| 24 Luglio 2024

La verde, azzurra, scintillante Val Veny. Scopriamola insieme

La verde, azzurra, scintillante Val Veny. Verde per le foreste, come il bosco del Peuterey. Azzurra per i laghi, come quello di Miage e di Combal. Scintillante per i ghiacciai, quello della Brenva e del Miage.

Qualche giorno fa abbiamo raccontato di E-bike Mont Blanc, un progetto lanciato da poco che vuole valorizzare, attraverso il turismo sostenibile, l’incredibile territorio ai piedi della cima più alta d’Europa. Oggi entriamo più nel dettaglio, andando a vedere uno dei percorsi proposti dal progetto, quello che porta appunto alla scoperta della meravigliosa Val Veny, uno dei polmoni di Courmayeur.

Si tratta di un itinerario di una quarantina di chilometri con circa 1.300 metri di dislivello, pensato sì per le e-bike, ma percorribile naturalmente anche con le mtb tradizionali e pure con una gravel, magari con degli pneumatici generosi.

La cassaforte Passerin d’Entrèves, una casa fortificata medievale risalente al 1351 (foto courtesy of Courmayeur Mont Blanc)
La cassaforte Passerin d’Entrèves, una casa fortificata medievale risalente al 1351 (foto courtesy of Courmayeur Mont Blanc)

La casa blindata

La partenza è fissata nel cuore di Courmayeur, dalla pittoresca Piazza Abbé Henry. Da qui si scende a Dolonne, passando accanto al Courmayeur Sport Center, punto di riferimento sia per gli sportivi locali che per i turisti.

Si prosegue attraversando la frazione di Entrelevie, si continua per La Saxe e poi fino alla frazione di Entrèves. “Entrèves” in lingua patois significa “tra le acque”, perché si trova esattamente alla confluenza tra la Dora di Veny e la Dora di Ferret. A Entrèves si trova anche un edificio storico particolarmente interessante. Si tratta della cassaforte Passerin d’Entrèves, una casa fortificata medievale risalente addirittura al 1351. E’ tutt’ora proprietà della famiglia Passerin d’Entrèves per cui non è visitabile all’interno, ma una piccola sosta per ammirarla dall’esterno vale sicuramente la pena.

Notre Dame de la Guerison

Da Entrèves si svolta a sinistra per entrare ufficialmente nella Val Veny, passando per il santuario di Notre Dame de la Guérison. Questo era un luogo di passaggio obbligato per i viandanti, i quali, prima di inoltrarsi nella valle, con le sue meraviglie, i suoi misteri e i suoi pericoli, si fermavano per una preghiera in favore dei propri cari ammalati. Da qui si può infatti ammirare in tutta la sua maestosità il ghiacciaio della Brenva che, anche se intaccato negli ultimi anni dal cambiamento climatico, resta una visione sublime, a metà tra meraviglia e paura.

Si attraversa la Dora per entrare nel bosco del Peuterey, un’area verde rigogliosa ricca di flora e fauna, in cui ogni anno ad inizio luglio si tiene il Festival Celtica, che riunisce artisti provenienti dalle diverse nazioni di tradizioni celtiche e attrae visitatori da tutta Europa.

Il Lago del Miage

La strada prosegue e dopo qualche chilometro di sterrato si ripassa il fiume e ci si inerpica, stavolta su asfalto, lungo la morena del Miage. Una volta arrivati a Cabane Combal è d’obbligo una deviazione a piedi, lasciando la bici al rifugio, per l’imperdibile Lago del Miage. Dieci anni fa è stato molto ridimensionato dal movimento detritico sottostante, ma non ha perso il suo fascino. Ora il lago ha una specifica forma a cuore che lo rende particolarissimo, e che giustifica la (seppur breve) deviazione.

Ripresa la bici si entra in un altro paesaggio estremamente interessante, la piana di Combal. Si tratta di una zona paludosa dove un tempo c’era un lago, attraversata da una strada militare sterrata molto caratteristica, un lungo rettilineo di cui godersi ogni metro anche grazie al fatto, non trascurabile da queste parti, che è praticamente pianeggiante. Ben presto però la salita ricomincia e si snoda nei tornanti che portano fino ai 2.195 del Rifugio Elisabetta.

A questo punto si hanno nelle gambe già circa mille metri di dislivello ed è senz’altro consigliabile approfittare del rifugio per una sosta dove riposarsi, ammirare il paesaggio e rifocillarsi, in vista degli ultimi 4 chilometri di ascesa.

Sosta alla Casermetta

Dal Rifugio Elisabetta si apre un secondo piccolo altipiano da cui si può godere della vista delle Pyramides Calcaires, delle formazioni rocciose uniche nel loro genere. Uniche perché sono nientemeno che il punto di scontro tra la placca africana – di cui fanno parte come tutta l’Italia – e quella europea, che inizia precisamente da lì. Per questo si tratta di un luogo frequentatissimo dai geologi di tutto il mondo, perché lì e solo lì è possibile studiare l’ultimo affioramento di roccia calcarea prima del granito che caratterizza tutto il massiccio del Monte Bianco.

Il profilo delle Pyramides ci accompagna fino ad una costruzione chiamata la Casermetta, a 2.350 metri di quota, ristrutturata con un progetto europeo transfrontaliero. Ora la Casermetta è un importante punto di informazione nel tour del Monte Bianco, gestito dalla Fondazione Montagna Sicura. Qui si può fare un’ultima sosta, anche solo per ammirare il bellissimo plastico del massiccio del Monte Bianco visibile all’interno.

Raggiunto il Col de la Seigne, la discesa è adrenalinica (foto courtesy of Courmayeur Mont Blanc)
Raggiunto il Col de la Seigne, la discesa è adrenalinica (foto courtesy of Courmayeur Mont Blanc)

In cima, senza fiato

Ormai manca poco, ci siamo quasi. Meno di un chilometro, dalle pendenze però significative e dallo sterrato abbastanza impegnativo, porta finalmente alla Cima Coppi di questo percorso, ai 2.516 metri del Col de la Seigne.

Questo valico offre una vista mozzafiato sulle valli della Savoia francese, che si aprono d’improvviso davanti agli occhi. A destra, verso nord, parte il sentiero che porta al rifugio Robert Blanc, a sinistra, verso sud, quello che porta in basso verso Beaufort. Ma il nostro itinerario finisce qui, ora non resta che girare la bici, elettrica o muscolare che sia, e godersi il ritorno (tutto in discesa) fino a Courmayeur.

Courmayeur – Mont Blanc

Da Courmayeur a Col de la Seigne

Ecco il percorso da Courmayeur alla cima della Val Veny che descriviamo nell'articolo. Tracciato di 41,2 chilometri con 1.468 metri di dislivello positivo

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