Tra gli appassionati delle due ruote cresce la voglia di stare insieme per condividere la propria passione, anche una volta scesi dal sellino. Un modo che sta prendendo sempre più piede è quello di incontrarsi nei bike festival, così da sviscerare tematiche e problematiche dell’andare in bici, raccontare le proprie esperienze, cercare fonti di ispirazione o anche solo respirare un ambiente affine a se stessi. Così anche a Venezia…
Pavè – Pedalando a Venezia
Dal 3 al 5 maggio a Mestre si terrà la terza edizione di “Pavè – Pedalando a Venezia”, nato per volontà de La Velostazione, un’associazione locale di cui fa parte Andrea Heinrich, curatore della rassegna.
«Il nostro è un bike festival di narrazione – ci spiega – ovvero non ci sono aziende che espongono prodotti, ma diversi talk sul modello dei TEDx (gli incontri indipendenti derivati dal noto format americano e incentrati sulla divulgazione scientifica e culturale, ndr) che allestiamo dentro il museo M9-Museo del ’900. Tutto è nato per volontà di aggregare i membri della community dell’area metropolitana veneziana. Da chi va al lavoro in bici a chi pedala per svago. Il sogno è di realizzare un domani una vera e propria velostazione che sia una casa, sia per i ciclisti locali, sia per le migliaia di cicloturisti di passaggio, provenienti da tutta Europa. Un posto che sia un bike parking, una ciclofficina, un punto ristoro, un luogo dove fare cultura e dove vendere i prodotti del bike district Veneto, tra i più importanti al mondo».
Bici e rifiuti
Per avere un’idea più approfondita, sul sito dell’evento è presente una ricca videogallery delle edizioni 2022 e 2023 con gli streaming degli interventi. Va poi ricordato che oltre ai relatori ordinari (30 per ogni edizione), ogni anno vengono invitati esponenti di una Nazione straniera. Ne deriva il confronto con la ciclabilità del loro Paese, sia in ambito turistico che urban. Il primo anno è stata la volta dell’Olanda, poi della Germania e quest’anno tocca alla Svizzera.
«Attraverso Pavè – continua Heinrich – vogliamo diffondere una narrazione, il racconto di una rivoluzione possibile. Quella della mobilità lenta, della contemplazione del viaggio, dell’ambientalismo e della transizione ecologica verso altri lidi. Ad esempio, dai ragazzi di Plastic Free Ride di Arco di Trento, abbiamo importato l’idea delle “garbage ride”, delle pedalate dove si va a raccogliere i rifiuti lungo le piste ciclabili dell’area metropolitana veneziana. Questa, per inciso, ha una rete vastissima: quasi 180 chilometri, roba che nemmeno a Utrecht…».
La gravel ride è sold out
Dopo due giorni indoor in cui si succedono talk, laboratori, cinema (ci saranno delle proiezioni di stampo ambientalista provenienti dal Film Festival della Lessinia), il terzo giorno ci si sposta all’aria aperta nel Parco San Giuliano. E’ il momento di sgranchirsi e di generare endorfine con varie attività.
«La più eclatante è la Gravel Ride – spiega – che è già sold out da gennaio. Ci sono due percorsi, uno di 140 e uno di 90 chilometri con un numero chiuso a 500 iscritti perché il ritorno è in ferry boat. Dopo aver pedalato verso le golene del Piave e nell’area jesolana, si fa ritorno in traghetto all’Isola del Tronchetto, alle porte del centro storico di Venezia. Quindi si sbarca con le bici e si pedala sulla ciclabile del Ponte della Libertà che riconduce alla terraferma ed al parco. Qui, tra le altre cose, ci saranno una sessione di yoga, una pedalata urban per famiglie e persino la gara del Brompton World Championship, la corsa delle bici pieghevoli, con 250 “bromptoniani” provenienti da tutta Europa”.