Il secondo anello di Fermo Rebirth, uno dei circuiti di Marche Outdoor dedicati alla rinascita del suo entroterra, si snoda in un’area della regione meno conosciuta, ma non per questo meno accattivante dal punto di vista ciclistico. Nel primo anello abbiamo descritto le colline fermane come un susseguirsi di strappi e discese ed anche in quest’occasione di pianura ce n’è davvero poca. Alla fine si accumuleranno 1.800 metri di dislivello in 74 chilometri.
Secondo anello, si va
Il percorso inizia a Servigliano, uno dei Borghi più Belli d’Italia, e corre in senso antiorario. Lasciata la spaziosa Piazza Roma ci si muove verso nord, incontrando il primo strappo dopo 3 chilometri. Si tratta di appena un chilometro, ma la sua pendenza media rasenta il 10 per cento, ottima per… rompere il fiato.
Passiamo il paese di Falerone, dove la seconda settimana di agosto viene festeggiata la “Nzegna”, una festa dove le otto contrade del paese realizzano carri allegorici composti prevalentemente da grano. Si continua in direzione di Sant’Angelo in Pontano, che però vediamo solo in lontananza. Infatti svoltiamo a sinistra in direzione sud. Tra i vari saliscendi troviamo un altro chilometro al 10 per cento in località Saline (chilometro 15). Quindi altri 3 chilometri di falsopiano per raggiungere Penna San Giovanni, vera e propria perla dell’antica Marca Fermana. Qui ci fermiamo: merita una visita il settecentesco Teatro Comunale, interamente ligneo.
Profumo di Sibillini
All’orizzonte si ergono i 2.300 metri del Monte Priora, già facente parte dei Sibillini. In una decina di chilometri si superano due vallate, lasciandosi alla propria destra Monte San Martino e pedalando su strade secondarie in cui è davvero raro incontrare un’automobile. Al chilometro 29 ci si immette sulla vecchia Statale Fermana-Faleriense, svoltando a destra e concedendosi 5 chilometri di tregua risalendo il corso del Fiume Tenna.
Poi si svolta a sinistra ed inizia la principale difficoltà di giornata, ovvero la salita verso Smerillo: 8 chilometri al 6,3 per cento di pendenza media, ma con punte di pendenza massima in doppia cifra, tanto che nella seconda parte dell’ascesa si contano diversi tornanti. Prima dell’abitato di Smerillo si svolta a destra, si svalica a quota 805 metri e si raggiunge il centro abitato di Monfalcone Appennino. Abbiamo da poco superato la metà dell’itinerario ma le maggiori difficoltà sono ormai alle spalle.
Si scende infatti verso Santa Vittoria in Matenano e si tocca Montelparo ed un breve tratto del primo anello di Fermo Rebirth, quindi si continua in discesa verso Monteleone di Fermo. Arrivati in Val d’Ete e superato l’omonimo fiume si risale dalla sponda opposta verso Belmonte Piceno (4 chilometri al 4 per cento), prima di fare ritorno a Servigliano.
Terzo anello, si sale
Con il terzo anello di Fermo Rebirth si vanno a lambire i Monti Sibillini, entrando per buona parte nel Parco Nazionale. Ne consegue un itinerario impegnativo, con un dislivello di 1.830 metri in 86 chilometri.
Partenza e arrivo sono situati presso l’Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale, a circa 6 chilometri da Amandola, nei pressi del Lago di San Ruffino. Dopo i primi 6 chilometri pianeggianti, si percorre a ritroso un tratto del secondo anello, quello con lo strappo nelle vicinanze di Monte San Martino e, soprattutto, la salita che porta a Penna San Giovanni (4 chilometri al 7,5 per cento).
Da qui inizia un lungo tratto vallonato sempre tra i 500 ed i 600 metri di quota, in cui la difficoltà principale è rappresentata dallo strappo di Monte Santa Lucia (3 chilometri al 6 per cento), posto più o meno a metà strada tra i centri di Sarnano e Amandola.
La maga Sibilla
Proprio poco dopo Amandola inizia la principale salita di questo anello, ovvero, gli 11 chilometri al 5 per cento che portano a Montemonaco (940 metri di quota) dopo aver superato anche l’abitato di Montefortino. Siamo praticamente ai piedi del Monte Sibilla che dà il nome a questo massiccio appenninico ma, invece di svoltare a destra per addentrarci alle pendici del Vettore, prendiamo a sinistra la via del più tranquillo ritorno.
Dal parco di Montemonaco, ferita dal terremoto, si vede il monte Sibilla Paesi curati, alcuni ancora sfregiati dal sisma, luoghi silenziosi
Lunga discesa sino a Comunanza (dichiarato “paese della longevità” grazie alla presenza di diversi ultracentenari), dapprima più ripida, poi in falsopiano, quindi ancora un “dentello” di 2 chilometri al 7 per cento prima della picchiata sul Lago di San Ruffino e sull’omonima abbazia per completare questo impegnativo percorso tra fiumi, laghi e montagne, avvolti in un rilassante silenzio.