SPRESIANO – Mentre facciamo le prime pedalate attorno al lago Le Bandie, Mattia De Marchi racconta alcune caratteristiche del percorso di The Hills, che assieme a un altro centinaio di persone stiamo andando a testare.
«Ci sono certe zone lungo il Piave in cui non c’è nulla, e anche se siamo in mezzo al Veneto sembra di essere in mezzo alla savana».
Subito sembra un po’ un’esagerazione, ma poi ci ricordiamo che De Marchi nel giugno scorso ha partecipato alla Migration Gravel Race in Kenya, quindi sa di cosa sta parlando. Sospendiamo il giudizio e continuiamo a pedalare.
The Hills, un evento e due percorsi
Il ritrovo era fissato al Le Bandie nel comune di Spresiano, in provincia di Treviso, da dove è partito il mondiale gravel 2023 e dove il 29 marzo prenderà il via anche The Hills, il nuovo evento gravel ideato proprio da De Marchi. Il percorso che stiamo provando è (per fortuna) quello breve, circa 80 km con 800 metri di dislivello. Quello lungo di chilometri ne misura 180, con 2.200 metri di dislivello. Il dato da sottolineare però è forse un altro: solo il 10% del tracciato è in asfalto, quasi un record. D’altronde lo scopo di The Hills è proprio questo: promuovere il territorio delle colline del Prosecco attraverso la bicicletta fuori dalle strade più battute.
Un Veneto che sembra la savana
Le salite sono concentrate nei 25 km centrali del percorso. Prima e dopo, essenzialmente pianura. Ma capiamo subito che non è la solita pianura veneta con le strade bianche sugli argini dei fiumi. Quando entriamo nel greto del Piave le parole di De Marchi si materializzano di fronte a noi. Nessuna costruzione umana all’orizzonte, solo una distesa di cespugli e rovi con qualche albero sparuto, attraversata da sentiero sassoso in mezzo al quale passiamo noi. Aveva ragione lui: siamo in una delle zone più produttive d’Italia e forse del mondo, ma sembra di stare in mezzo alla savana.
Le salite iniziano da Borgoluce, la tenuta che da qualche anno ospita la Nova Eroica Prosecco Hills. Collalto, Barbisano, Crevada, fino all’ultimo zampellotto che porta al castello di Susegana. Non sono salite lunghissime, tre chilometri al massimo, ma hanno pendenze che si fanno sentire. Soprattutto quando davanti decidono che, anche se si tratta di una pedalata in compagnia, ogni tanto è anche bello aprire il gas. Dopo Susegana le difficoltà altimetriche finiscono e rimangono solo una ventina di chilometri pianeggianti fino all’arrivo e alla birra cerimoniale.
Non solo le salite fanno la differenza
Ma, di nuovo, ci ricordiamo subito che De Marchi ha voluto portare qui il gravel vero, puro, senza troppi compromessi. Qui nemmeno i tratti in pianura sono rilassanti. Sono divertenti, affascinanti, addirittura esaltanti, ma non sono mai o quasi mai quei momenti in cui ci si può mettere a ruota di qualcuno e godersi un po’ di scia. Di nuovo entriamo in un tunnel spazio-temporale che dalla provincia di Treviso ci porta nella savana, o nel bush australiano, o lungo le rive del Mekong.
È sì pianura, ma viaggiamo a meno di 20 all’ora, e bisogna stare sempre all’erta per evitare una pietra, una radice, una buca, un tratto di sabbia, una svolta fangosa, e così via. Operazione che in gruppo, anche se allungato in fila indiana, diventa ancora più complicata.
Il vero gravel?
Arriviamo alle Bandie infangati come Van Aert dopo una gara di ciclocross, e senza cambiarci andiamo a berci la birra (qualcuno più d’una) del terzo tempo, che è parte integrante dell’universo fuoristrada. Mentre chiacchieriamo con gli altri partecipanti seduti davanti al lago ci diciamo che certo, il percorso è tosto e tecnico. Ma anche che forse è questo il vero gravel, quello che De Marchi ha visto in giro per il mondo e quest’anno, l’ultimo fine settimana di marzo, porterà in provincia di Treviso con la sua The Hills.