Il fiatone si fa sempre più forte. I polmoni cercano con affanno l’ossigeno. L’aria a quelle quote è finissima, ma non troppo per un ciclista che insegue il sogno della vetta dello Stelvio. Siamo ad oltre 2.700 metri di quota e soprattutto siamo in un tempio del ciclismo.
Alpi e bici: un connubio indissolubile. Salite, panorami, storie, fatica, sapori… senso della conquista. C’è tanto dell’essenza del ciclismo stesso quando si pedala in certi luoghi. Soprattutto sullo Stelvio.
Dalle cime ai vigneti
Lo Stelvio si può incontrare proprio a La Stelvio Santini, uno degli eventi “perla” che ci sono lungo l’arco alpino. Mario Zangrando, dell’US Bormiese, ne è il patron. Con lui ripercorriamo le strade che il prossimo 2 giugno a Bormio ospiteranno questo evento che raduna migliaia di partecipanti da tutto il mondo.
Senza dubbio i 2.758 metri dello Stelvio sono il clou di questa manifestazione. Ma non è il solo il Gigante a mostrare la bellezza di quei luoghi e a richiedere polmoni d’acciaio. C’è anche un certo Mortirolo!
Siamo a Bormio, “capitale” della Valtellina. Lo Stelvio è un cardine delle Alpi Retiche, massicci imponenti che cambiano radicalmente rispetto alle Dolomiti ad Est e sono ancora diversi dalle Alpi Occidentali di Piemonte e Valle d’Aosta. Massicci di rocce metamorfiche, scisti grigi, quasi neri, con tratti rossi.
Quindi rocce, ghiaioni, prati e pascoli d’alta quota, boschi villaggi e ancora più in basso i vigneti. E sì, perché sono proprio i piani verticali, cioè le grandi differenze di quota, una caratteristica della Stelvio Santini.
«E quest’anno – esordisce Zangrando – non siamo potuti scendere ancora più basso, ai 250 metri di Tirano. Ci sono infatti dei lavori per le Olimpiadi (Bormio sarà una sede dei Giochi di Milano-Cortina 2026, ndr) e così ci terremo qualche centinaio di metri più in alto».
In Valtellina
In pratica si percorre un “otto”. Si parte da Bormio, si scende in Valtellina, si ripassa da Bormio e si sale verso lo Stelvio dove è posto il traguardo.
«Abbiamo scelto di fare degli “zig zag” per la Valtellina – dice Zangrando – il percorso resta comunque molto impegnativo. Prima ci sono le “salitelle” che noi del posto facciamo in allenamento. Misurano 3-4 chilometri, ma sono dure. Di bello c’è che sono scarsamente trafficate».
«L’idea è quella di restare in un diametro di 50-60 chilometri attorno Bormio per mostrare a chi viene le nostre bellezze e la varietà dei paesaggi. Scendendo verso Tovo, il giro di boa a 530 metri di quota, si passa dai boschi ai meleti, fino ai vigneti. Si scende sul versante occidentale e si risale da quello orientale e più precisamente dal Mortirolo, per poi risalire a Bormio e quindi dare assalto allo Stelvio».
Non solo Stelvio
E qui Zangrando, tirando in ballo il Mortirolo, mette a segno un grande colpo. Si sale sul mitico e durissimo passo che incoronò Marco Pantani tra i giganti del pedale. Ma ci si sale dal versante di Guspessa e il Mortirolo che tutti conosciamo si raggiunge “in discesa”.
«Con il sindaco di Sernio – dice Zangrando – il paese da dove si attacca il Mortirolo, abbiamo fatto un bel lavoro. Per raggiungere il culmine di Guspessa (1.960 metri di quota, ndr) sono stati appositamente asfaltati gli ultimi 3 chilometri di salita. Una volta in cima è un vero paradiso.
Per una decina di chilometri in pratica si pedala su un falsopiano con una vista sulla Vallecamonica da una parte e sulla Valtellina dall’altra. Una strada incredibile. Da lì si arriva al classico Gpm del Mortirolo, un centinaio di metri più in basso di Guspessa».
A quel punto, sul Mortirolo, con pendenze che sfiorano il 20 per cento si entra nel cuore della Stelvio Santini e si accende, come dicevamo, quel connubio fra ciclismo e Alpi.
Come le aquile
Lasciato alle spalle il Mortirolo si riscende in Valtellina all’altezza di Tiolo, da lì si risale verso Bormio. La strada attraversa vecchi borghi. La valle ad un tratto si fa più stretta. Poi usciti dai ripidi bastioni si apre, quasi all’improvviso la conca bormiese. E’ la quiete prima della tempesta. Ma è una bella tempesta. Alzando gli occhi, nascosto in una valle stretta, ecco lo Stelvio.
«Speriamo di arrivare sin lassù con i mitici cumuli di neve ai lati – racconta con passione Zangrando – la scorsa estate per la prima volta in 13 edizioni non ci siamo arrivati a causa del meteo inclemente. Avendo a che fare con certe quote, siamo sempre un po’ “sub judice”. Ma speriamo bene dai… ora la neve è arrivata ed è anche parecchia, a giugno potrà essere un bello spettacolo».
Vino e pizzoccheri
La Stelvio Santini è dunque anche un viaggio enogastronomico. E lo anche in virtù dei suoi diversissimi piani altimetrici. Si va dai formaggi d’alta quota, ai vini dei vigneti più in basso, passando per i pizzoccheri che sono tipici proprio della Valtellina e dei suoi borghi con le case in pietra.
«Oggi noto che questo aspetto turistico assume sempre più interesse, specie negli stranieri che magari arrivano prima della “gara” o restano nei giorni successivi. E’ bello vedere che rimangono in valle, anche perché hanno la possibilità di scoprire le altre salite mitiche che ci sono. Penso al Gavia, ma anche ai Laghi di Cancano. Questa salita, specie dopo l’arrivo del Giro del 2020, ha ottenuto un bel successo. Tanti corridori in ritiro a Livigno e tanti appassionati ci vanno. E’ ben esposta al sole, è scarsamente trafficata, è molto panoramica. In più non è impossibile».
Per iscriversi alla Stelvio Santini servono 130 euro. Nel pacco gara il main gadget è una maglia Santini di alta qualità. Oltre al percorso lungo di 130 chilometri ce sono altri due: un medio da 108 e un corto da 64.
La prova si può affrontare anche in coppia. «Ci piaceva questo concetto – conclude Zangrando – per andare oltre l’agonismo. Pedalare insieme vuol dire aspettarsi, condividere, godersi i panorami. Per queste coppie, che siano padre e figlio, amici, moglie e marito… è previsto un regalo speciale».
Per tutte le informazioni si può consultare il sito de La Stelvio Santini.