anzi, a volte preferisco pedalare in solitaria. Pensate che non ho scattato neanche una foto. Non sono un tipo sociale e certe emozioni voglio vivermele a fondo, stamparmele nella mente».
La specialista del trail
Laura Pirotto giocava (quasi) in casa. Lei viene dai Colli Euganei, in provincia di Padova, e con il gruppo dei Galzignano Trail Friends ha vissuto La Classica da doppia protagonista: appassionata di bici e organizzatrice lei stessa di eventi outdoor.
«Com’è stata La Classica? Una figata! Per tanti motivi. Tecnicamente bellissima: le strade bianche lì sono perfette per il gravel. Non sono tosti come da noi sui Colli Euganei. Qui puoi lasciarti andare, goderti il paesaggio. Le discese non sono tecniche, quindi niente pensieri: belle larghe e scorrevoli, anche se ci sono tratti in salita belli tosti. Ma si fanno. E se non si fanno, si scende e si cammina. Si attraversano borghi storici come Vittorio Veneto e Conegliano: studiata benissimo!».
Laura ha molto apprezzato anche la logistica: parcheggi comodi, spogliatoi, area bici custodita, ristori ben forniti. Dettagli che nota con attenzione, visto che anche lei organizza eventi come una delle tappe del brevetto Pedalate Venete.
«Bellissima anche la musica dal vivo. Al traguardo, ai ristori… ovunque! Al mattino c’era jazz e ambient, ai ristori un gruppo folk con ragazze vestite in stile vintage, all’arrivo un DJ con musica più ritmata. Il territorio ha fatto il resto: vigne, natura, zero traffico. Sembrava di essere solo noi ciclisti. Ho detto tantissime volte: Woow!».
Dalla Romagna…
Infine, ecco Stefano Faenza, arrivato con i suoi del Team Passion Faentina. Un bel viaggio in auto dalla Romagna per partecipare alla Classica, ma ne è valsa la pena.
«Perché abbiamo partecipato? Perché è nel Veneto, e perché ci era piaciuta già nelle edizioni passate. Nel 2024 l’avevamo saltata, ma quest’anno ce l’eravamo segnata in calendario. Almeno La Classica volevamo farla, poi vedremo per le altre date. L’organizzazione è sembrata ancora più curata che in passato. Forse per certi versi anche troppo… ma si vede che c’è grande esperienza dietro».
«Una piccola critica? Forse un po’ troppi tratti d’asfalto. Opinione personale, ma comprensibile: era un evento aperto a tutti i tipi di ciclisti. Ci è piaciuta molto la divisione tra busta tecnica e pacco gara: la prima la ritiri subito, il secondo te lo danno all’arrivo. Così non perdi tempo e puoi partire subito».
E i prossimi appuntamenti? La stagione di Marca Bianca è solo all’inizio. Dopo La Classica, il calendario propone: la Prosecco Unbound, dal 19 al 22 giugno; La Notturna, il 12 luglio, e La Epica, il 19 ottobre. Tutti eventi ambientati nel cuore del cosiddetto “gravel discreto”: quello delle colline trevigiane, tra strade bianche, borghi e passione.