Si potrebbe fare un gioco di parole passando da “Chiacchiere a Pedali” a “Chiacchiere sui pedali”. Per chi mastica ed è pratico del mondo dei podcast quel primo titolo non sarà nuovo. “Chiacchiere a Pedali” è infatti il nome di un podcast ideato da Davide Martinelli, Rebecca Gariboldi e Giovanni Gilberti. Il primo è un ex professionista che ha corso per otto stagioni ai massimi livelli. La seconda, Rebecca Gariboldi, è un’atleta elite di ciclocross, ed è sua moglie. Mentre Giovanni Gilberti lavora come preparatore. Un appuntamento settimanale il loro, nel quale si parla di ciclismo e tutto ciò che ruota attorno alla bicicletta. Dalle parole ai fatti si potrebbe dire, visto che “Chiacchiere a Pedali” si è trasformato anche in una serie di appuntamenti in presenza dove i partecipanti hanno pedalato, imparato, ascoltato e vissuto esperienze diverse.
«Durante le puntate – spiega Davide Martinelli – parlavamo di varie cose, tra le quali: come migliorare nella performance, come pedalare e tanti aspetti. Molte persone hanno iniziato a dirci che sarebbe stato bello mettere in pratica tutto quanto in una pedalata. Da lì è nata l’idea di fare la proposta di un training camp, che già dal primo anno ha riscosso molto successo».
In giro per l’Italia… e l’Europa
Da un’idea proposta da qualche appassionato ascoltatore del programma è nata l’idea di proporre diversi training camp, basati su strutture che normalmente accolgono i team professionistici, i quali hanno riscontrato subito un grande interesse.
«Abbiamo fatto quattro training camp nel solo 2024 – dice ancora Davide Martinelli – uno ad aprile in Toscana, poi a maggio in Franciacorta, a luglio a Livigno e l’ultimo, che è in fase di svolgimento, a Calpe, in Spagna. Le strutture scelte per il nostro training camp sono sempre stato di alto livello e conosciute nel mondo sportivo. A Livigno ad esempio siamo stati all’Alpen Village, mentre a Calpe siamo al Grand Hotel Sol y Mar. In Toscana e Franciacorta siamo stati presso due B&B. L’idea è di proporre strutture che possano offrire un supporto e dei servizi di grande qualità, perché oltre a pedalare i nostri ospiti devono anche potersi rilassare e godersi la vacanza. Ad esempio: in tutte le strutture era presente una SPA o un’area benessere».
Non solo bici
Pedalare è stata l’attività principale del training camp, ma siccome si era davanti ad amatori e appassionati l’idea dei tre soci è stata quella di offrire degli spunti tecnici e didattici. Imparare a essere un ciclista migliore non passa solo dall’andare forte in bici, ma anche dalla conoscenza delle diverse sfumature che circondano il mondo del ciclismo.
«Sono state proposte differenti attività – continua Martinelli – oltre alle classiche uscite in bici. Abbiamo coinvolto diverse figure in grado di insegnare qualcosa ai nostri partecipanti. Ad esempio: Giovanni Gilberti che di lavoro fa il preparatore, ha spiegato le varie tipologie di allenamento con i conseguenti pro e contro. Oppure, sempre Gilberti ha fatto una lezione sul come svolgere al meglio gli esercizi in palestra, mostrando come si utilizzano i macchinari e gli strumenti presenti.
«Ci siamo anche avvalsi del supporto di una nutrizionista, la quale oltre a seguirci durante tutti i training camp ha preparato i vari piani alimentari a seconda dell’allenamento. Non sono mancate nemmeno le classiche visite: BIA, plicometria, ecc».
Trucchi, tattiche e gruppo
I training camp hanno avuto una buona partecipazione, ma per scelta degli stessi organizzatori non si è mai voluto superare il numero di 10 iscritti.
«Si è trattata di una scelta – spiega Martinelli – dedicata al voler offrire il miglior supporto possibile. I gruppi hanno oscillato da un minimo di sei partecipanti ad un massimo di dieci. L’idea era di avere un contatto costante con tutti, a cena ad esempio abbiamo parlato spesso instaurando conversazioni coinvolgendo tutti. Non ci definiamo un bike tour, ma vogliamo offrire un’esperienza di alto livello per migliorare, non solo nella performance, ma anche negli aspetti tecnici.
«Durante le nostre pedalate – conclude – abbiamo spesso mostrato come assecondare la bici, guidarla al meglio o distribuire il peso in discesa. Quello che cerchiamo di fare è insegnare ai nostri partecipanti un modo per migliorare e divertirsi. I vari itinerari, così come i luoghi, sono stati scelti per conoscenza diretta. Per anni mi sono allenato nella zona della Franciacorta, mentre in Toscana ho corso da under 23. Calpe e Livigno invece sono stati i palcoscenici dei ritiri quando correvo come professionista».
L’organizzazione
Chi ha poi gestito il tutto dal punto di vista delle strutture, dei trasporti e dei servizi è stata Rebecca Gariboldi.
«Per il trasporto delle persone ci siamo mossi in maniera differente a seconda dei training camp – spiega – quando eravamo in Italia l’appuntamento era presso le strutture che ci avrebbero ospitato. Mentre per l’ultimo viaggio, quello di Calpe, abbiamo prenotato i biglietti aerei. Le bici, invece, hanno viaggiato via terra, sul mezzo che ci fa da supporto durante le uscite.
«Gli hotel sono stati scelti in base ai servizi offerti. Ad esempio era importante per noi avere un servizio di lavanderia così da avere il vestiario pronto tutte le mattine. Non è mai mancato nemmeno il supporto tecnico per il lavaggio bici o dal punto di vista meccanico. Appoggiarsi a bike hotel o strutture specializzate ci ha permesso anche di avere massima elasticità sugli orari dei pasti, così da uscire con la massima serenità. Il menu poi veniva scelto dalla nostra nutrizionista e fatto arrivare agevolmente in tavola a qualsiasi ora.
«I percorsi – conclude Rebecca Gariboldi – sono stati pensati per combinare in maniera intelligente l’allenamento e il turismo. Siamo passati per i luoghi più importanti di ogni località, a Livigno non ci siamo fatti mancare la scalata del Passo del Foscagno o lo Stelvio, mentre a in Toscana siamo passati da Pisa. Ad esempio qui a Calpe abbiamo colto l’occasione e abbiamo portato i nostri ospiti sul Col de Rates, la salita che tra dicembre e gennaio accoglie tutti i ciclisti professionisti del mondo».