| 27 Febbraio 2024

Sicily Divide, avventura remota nel cuore della Sicilia più vera

Da Catania a Trapani. O da Trapani a Catania. Poco importa, perché l’essenza della Sicily Divide non cambia. Questo percorso è stato lanciato qualche anno fa e sostanzialmente segue la linea spartiacque che unisce i due capoluoghi all’estremità della Sicilia.

Nella presentazione di questa proposta si legge: “Sicily Divide non è una gara, non c’è nessuno che ti insegue con un cronometro in mano, non c’è una data da rispettare. Tu decidi quando partire, se farlo da Palermo, da Trapani o da Catania, quando fermarti e dove dormire”.

Ad averla provata per noi, in qualche modo, ci ha pensato Paolo Alberati. In realtà il noto preparatore ed ex pro’ umbro, ma ormai siciliano acquisito, l’aveva fatta in compagnia di un siciliano Doc, Giovanni Visconti. La traversata misura circa 450 chilometri per un dislivello positivo di circa 9.000 metri.

Nel Sud Italia non è raro imbattersi nei cani. Ma non sono un problema alla Sicily Divide (foto Devon Barker)
Nel Sud Italia non è raro imbattersi nei cani. Ma non sono un problema alla Sicily Divide (foto Devon Barker)
Paolo, come nasce l’idea della tua Sicily Divide…

Avevo acquistato una gravel poco prima del Covid, ma solo nel 2022 dopo aver incontrato lo stand di Sicily Divide alla BIT di Milano ho deciso di farla. Poi il destino ha deciso che non l’avrei affrontata da solo, ma in compagnia del grande Giovanni Visconti. Quando ho visto che si passava per quelle zone della Sicilia più remota che troppo spesso mi erano sfuggite, pensavo che fosse il momento di utilizzare la mia gravel.

E sei partito…

Sono partito lungo l’Appennino Siciliano e quei territori dell’entroterra che i romani chiamavano come il granaio di Roma, attraverso quella che oggi è la Sicilia più spopolata. Le strade non sono ottimali. Per la Mtb è poco tecnica, per la specialissima ci sono strade forse troppo rovinate, per la gravel è perfetta.

Spesso non c’è copertura arborea, ma scenari ampissimi. Occhio alla gestione dell’acqua. In qualche tratto è più complicato trovare delle fonti
Spesso non c’è copertura arborea, ma scenari ampissimi. Occhio alla gestione dell’acqua. In qualche tratto è più complicato trovare delle fonti
Che viaggio è stato?

Una meraviglia per gli occhi. Noi abbiamo esagerato un po’. L’abbiamo fatta in tre giorni con soli due pernotti, ma ce ne vorrebbero almeno 4-5, perché il bello, quando si entra nei paesini, è parlare con la gente. “Perdere tempo”. Raccontare l’avventura e ammirare certe realtà. In qualche modo è anche un viaggio nel tempo.

Iniziamo a dare consigli anche a chi volesse provare: dove avete dormito? 

Giovanni Guarneri, l’inventore della Sicily Divide, ha fatto una grande opera di fidelizzazione con agriturismi, B&B lungo il cammino. E loro hanno accettato di buon grado. In pratica sono sempre pieni, o comunque hanno delle presenze costanti nell’arco dell’anno. E questo funziona a livello di promozione, perché vedi posti in cui poi vuoi tornare. Come è successo a me con la mia famiglia. La cosa bella è che si può prenotare strada facendo, anche in base a come si è messi con le ore di luce, la stanchezza, eventuali problemi.

La traccia della Sicily Divide. C’è anche sul libretto di viaggio, un cartaceo arancione, pratico e che non dà problemi di linea!
La traccia della Sicily Divide. C’è anche sul libretto di viaggio, un cartaceo arancione, pratico e che non dà problemi di linea!
Come si trovano queste strutture?

C’è un elenco sul sito, con le info che arrivano a casa una volta che ci si iscrive, ma anche nel “libretto” cartaceo che si può ritirare al via da Catania o Trapani, presso due negozi di bici convenzionati.

Cosa prevedeva il tuo bagaglio?

Avevo tre borse: una dietro la sella, una sotto l’orizzontale e una sul manubrio. Avevo portato un completino di ricambio, gambali, manicotti, mantellina. Il problema maggiore è stato il trasporto delle scarpe da riposo, per questo al termine di questa avventura ho acquistato un paio di scarpe apposite per viaggi in bici. Da riposo, avevo una tuta, una t-shirt, il beauty case, il caricabatterie del telefono. D’estate sicuramente è più facile e potrebbe bastare anche un solo completino. Una volta arrivati in hotel infatti lo si può lavare e si asciuga in fretta. Oppure in altre stagioni si può appoggiare su un calorifero.

Il gusto? Una costante di questo viaggio, insieme alla storia, ai paesaggi, all’architettura, alla gente
Il gusto? Una costante di questo viaggio, insieme alla storia, ai paesaggi, all’architettura, alla gente
A proposito di periodi: quali sono i migliori?

Non l’estate piena. Fa troppo caldo e di alberi spesso ce ne sono… zero! A meno che non si pedali la mattina prestissimo o al tardo pomeriggio, ma non è molto logico. Uno ci va per godersi i panorami, le ore di luce, per pedalare in tranquillità e incontrare persone. Per me i periodi migliori sono l’inverno e la primavera.

Veniamo alla traccia. Che tipo di percorso s’incontra? Che livello tecnico c’è?

Direi che il 30 per cento più o meno è sterrato, per il resto è asfalto, ma asfalto per gravel. Le strade sono davvero rovinate, passano pochissime macchine. Noi in tre giorni avremo incontrato 30 automobili e 100 trattori! C’è anche la traccia per bici da strada che è più o meno parallela, ma neanche troppo. Occhio al vento, soprattutto nella zona di partenza dalle saline da Trapani, ammesso si parta da lì. La traccia non è tabellata, ma si carica sul computerino e si segue quella. In alternativa c’è il libretto cartaceo (gratuito) dove apporre i timbri nei punti chiave (bar, ristoranti, hotel…), che si può ritirare presso i bike cafè a Trapani o Catania.

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