Non lontano da Torino, ma già immersi tra colline e montagne: ovviamente, sempre in sella. Benvenuti nel Pinerolese, una terra di ciclismo, famosa per le tappe epiche di Giro d’Italia e Tour de France, ma con tante ricchezze da offrire a chi vuole avventurarsi lontano dai terreni asfaltati. Così nasce il progetto Upslowtour, fortemente voluto dall’Unione Montana del Pinerolese, per far scoprire un territorio che ha davvero molto da offrire. Ben 15 itinerari differenti, con partenza e arrivo nello stesso punto e disponibilità di colonnine di ricarica per percorrere questi tracciati non soltanto con la bici muscolare ma anche con l’ebike. Tra le gemme di quest’offerta c’è l’Anello dei Rifugi, tra i percorsi più conosciuti di questo ampio ventaglio e che vi porterà alla scoperta dell’Alta Val Pellice.
L’Anello dei Rifugi
L’Anello dei Rifugi vi darà la possibilità di ammirare il Monviso e le creste che delimitano il confine con il territorio francese. Il periodo migliore per affrontarlo è proprio d’estate, preferendo una percorrenza in senso orario. Secondo la scala del Fai è classificato come MC, ovvero per ciclo-escursionisti di media capacità tecnica, con un percorso su sterrate con fondo poco sconnesso o poco irregolare o su sentieri con fondo compatto e scorrevole.
L’itinerario principale è di 37,92 km, con 1.739 metri di dislivello complessivo. Si parte dal centro di Bobbio Pellice e da lì via per la strada che si inerpica lungo la Comba dei Carbonieri fino al rifugio Barbara (1.753 m). La strada asfaltata che porta al Barbara è stata appena riasfaltata e Bobbio Pellice sarà teatro della partenza dell’ultima tappa del prossimo Tour de l’Avenir sabato 24 agosto.
Il nuovo rifugio Barant
Al rifugio Barbara se ne aveste l’esigenza, trovate un punto per ricaricare la vostra e-bike. Altrimenti, potete proseguire per la strada sterrata ex militare che raggiunge il punto più alto del vostro percorso, ovvero il Colle Barant coi suoi 2.373 metri, con l’omonimo rifugio Barant che riaprirà la prossima estate.
«Si tratta di una rifunzionalizzazione sostanziale dell’edificio – spiega Mauro Vignola, presidente Unione Montana del Pinerolese – dalla pavimentazione agli infissi, dall’impiantistica all’implementazione del fotovoltaico. Soprattutto, ed è questa la novità, il Barant è stato immaginato a misura di ciclista, non solo prevedendo un’ampia bike room e rastrelliere all’esterno. I 25 posti letto sono suddivisi in cinque camere. Terminati i lavori, in autunno provvederemo ad individuare i gestori, non prima di aver fissato paletti chiari circa il forte connotato di struttura che è prioritariamente destinata ai cicloturisti».
Al rifugio Jervis pedalando
Arrivati sul Colle Barant, potete gustarvi il panorama a tutto tondo oppure visitare uno dei più alti giardini botanici d’Europa, intitolato a Bruno Peyronel.
«E’ un percorso molto impegnativo nella prima parte – racconta la referente del progetto Upslowtour per il Comune di Pinerolo, Bruna Destefanis – e ci vuole un po’ di allenamento perché le pendenze sono belle toste. Una volta però sul Barant, comincia la parte preferita. Si riempiono i polmoni di quest’aria pulita e ci si getta in picchiata giù nella Conca del Prà, rifacendosi gli occhi con tutto quello che ci circonda. C’è persino il relitto di un aereo tra le rocce».
Per raggiungere il rifugio Jervis (1.732 metri) si prosegue nell’Anello dei Rifugi e si costeggia il corso del torrente Pellice, ammirando alcune imponenti cascate e si arriva alla borgata Villanova, da cui si torna al punto di partenza.
«Tanto tempo fa – prosegue Destefanis – in cima alla Conca del Prà si faceva persino un torneo di green volley in altura. Dopo una primavera molto piovosa, tanta gente ha cominciato a salire in queste settimane e a popolare i sentieri, per prendere un po’ di ossigeno. Tra l’altro ci sono anche molti amanti del trekking che si avventurano persino a piedi. Io però preferisco sempre salirci con le due ruote con le mie tappe fisse. Colazione abbondante al Barbara, con qualche bibita per recuperare un po’ di energie, e poi la polenta del Jervis è un must, in qualunque stagione, pure d’estate».
Infinite varianti
Una variante, abbastanza impegnativa, da affrontare in discesa (percorso 2A), opta invece per il vallone dell’Autagna tramite una vecchia mulattiera militare che, con numerosi tornanti, porta direttamente sul fondovalle. Questa diramazione, che si prende poco sotto il Colle Barant in località Colletta (2.200 metri), permette di modificare e accorciare il tracciato in discesa. Percorrendo la vecchia mulattiera militare dell’Autagna, con numerosi tornantini si attraversa il selvaggio vallone della Biava fino al fondovalle, da cui ci si ricongiunge al percorso principale. Dal momento che si tratta di un tracciato impegnativo e con fondo non sempre in condizioni ottimali, è consigliato solo a ciclisti esperti. In questo modo, l’itinerario complessivo sarà di 29,3 km.
Ulteriori alternative sono rappresentate dalla possibilità di salire all’alpeggio delle Grange della Gianna, esplorando l’omonimo vallone, con il chilometraggio che salirà a 42 km, con 1.989 metri di dislivello. Oppure, la versione 2C, consigliata solo a ciclisti esperti, che percorre tutta la Conca del Prà salendo poi all’ultimo dei rifugi: il rifugio Granero (2.377 m). Una volta raggiunto questo punto, i più allenati possono ancora salire fino ai 2.583 m del Lago Nero, proprio ai piedi del Monte Manzol: l’anello arriverà così a 51,7 km con la bellezza di 2.589 metri di di dislivello.