REGGIO EMILIA – La bicicletta è un importante veicolo per promuovere, valorizzare e far conoscere il territorio anche al di fuori dei confini. E’ una frase ricorrente ed un concetto ripreso da diversi comprensori focalizzati sul turismo, una sorta di claim utilizzato sempre di più anche dalle città.
Reggio Emilia ne è un esempio. Patria del buongusto enogastronomico, città verdissima e ricca di cultura, con un entroterra vario e tutto da scoprire, Reggio Emilia punta forte sulla bici e su diverse attività legate al “traffico lento”.
Reggio Emilia e una granfondo internazionale
La storica Granfondo Matildica da un paio di stagioni gode del supporto di Merida . Inoltre è parte del circuito internazionale UCI Granfondo World Series. La sponsorizzazione Merida (la sede italiana è proprio a Reggio Emilia) dona lustro (e quel tocco di internazionalità) ad un evento che spegne le 52 candeline. Rientrare nel circuito UCI significa essere visti e riconosciuti anche al di fuori delle linee geografiche italiane e richiamare pedalatori che arrivano dall’estero (quest’anno hannno pedalato anche dei rappresentanti di Dubai). Anche questo è turismo.
«Per il secondo anno supportiamo la granfondo di casa nostra – dice Simone Maltagliati, direttore marketing Merida Italia – con la volontà di fornire un ulteriore input nella crescita del ciclismo in questo territorio. Sosteniamo e crediamo nel ciclismo giovanile con un coinvolgimento diretto nella valorizzazione della pista/velodromo Cimurri, un progetto al quale teniamo in modo particolare. Le giovani leve possono praticare in tutta sicurezza, protetti e con la possibilità di fare discipline diverse tra loro, mi viene in mente il ciclocross.
«Il nostro supporto verso la ASD Cooperatori, compagine che gestisce direttamente la granfondo e le attività legate al Cimurri – conclude Maltagliati – assume un valore ampio, nell’ottica di una valorizzazione del territorio e delle attività possibili a Reggio Emilia».
Una città con ampi spazi
Reggio Emilia è un luogo strategico, per quanto concerne la geografia e per le tante attività lavorative diversificate. La percezione che si ha quando si entra nel territorio cittadino è quella di un aglomerato, si importante ed operoso, trafficato e complicato per via delle tante rotonde e snodi, ma anche del tanto spazio a disposizione.
Non si percepisce quella sensazione di soffocamento e di oppressione, non di rado tipica delle città capoluogo di provincia. Viali larghi e ombreggiati, un centro storico con un vestito che mescola sapientemente la storia e l’interesse di chi viene da fuori. Reggio Emilia è il centro del Cammino Matildico, una strada che univa (ed unisce) Mantova a Lucca, che solca la Pianura Padana e l’Appennino Tosco-Emiliano.
Un parco nazionale
Forse non tutti sanno che, le montagne e le colline alle spalle di Reggio Emilia ospitano il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano (attraversato della Granfondo Matildica Merida). Istituito 20 anni addietro, è caratterizzato da una biodiversità importantissima e da qualità poco riscontrabili in altre zone.
Questo perché è contiguo a zone climatiche con caratteristiche estremamente differenti tra loro, tipicamente europee continentali e mediterranee. Inoltre ha diversi punti con crinali che scorrono intorno ai 2000 metri di altitudine, dalle caratteristiche “quasi” alpine.
Il territorio dei castelli
Reggio Emilia è una sorta di punto di confine. Da una parte la Pianura Padana, dal lato opposto un Appennino frastagliato, verdissimo e pieno zeppo di storia. Molti lo chiamano il territorio dei castelli e nei punti più lontani dalla città, un po’ fuori orizzonte, la morfologia collinare/montana richiama da vicino la Toscana. Cipressi, viali e sentieri che si allungano a perdita d’occhio, tratti che solcano il profilo collinare quasi a delineare il confine tra la terra ed il cielo.
«Ogni colle ha il suo castello», si dice da queste parti, a sottolineare una delle tante caratteristiche di un comprensorio famoso nel mondo prima di tutto per il formaggio, per il vino e per l’aceto balsamico tradizionale, ma anche per quelle leggende del passato. Le bellissime ville estensi (molte di esse nascondono le acetaie dove far maturare l’aceto balsamico tradizionale) e le chiese che mescolano le epoche storiche.
A partire da Albinea che per tanti anni è stata il punto di partenza ed arrivo della Granfondo Matildica, passando per San Polo d’Enza, Quattro Castella e Canossa con la sua riserva e la rupe. Vetto e Ventasso, molto lontani dal traffico cittadino. Castelnovo Nè Monti con i suoi calanchi e Carpineti, piccolo centro dell’appennino riconosciuto come sito Unesco. Per finire Casina, borgo dei monti reggiani che rientra nell’area di produzione del Parmigiano Reggiano di Montagna, un simbolo anche di sostenibilità, non un dettaglio banale.