La Targa Florio, la più antica gara automobilistica di durata del mondo, che si snodava tra le tortuose strade della Sicilia, oggi perpetua il suo mito come rally automobilistico ed anche come rievocazione storica (la Targa Florio Classica si svolgerà dal 10 al 13 ottobre prossimi, foto di apertura: acisport.it).
Nacque negli anni della “belle époque” per volontà di una delle famiglie industriali più ricche d’Italia, i Florio appunto, affascinati come molti dai rombi dei primi motori di inizio Novecento. Oltre un secolo dopo c’è invece l’idea partorita da un giornalista-scrittore locale, Dario La Rosa, che merita di essere rilanciata. Dare la possibilità anche ai ciclisti di godere delle bellezze delle ardue strade della catena montuosa delle Madonìi…
Nel cuore delle Madonie
«Mi reputo un cicloturista – esordisce Dario – e così ho deciso di percorrere il tracciato classico di 72 chilometri in bici, in modo da dare la possibilità anche a chi pedala di scoprire il mio territorio. Si parte da Cerda dove c’erano le vecchie scuderie della Targa Florio, quindi si transita da Caltavuturo e poi a seconda di dove si passa ci sono le due Petralìe. Petralìa Soprana nel 2018 si è aggiudicato il titolo di “Borgo dei Borghi” e Petralìa Sottana che è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano (l’unica in Sicilia, ndr). Tutti i centri delle Madonie hanno una bellezza rimasta invariata nel tempo. Sono tutti di origine medievale, i palazzi sono costruiti con le pietre calcaree della zona, le strade sono pulite ed il circuito è un po’ una scusa per visitarli tutti.
«Le Madonìe sono anche uno dei migliori luoghi in Europa per l’osservazione delle stelle, dato lo scarso inquinamento luminoso. Un fascino notturno che si aggiunge alla bellezza del luogo. Per non parlare delle prelibatezze gastronomiche. Mi ricordo che quando abbiamo concluso il tour in bici era periodo di funghi e ci siamo fermati in un’osteria a mangiare pappardelle ai porcini. Senza dimenticare che Cerda è famosa per i vasti campi di carciofi».
Contemplare il paesaggio
Dario ci svela che il percorso è abbastanza esigente, con 1.500 metri di dislivello, per lo più su strade secondarie poco battute dalle auto. A sentir lui, non c’è una bici più adatta delle altre per pedalarci su.
«Bici da corsa, mountain bike, gravel… vanno bene tutte. Io l’ho fatta con la bici da corsa – spiega – ma questo percorso si fa non per la prestazione, ma per godersi il paesaggio circostante. Lungo la strada non ci sono colonnine di ricarica per e-bike ma, considerando la disponibilità delle persone che ci vivono, non sarà difficile trovare qualcuno che consentirà di ripristinare la batteria della propria bici».
In treno da Palermo
In effetti non c’è una vera e propria organizzazione “ciclistica” del tracciato. Non ci sono tour operator o enti istituzionali che promuovono questo prodotto dall’alto potenziale cicloturistico ed anche la segnaletica è quella della storica Targa Florio. Per cui, ufficialmente, non ci sono tracce Gps ma è impossibile perdersi. E il periodo migliore per andare?
«Direi autunno e primavera – spiega La Rosa – considerando che in estate si raggiungono temperature parecchio elevate quando si è circondati dai campi di grano. E’ un percorso che si può fare in autonomia. In ogni centro ci sono piccole strutture ricettive o alberghi diffusi, dato che si attraversano borghi che sono comunque abituati a ricevere turismo. Un consiglio logistico importante è quello di muoversi in treno da Palermo (ma anche dalle più vicine Cefalù e Termini Imerese) per avvicinarsi a Cerda, caricando la bici sul convoglio».
Nella scia di Nuvolari
Il tracciato più famoso è quello di 72 chilometri, in vigore fino all’ultima edizione della Targa Florio (nel 1977), ma le prime sei edizioni della corsa, dal 1906 al 1911, si svolsero su un tracciato di 148 chilometri. E c’è anche un percorso medio di 108 chilometri che venne affrontato a cavallo delle due guerre. In bici si possono scegliere tutti e tre per ripercorrere le gesta di Varzi e Nuvolari…
«E quando poi si ritorna verso il mare – conclude Dario – ci si può concedere un bel bagno a Cefalù».