| 23 Luglio 2025

Pelle arrossata e tessuti superlight, cosa si può fare?

I tessuti superlight sono una sorta di nuova frontiera per il ciclismo a tutti i livelli. Dal Tour de France, fino ad arrivare ai capi tecnici dedicati ai ciclisti della domenica, siamo testimoni di un’evoluzione importante del vestiario sviluppato per il ciclismo.

La pelle è soggetta ad arrossamento quando si indossano questi capi così leggeri, quasi impercettibili e forati? Quali malizie si possono usare per proteggersi e prevenire delle problematiche? Vediamo insieme le considerazioni di Alé (direttamente del reparto ricerca e sviluppo), azienda che investe tantissimo nello sviluppo dei tessuti e cosa ci ha detto l’ex pro’ Ivan Santaromita, che oggi collabora con Q36.5.

Non solo tessuto, anche la texture

«I tessuti superlight e super tecnici – argomentano da Alé – ad esempio quelli che vediamo al Tour de France, ovvero quelli forati, non portano in dote una protezione ai raggi UV. Non hanno controindicazioni, ma bisogna considerare proprio questo fattore, soprattutto per chi ha la cute delicata e si arrossa facilmente. Esistono diversi tessuti invece, che hanno un fattore di protezione compreso tra 30 e 50. Sono traspiranti e non influiscono in modo negativo sulla termoregolazione – proseguono da Alé – ma in senso generale i tessuti sportivi usati oggi sono il risultato di una ricerca che va in questa direzione. L’obiettivo è quello di non trattenere il calore e garantire una ventilazione ottimale.

«Infine è sempre utile applicare delle creme protettive per la pelle e tendenzialmente non contrastano con i tessuti. Anzi – concludono da Alé – in caso di utilizzo dei tessuti superlight è consigliabile applicare sulla cute uno strato protettivo. Un fattore da non sottovalutare mai è la qualità del lavaggio di un capo tecnico, si preserva il capo nel tempo e non si influenzano negativamente le qualità tecniche dello stesso tessuto. Le indicazioni per un lavaggio corretto, sono presenti sull’etichetta del capo, consultabili facilmente sul sito».

Il compromesso giusto

«Nelle ultime stagioni siamo testimoni di un’evoluzione esponenziale – dice Santaromita – sicuramente per quanto concerne i tessuti (in primis su vestibilità, ergonomia e fitting), condizionati dalla ricerca aerodinamica. Siamo nella categoria abbigliamento e quindi è da considerare la termoregolazione. A mio parere, un utilizzatore normale, non un professionista, un amatore se pur di buon livello, non dovrebbe mai fare passare in secondo piano il comfort, quindi il giusto compromesso tra la vestibilità, il piacere di indossare un capo tecnico, che sia superlight o meno, comunque comodo.

«E’ importante considerare l’aspetto soggettivo di una pelle delicata. Il ciclista appassionato che ha una pelle bianca, delicata e soggetta ad arrossamenti – prosegue il varesino – prima di tutto dovrebbe applicare della crema protettiva ed evitare indumenti troppo sottili che non hanno protezione UV. Q36.5 ha sviluppato un capo tecnico leggero e protettivo al tempo stesso, con una pannellatura posteriore, un tessuto che usa anche il Graphene, capace di proteggere e di non accumulare calore».

Luigi Bergamo e Tom Pidcock
Luigi Bergamo e Tom Pidcock

Tessuti mesh superlight, sono necessarie delle accortezze, parola di R&D

«I tessuti superlight, ad esempio quelli che vediamo ora al Tour de France, spesso sono privi di protezione UV-argomentano dal reparto ricerca e sviluppo Q36.5-fattore che espone la pelle al rischio di scottature. Sono tessuti particolarmente fini, sicuramente leggeri, ma si deteriorano facilmente. Nel caso di Q36.5, i tessuti impiegati sono progettati per garantire un equilibrio tra tessuti “meno aperti”, leggerezza, resistenza e gestione ottimale dell’umidità. Un esempio è la maglia Dottore Pro, realizzata con una struttura woven high-density, che offre un’elevata robustezza insieme a un’ottima protezione UV. In generale-proseguono da Q36.5-i tessuti mesh estremi non sono progettati per un utilizzo intensivo prolungato. Pensando a scenari meno estremi i tessuti non mesh estremizzati possono risultare più efficaci. Ad esempio quando l’atleta si bagna volontariamente ed il tessuto satura attivando il raffreddamento evaporativo, un meccanismo molto efficiente per ridurre la temperatura corporea. I nostri capi-concludono da Q36.5-sono progettati per asciugarsi rapidamente, riducendo al minimo la sensazione di freddo ed in generale sono compatibili con le creme protettive, anche se è necessario considerare la composizione della crema stessa».

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