L’evoluzione delle principali prove di cross country passa anche per un aspetto spesso poco conosciuto: far diventare il percorso di gara qualcosa di permanente, che vada al di là del puro discorso agonistico, che diventi una palestra per biker ma anche un’attrazione per i cicloturisti. Ad Albenga è stato anche grazie a questo passo che la Coppa Città di Albenga è diventata non solo una delle grandi classiche della mountain bike italiana, ma quella che, dati alla mano, è la più frequentata.
«Non ci sono altre gare che possono vantare ben 1.200 biker al via come la nostra – afferma il suo organizzatore Alessandro Saccu, che alla guida dell’Ucla 1991 è da tanti anni una colonna dell’attività italiana sulle ruote grasse – ma la sua evoluzione è stata lunga e lenta, essendo nata oltre 15 anni fa come semplice gara regionale, una Top Class, poi negli anni è arrivata a essere una delle prove più ambite anche dai corridori esteri tanti che le ultimissime edizioni hanno visto al via campioni mondiali e sono state vere e proprie prove generali di Coppa del Mondo».
Veniamo però al discorso relativo al tracciato di gara: come mai si è pensato di renderlo permanente?
Possiamo dire che è stato un processo naturale, scaturito dalle richieste dei biker e dalla sua bellezza, con molti concorrenti che ci chiedevano di poter tornare anche al di fuori del periodo di gara. Tanti ci vengono anche l’estate per allenarsi, anche se non ha un servizio di pulizia vero e proprio, quindi nel periodo più lontano dall’evento (che è in programma l’8 e 9 marzo del prossimo anno e aprirà l’Italia Bike Cup, ndr) ha l’erba alta. Ma questo non scoraggia gli appassionati. Molti anzi mi contattano anche dalle altre regioni per sapere se è agibile, se possono prenotare una vacanza qui per poterlo affrontare in modalità escursionistica.
Qual è la sua forza?
Innanzitutto va detto che è tutto agibile, ossia non c’è alcun tratto che fa parte di una proprietà privata, quindi è percorribile sempre nella sua interezza. La sua lunghezza di base è di 4,2 chilometri, che poi in occasione delle gare può leggermente cambiare ogni anno, ma nella sostanza resta quello. E’ un percorso molto tecnico, mai banale, estremamente divertente non solo per chi ama l’agonismo. Ha anche alcune peculiarità.
Quali?
E’ un tracciato ricco di ostacoli naturali, ad esempio il tratto denominato Scogliera, un passaggio su rocce dove si possono scegliere tre diverse traiettorie. Di regola sono percorribili nello stesso tempo, ma i più capaci riescono a creare in quel tratto un certo divario con gli altri sfruttando la scelta e la guida. Poi c’è un passaggio artificiale che prevede una curva parabolica, una pedana con salto e un salto artificiale che è una vera manna per i fotografi.
Quanta gente viene al di fuori del periodo di gara?
Molti, considerando che per i biker della zona è la palestra naturale pressoché quotidiana ma lo è anche in generale per i liguri, poi molti vengono anche da fuori per periodi limitati e comunque, chi si avventura da queste parti con fini cicloturistici e ama le ruote grasse, una capatina qui ce la fa sempre. Un po’ come fanno coloro che amano il pattinaggio su ghiaccio nel periodo delle feste natalizie. E’ proprio questa popolarità che ha contribuito all’affermazione della gara, che ha avuto al via anche 5 vincitori di Coppa del mondo, una concentrazione che mai nessuna gara italiana ha potuto vantare.
Il vantaggio è dato anche dal clima…
Sicuramente, tanto è vero che in passato la gara di Campochiesa si svolgeva anche il 31 gennaio, in una data assolutamente estranea al periodo normale di effettuazione delle gare. Anche perché il percorso è assolutamente drenante e si può affrontare anche in caso di pioggia.
Il territorio è cresciuto insieme al percorso, ossia chi viene ha anche a disposizione servizi logistici e quant’altro?
Certo, questo è un aspetto importante. L’amministrazione locale ha sposato in pieno il progetto, anzi lo ha fatto suo e ha sensibilizzato la comunità locale. Insieme al Festival De André il Comune di Albenga ritiene la gara di mountain bike il vero fiore all’occhiello della città. Tra l’altro da quest’anno abbiamo anche uno stabile a disposizione, la “Casa dell’Outdoor” a 500 metri dal percorso dove stabiliremo la nostra sede organizzativa. Sarebbe stato bello se anche altre amministrazioni avessero avuto la stessa sensibilità, penso ad esempio alla “mia” Laigueglia, dove il Trofeo ha chiuso i battenti dopo 26 anni proprio per la mancanza di sostegno. Ora, nelle condizioni in cui versano i sentieri, sarebbe impossibile pensare di ricostruire una gara che era molto amata.
Oltre al percorso della Coppa, gli appassionati hanno altro a disposizione?
Qui è un continuo cantiere. Ci sono sentieri fantastici, anche nell’entroterra come a Castelvecchio di Rocca Barbera, un tracciato ideale per il freeride, talmente bello che vengono shuttle da Finale Ligure portando appassionati da tutto il mondo e infatti ho avuto modo di incontrare autentiche star dei social sui suoi tracciati. E’ la dimostrazione di come la mountain bike possa dare un impulso decisivo al turismo e quindi all’economia locale.