Autentica entusiasta del viaggio in bicicletta, Ausilia Vistarini vive avventure sui pedali dal 2005, da quando, conoscendo Maurizio Doro, ha partecipato alla sua prima competizione nostop in Marocco. Quindici anni fa il gps non esisteva e, al posto delle nostre app con geolocalizzazione, c’erano quei pittoreschi roadbook cartacei dove ogni roccia sul percorso segnava la direzione proprio come una bussola.
«Non ero preparata a niente – racconta Ausilia – e quella probabilmente è stata l’esperienza più estrema della mia vita. Sono partita per affrontare 770 chilometri in MTB con due borse e un asciugamano di spugna. Non mi rendevo conto della difficoltà dell’impresa ed effettivamente le condizioni climatiche si sono poi rivelate particolarmente impegnative. Ho imparato la lezione e ho capito che sì, potevo portare poche cose con me, ma dovevano essere essenziali».
Viaggiare leggeri
Ausilia ci tiene a specificare che la sua idea di viaggio in bicicletta è totalmente votata all’avventura, spesso anche al limite dell’estremo. Le piace quel rapporto senza filtri che si crea tra l’esploratore e i luoghi esplorati, qualcosa che riconduce al minimalismo dell’esistenza.
«Voglio pedalare al mio ritmo – spiega – e più leggera sono, meglio è. Corro in single speed, senza cambi, perché voglio arrivare fin dove riesco, senza complicazioni e senza stress. In questi anni il concetto di bikepacking si è molto evoluto, io invece mi sento rimasta un po’ agli albori, con un pizzico di follia»
E’ chiaro che molto dipende dalla destinazione. Normalmente, quando parliamo di un viaggio nella nostra Penisola, Ausilia tende a spostarsi in modo più minimalista rispetto ad un’esperienza all’estero: in Antartide, per esempio. Questa filosofia comprende anche le situazioni più critiche che vengono affrontate con trick tutti suoi.
«Se le condizioni me lo permettono – spiega – preferisco non inzuppare i vestiti che poi rimangono bagnati per tutti quei chilometri. Mi è capitato di trovare quattro giorni di pioggia durante una randonnée tra Londra ed Edimburgo, ma era agosto e c’erano 18 gradi. Ho preferito spogliarmi e prendermela tutta, per evitare di pedalare poi con l’umidità addosso.”
Dormire sotto le stelle
Il tempo trascorso in bicicletta diventa ancora più prezioso. E’ per questo che Ausilia tende a riposarsi per poche ore, senza portare con sé una tenda.
«Come altri, dormo sempre dove mi capita – spiega – cerco di trovare un posto tranquillo, piuttosto lontano dalla civiltà e dalla strada. Nei campi sportivi o nei cimiteri. Oppure se capito in qualche piccolo paese, chiedo ospitalità. Non porto il materassino, ma solo un telo termico, sempre per viaggiare il più leggera possibile. Dato che ho una buona autonomia, se il tempo è brutto posso permettermi di spingermi un po’ più in là e trovare un luogo riparato dove riposarmi per tre o quattro ore, oltre che asciugarmi e rimettermi in sesto».
Che cosa infilare nelle travel bag
Nella borsa di un viaggiatore che non vuole portarsi il superfluo ci sono pochi dettagli selezionati, che permettono di pedalare in puro stile on the road, garantendo però una certa sicurezza. Per Ausilia non possono certamente mancare i capi per gestire il freddo: piumino, copripantaloni, cappellino primaloft, un antipioggia e antivento.
Da non dimenticare il kit di pronto soccorso per qualsiasi emergenza, qualche barretta o gel per ogni evenienza e soprattutto… uno spray antizecche. In una vita così a contatto con le campagne, bisogna proteggersi da questo parassita sempre più presente nei prati e che può rivelarsi davvero pericoloso.
Il suo consiglio, dedicato a chi vuole avvicinarsi alle avventure in bicicletta, è semplice ma diretto: non lasciarsi condizionare dalla testa.
«Spesso ho sentito persone scoraggiarsi – conclude – perché non avevano mai percorso più di 100 chilometri in bicicletta. Ma i veri limiti sono sempre dentro la nostra testa. Non sono un’atleta, sono solo una persona che credeva nei propri obiettivi e, alla fine, ce l’ha fatta. Se la testa insegue il sogno, chiunque può realizzarlo».