| 21 Marzo 2024

Sportful Dolomiti Race, strade delle montagne olimpiche

«In trent’anni di manifestazione, mettere il traguardo in Piazza Maggiore nel cuore di Feltre è stata la cosa più bella e intelligente che abbiamo fatto. Vedere gli arrivi è un’emozione. C’è lo speaker che fa il tuo nome, le medaglie al collo, i parenti che aspettano, i ciclisti che arrivano con le lacrime agli occhi. E’ la perla che corona l’impresa che hai appena fatto». Ivan Piol, della Sportful Dolomiti Race, non ha dubbi quando gli chiediamo del “suo punto X” della granfondo.

Siamo a Feltre, dunque, Dolomiti. E’ questa un’altra perla delle maggiori prove dislocate lungo l’arco alpino. La più importante della porzione orientale delle Alpi. Due i percorsi: un lungo di 200 chilometri e 5.000 metri di dislivello. E uno più breve di 120 e 2.450 metri di dislivello. Due anelli che in qualche modo tornano alle origini.

L’arrivo in Piazza Maggiore a Feltre. Una rampa piena di emozione (foto Sportful Dolomiti Race)
L’arrivo in Piazza Maggiore a Feltre. Una rampa piena di emozione (foto Sportful Dolomiti Race)

Sportful olimpica

«Volevamo sfruttare al massimo l’onda olimpica – dicono in coro Anna Valerio e Ivan Piol, del Pedale Feltrino, la società organizzatrice – le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Cortina appunto Belluno, la nostra terra. E il percorso del prossimo giugno si sviluppa quasi totalmente nella nostra provincia, mentre prima per l’80 per cento si pedalava in Trentino. Si chiudeva qualche occhio, ma di fatto c’era qualche mal di pancia».

Siamo nel lembo settentrionale del Veneto, laddove le Prealpi, dopo la Conca Feltrina, diventano Dolomiti. Dolomiti Bellunesi. Feltre stessa è una delle porte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, appunto.

Anna Valerio poi insiste sul tema a cinque cerchi. «Vogliamo far vedere quali sono dunque le terre di queste Olimpiadi. Il Monte Pelmo, il Civetta, il Parco Nazionale. I ciclisti devono assaporarle, non devono guardare solo il copertone anteriore… che dopo un po’ annoia!».

Il Teatro de La Sena, detto anche la Piccola Fenice, una vera perla di Feltre
Il Teatro de La Sena, detto anche la Piccola Fenice, una vera perla di Feltre

Feltre, partenza elegante

Feltre è una città vescovile. Una sede importantissima che nel medioevo, ma anche prima, era uno snodo cruciale lungo la Via Claudia Augusta, una sorta di roccaforte per chi viaggiava verso le Alpi e custode silente per chi procedeva verso Venezia. I legami tra Feltre e la Serenissima erano fortissimi. Economici, politici, ecclesiastici… Il legno per le palizzate di Venezia veniva tutto da qui. E proprio sulle palizzate si basa, nel vero senso della parola, Venezia.

«Il Teatro de La Sena con i suoi 230 posti è la riproduzione in miniatura della Fenice di Venezia – spiega Valerio – Per giugno, in collaborazione con il FAI, abbiamo organizzato delle escursioni in diversi luoghi simbolo di Feltre, così che anche gli accompagnatori possano divertirsi e passare il tempo. Oltre alla Piccola Fenice c’è la Feltre sotterranea, di età romana, sotto al Duomo e la vista al Castello, con degli affreschi di grande pregio».

E sono belli anche i dintorni di Feltre, con i suoi paesini a mezza costa, i pascoli, i campanili i tanti percorsi ciclabili. E questi si possono scoprire con un altro evento super coinvolgente, la Sportful Dolomiti Gravel a luglio.

L’altimetria del percorso maggiore. Quello più breve misura 125 chilometri ed evita Duran e Staulanza
L’altimetria del percorso maggiore. Quello più breve misura 125 chilometri ed evita Duran e Staulanza

Il Museo della bici

Lasciata Feltre il percorso procede verso la Valle del Mis. Qui domina il paesaggio, elemento portante della prova bellunese. Ma prima s’incontra il Museo Storico della Bici Toni Bevilacqua.

«E’ un patrimonio delle nostre terre – dice Piol – Sergio Sanvido, un vecchio negoziante della zona, negli anni ha accumulato questo patrimonio inestimabile e lo ha donato al Comune di Cesiomaggiore, tra l’altro il paese del ciclismo. Tutte le sue vie sono dedicate ai campioni del pedale. All’interno del museo ci sono le bici di Coppi, Pantani, Indurain… ».

La Valle del Mis invece è il troncone successivo. E’ una di quelle valli di “mezza” montagna. Un collegamento affascinante. La strada è stretta. Ai lati il verde è profondo, intenso. C’è un piccolo lago prima di iniziare le vere scalate e spesso si pedala all’interno di gallerie scavate nella roccia viva. Un tempo erano buie, ora le ultime due che non hanno corrente saranno illuminate dall’organizzazione nel giorno della granfondo.

Una fantastica veduta del Monte Pelmo non lontano dallo scollinamento dello Staulanza (foto Veneto.eu)
Una fantastica veduta del Monte Pelmo non lontano dallo scollinamento dello Staulanza (foto Veneto.eu)

Inizia la rumba

La Valle del Mis di fatto dà il via all’incetta di salite che aspetta i granfondisti. A quel punto il gioco si fa duro. In successione ecco Forcella Franche, Passo Duran, il più duro di giornata, Forcella Staulanza, Forcella Aurine, Passo Cereda e Croce d’Aune. 

Si entra nel cuore delle Dolomiti. «Dopo Forcella Franche si plana su Agordo – proseguono Valerio e Piol – si attacca il Duran, passo davvero tosto. Discesa molto tecnica e si arriva a Dont e qui siamo nella Valle di Zoldo. L’anno scorso il Giro d’Italia si fermò a Palafavera, la Sportful Dolomiti Race prosegue fin sullo Staulanza. Qui il valico è un vero spettacolo». 

L’ultima fatica, il Passo Croce d’Aune (foto Sportful Dolomiti Race)
L’ultima fatica, il Passo Croce d’Aune (foto Sportful Dolomiti Race)

Dentro le Dolomiti

Sullo Staulanza si scollina fra due delle cime dolomitiche più iconiche. A destra, il Monte Pelmo, detto anche il “Caregon del Signore”, il Trono di Dio, per la sua forma. A sinistra, il Monte Civetta. Sotto i ghiaioni stacca il verde potente degli abeti e dei larici che d’autunno regalano un gioco di colori stratosferico.

Si scende, lungo una strada perfettamente asfaltata. E’ un cullarsi di curve divertenti. Si giunge al Lago di Alleghe, altra meta da visitare. Si risale Forcella France e da Sagron del Mis si attacca il Passo Cereda. 

«Si sale da un punto inedito. E’ una stradina stretta – racconta Piol – ma asfaltata. Molto bella e altrettanto dura. Si sbuca a 1,5 chilometri dalla vetta nel versante classico. Segue una discesa tencica che porta al finale tradizionale: il fondovalle del Primiero e il mitico Croce d’Aune». 

Anche questo è un valico storico per il ciclismo. In vetta c’è il monumento a Tullio Campagnolo, l’inventore del cambio.

Assolutamente da assaggiare, il formaggio Piave (foto Lattebusche)
Assolutamente da assaggiare, il formaggio Piave (foto Lattebusche)

Dal gelato al formaggio

Paesaggi e ancora paesaggi, Piol e Valerio insistono su questo aspetto. E’ questo forse il punto più forte della Sportful Dolomiti Race visto dove si snoda. E’ un continuo passare da alte quote a fondovalle. Cime, boschi e paesini con l’acqua vicino, che siano laghi o torrenti. Si toccano non meno di quattro “regioni storiche”: Agordino, Valle Zoldana la valle dei gelatai, si lambisce il Cadore e si rientra dal Primiero.

Come abbiamo visto anche per le altre perle alpine presentate sin qui, passando di zona in zona cambiano anche i sapori. A tal proposito la Sportful Dolomiti Race ha saputo coniugare al meglio l’aspetto ciclistico con quello della tradizione, tanto da attirare uno dei maggiori produttori di formaggi della zona tra gli sponsor. Parliamo Lattebusche, azienda nota in tutto il mondo (e pluripremiata) per il formaggio Piave.

La Sportful Dolomiti Race si tiene a Feltre il prossimo 16 giugno. Cliccate qui per le iscrizioni e tutte le altre informazioni utili.

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