| 14 Maggio 2025

Ciclabilità a Roma: tra nuove infrastrutture e sfide irrisolte

Roma, città eterna, fatica a diventare una metropoli bike-friendly. Nonostante qualche timido progresso, come la nuova pista ciclabile Monte Ciocci-San Pietro (foto apertura di Roma Mobilità) e l’avvio dei lavori per il GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Bici), la situazione della mobilità ciclistica resta critica. A raccontarlo è Loreto Valente, influencer noto su Instagram con il nickname Bringyourbike e ciclista urbano dal 2004, che ci espone il suo punto di vista.
«Ma sei sicuro che non volevi sentire il parere di qualcun altro più ottimista?» scherza ma non troppo. Eh sì, vogliamo la sua verità…

Loreto Valente, con Bringyourbike pubblica molti video di denuncia sulla ciclabilità nella Capitale
Loreto Valente, con Bringyourbike pubblica molti video di denuncia sulla ciclabilità nella Capitale

La nuova Monte Ciocci-San Pietro

Partiamo dal nuovo tratto di 1,5 km che collega la stazione metro di Valle Aurelia (presso Monte Ciocci) con la Passeggiata del Gelsomino, a due passi dalla Basilica di San Pietro. E’ stato inaugurato il mese scorso e va a prolungare verso il Vaticano i 5 km preesistenti della ciclabile Monte Mario-Monte Ciocci. Tuttavia, questo nuovo segmento che presenta anche un tratto in galleria (ricavato da un’ex-ferrovia), è una ciclovia pedonale più che una vera e propria pista ciclabile. «Serve a fare una passeggiata – spiega Valente – ma non è una ciclabile dedicata. E’ condivisa con i pedoni e offre scorci magnifici sul centro di Roma, ma non è pensata per chi si sposta in bici ogni giorno».

La sua funzione principale, dunque, è turistica: «C’è un grande indotto di cicloturismo a Roma e questa ciclabile fa la sua figura», ammette. Tuttavia, la gestione burocratica ha complicato il progetto: «In generale, a Roma la burocrazia è elefantiaca. Ogni intervento deve passare per la Soprintendenza, che spesso blocca o modifica i lavori senza competenze specifiche in tema di mobilità».

Il GRAB: un anello per turisti?

Se la Monte Ciocci-San Pietro è già realtà, il ben più lungo GRAB – il grande anello ciclabile che dovrebbe connettere i principali punti di interesse della città lungo circa 50 km – è ancora in fase di realizzazione.

«Finalmente è partito il primo lotto, ma i tempi saranno biblici. Secondo me prima di 4 o 5 anni non sarà completato nella sua interezza. Questo perché è vero che i lotti sono stati tutti assegnati, ma è altrettanto vero che ogni Municipio porterà avanti i lavori in autonomia, secondo le proprie disponibilità», avverte Valente.

Anche in questo caso, però, l’infrastruttura sembra pensata più per i turisti che per i romani. «I turisti andranno dai tour operator, noleggeranno una bici,  compreranno il pacchetto e si faranno il giro sul GRAB, ma non credo che per i Romani cambierà molto.

«Il GRAB non sarà una tangenziale delle bici, ma una ciclovia che passa per “passaggi segreti” (io li chiamavo così) trovati dagli appassionati», racconta. Un esempio è il primo tratto inaugurato, dall’Arco di Costantino al Circo Massimo: «Sono appena 300 metri su un marciapiede, condiviso con i pedoni, in una zona ad alta densità turistica. Per la mobilità urbana serve a poco».

Questo invece è il progetto del GRAB. Il primo lotto, tra il Colosseo ed il Circo Massimo è stato inaugurato il 16 aprile (foto Roma Mobilità)
Questo invece è il progetto del GRAB. Il primo lotto, tra il Colosseo ed il Circo Massimo è stato inaugurato il 16 aprile (foto Roma Mobilità)

A Roma servono strade sicure

Il problema di fondo, secondo Valente, è che Roma non sta investendo in misure per rendere le strade più sicure. «Manca qualsiasi iniziativa per contrastare la violenza del traffico automobilistico – denuncia – Non ci sono dissuasori di velocità, né interventi strutturali per proteggere i ciclisti. Anzi, gli incidenti aumentano, mentre nel resto d’Europa calano».

Le uniche novità positive arrivano da qualche corsia ciclabile provvisoria installata post-Covid, che l’attuale amministrazione perlomeno non ha cancellato. Ma per Valente è troppo poco: «Siamo fermi. Le uniche cose che si muovono sono i progetti turistici, non quelli per chi usa la bici ogni giorno».

Ancora un’immagine del nuovo tratto della ciclabile che porta a ridosso del Vaticano (foto Roma Mobilità)
Ancora un’immagine del nuovo tratto della ciclabile che porta a ridosso del Vaticano (foto Roma Mobilità)

Il problema della burocrazia

Alla domanda se esista a Roma un’infrastruttura ciclabile all’altezza degli standard nord-europei, Valente risponde senza esitazione: «No, da nessuna parte». Cita il caso del nuovo tratto tra la Stazione Termini e L’Università “La Sapienza”, un percorso discontinuo e poco sicuro: «Devi attraversare la strada due volte, aspettare semafori, e alla fine nemmeno arriva dentro l’Università. Nessuno lo usa, perché è scomodo e pericoloso.

«Roma è una città che potrebbe essere meravigliosa in bici – conclude – Ma finché non si affronta il problema alla radice (la cultura automobilistica dominante e una burocrazia paralizzante) continueremo a pedalare in salita».

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