| 7 Aprile 2025

L’Etna e Ornus: quando la bici incontra (ancora di più) la natura

Prendi l’Etna, una bici con telaio in legno e la passione di un ingegnere: il mix può essere “vulcanico”! Ecco la storia di un progetto tecnologico e sportivo che potrebbe segnare un passo importante nel mondo del ciclismo. Ma andiamo con ordine e facciamo un piccolo passo indietro per capire meglio…

Qualche anno fa si parlò dell’arrivo del Giro d’Italia ai margini del cratere dell’Etna. Un arrivo spettacolare, quasi leggendario a quasi 2.950 metri di quota, là dove finisce la strada sterrata e si può proseguire solo a piedi sino in vetta. Vetta che oggi ha abbattuto il muro dei 3.400 metri. Nel novembre 2019 ci fu anche una sorta di test per una cronoscalata gravel da Piano Provenzana. Un esperimento di allora a cui presero parte diversi atleti professionisti (sia uomini che donne) tra cui Damiano Caruso, il miglior corridore siciliano del momento, e Silvia Valsecchi, campionessa europea su pista. E, tutto sommato, furono loro stessi a dire che un giorno sarebbe stato entusiasmante poterla disputare.

Pizzi Deneri e l’osservatorio INGV: è in questo contesto unico che si potrà pedalare
Pizzi Deneri e l’osservatorio INGV: è in questo contesto unico che si potrà pedalare

Sull’Etna…

Di questo progetto tanto ambizioso quanto potenzialmente realizzabile, uno dei principali sostenitori è Fabio La Ferla. Ingegnere catanese, ne avevamo già parlato con lui sulle “pagine” di bici.PRO. Oggi La Ferla rilancia l’idea con ancora più forza, spinto dalla passione, dalle competenze tecniche e da alcuni importanti cambiamenti.

«Rispetto a qualche anno fa spiega La Ferla il mondo del ciclismo si è evoluto ancora. All’epoca (era la fine del 2019, ndr) si pensava molto all’idea di portare lì il Giro, cosa complicata ma possibile. Oggi non si tratta solo di quel sogno, ma di vivere l’Etna sotto un altro punto di vista: quello della natura e della bici. In questi anni lo sviluppo del settore gravel è letteralmente esploso e questa idea diventa ancora più realizzabile».

“Guardare al passato per stupire nel futuro, su un tracciato vulcanico unico al mondo”. Questo è il claim dell’idea di La Ferla.

Le potenzialità del legno

E qui entra in scena un altro attore: Ornus. La bici è natura, ecologia, un mezzo per esprimere se stessi non conta il livello atletico limportante è pedalare in sicurezza godendo di libertà e la gravel bike si sposa perfettamente con questo spirito. Da qualche tempo, La Ferla ha avuto il piacere di pedalare su bici con telaio in legno, in particolare quelle Ornus.

Bici vere, non oggetti da esposizione. «Sono un ingegnere dice le ho viste da vicino, studiate, testate in laboratorio e anche sul campo. Mi sono reso conto del potenziale di questo mezzo, anche per il messaggio sociale che trasmette natura e sostenibilità. Un telaio in legno di frassino: perfetto per andare dove le auto non possono, tracciati secondari, sterrati, un tempo utilizzati ma oggi abbandonati nel pieno rispetto del paesaggio, percependo lambiente in equilibrio con la Natura».

«Sto facendo provare ad alcuni amici amatori la bici Ornus con telaio in legno di frassino sapientamente realizzata dallazienda Toscana per far capire loro cosa significa pedalare con una bici in legno su tracciati gravel in particolare sull’Etna».

Che potenzialità ha questo pacchetto? Parliamo di una bici deccellenza che non costa poco, certo, ma che si può allestire a piacimento. Ed è una bici che è davvero eccezionale in termini di comfort e guida, ma soprattutto un messaggio sociale dirompente in controtendenza un telaio in fibra naturale di legno.
E anche sul fronte delle prestazioni non è da meno. Basti pensare che ha vinto l’Europeo gravel con Mirco Balducci nella categoria Master 45-49.

«In sostanza – aggiunge La Ferla – unalternativa concreta ai materiali tradizionali. A differenza dei telai in carbonio, alluminio, acciaio o titanio, che richiedono processi industriali altamente energivori e generano un forte impatto ambientale (dallestrazione delle materie prime fino al riciclo), Ornus rappresenta unalternativa carbon-zero sostenibile e circolare».

Le bellezze naturali della Sicilia con quelle di una bici totalmente green
Le bellezze naturali della Sicilia con quelle di una bici totalmente green

Ornus ed Etna

La materia prima legno è stata generata dalla natura decarbonizzando laria e con luso di sola energia rinnovabile. Inoltre, per ogni albero utilizzato, Ornus si impegna a ripiantare almeno due giovani, capaci di assorbire più CO2 durante la loro crescita rispetto alla pianta matura abbattuta. Questo ciclo attivo consente al telaio Ornus di offrire un bilancio di decarbonizzazione positivo, riducendo concretamente limpatto del prodotto sulla salute del pianeta.

Con questa visione di unire bici e ambiente, e l’Etna come sfondo, stanno nascendo nuove idee e progetti. Eventi, pedalate, e perché no, anche l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia lassù.

Ornus vuole perseguire lidea di essere un prodotto deccellenza industriale italiana, ragion per cui nellassemblaggio si preferisce avvalersi di componentistica di importanti brand anchessi nazionali.

Ancora La Ferla: «Ho portato la bici anche al centro collaudi Pirelli a Giarre per mostrare leccellenza che si può raggiungere con design ed ingegneria spinta ai massimi livelli anche su un materiale il legno applicato alla parte strutturale del mezzo bicicletta. Anche il direttore di questo centro, Salvo Pennisi e tutto il suo staff di collaudatori settore bici e moto, sono rimasti colpiti dalla bici e dal progetto. La tecnologia e lo sviluppo non si fermano, nemmeno nel campo degli pneumatici.

«Nel futuro sono già previsti progetti di ricerca, anche in collaborazione con il mondo universitario, per scalare la telaistica in legno sulla mobilità leggera in generale e perseguire uninnovazione ecosostenibile di ampio respiro».

Anche in caso di eruzione la sicurezza non verrebbe meno (foto Alessandro Saffo)
Anche in caso di eruzione la sicurezza non verrebbe meno (foto Alessandro Saffo)

L’ok dell’INGV

Insomma, tanta carne al fuoco. Il connubio bici naturale con telaio in legno-Etna si può realizzare e sarebbe un messaggio forte per chi crede in una certa filosofia del ciclismo e della vita.

«Nel 2019 – spiega La Ferla – condussi degli studi tecnici sul percorso che da quota 1.850 metri di Piano Provenzana si inerpica sino ai quasi 3.000 dove si trova l’osservatorio vulcanologico INGV nellaltopiano Pizzi Deneri sull’Etna. Ai fini della sicurezza e della fattibilità, considerata l’attività del vulcano, mi sono confrontato con ricercatori dell’INGV, tra cui Marco Neri, che monitora costantemente il Vulcano da decenni. Dopo un’analisi approfondita della strada e delle dinamiche del vulcano, ha confermato che potenzialmente si può prevedere un grande evento sportivo di un giorno ovviamente compatibilmente anche nel rispetto di tutti i vincoli e norme del Parco Naturale dell’Etna, che tra le altre cose è anche patrimonio UNESCO dal giugno 2013. Anche in caso di imminente o conclamata attività eruttiva non compatibile con lo svolgimento di una competizione per la presenza di atleti e personale, ci sarebbe il tempo per attivare idonee contromisure, arretrando il punto di arrivo in zona più sicura. Un punto ideale è già stato individuato a quota 2.300 metri sul mare o anche meno».

L’Etna, rispetto ad altri vulcani manda segnali chiari che anticiperebbero in tempo il fenomeno addirittura di qualche giorno. In poche parole: non esisterebbe un reale problema sicurezza riguardo alla gara. Del resto si fa già così con la fruizione turistica delle quote maggiori del vulcano, che diviene preclusa quando lEtna entra in attivita eruttiva potenzialmente pericolosa.

C’è tanto lavoro da svolgere, ma il ritorno in termini sportivi e di immagine della Regione Sicilia sarebbe elevatissimo. La natura diventerebbe per una volta la vera protagonista. La sfida del gravel ecosostenibile è quindi lanciata! 

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