| 20 Ottobre 2025

Da Assisi ad Ascoli Piceno: è il Cammino Francescano della Marca

ASCOLI PICENO – La città e le maestose costruzioni del centro in travertino accolgono gli ultimi colpi di pedale di Giovanni Visconti e del nostro viaggio lungo i cammini – religiosi e non – che solcano l’area del cratere del sisma del 2016. Ad Ascoli Piceno si concludono il Cammino dei Cappuccini e anche quello Francescano della Marca, protagonista dell’ultimo racconto. Il centro è pieno di gru, la ricostruzione è finalmente nel pieno. Alcuni cantieri sono stati chiusi da poco, restituendo diversi palazzi alla bellezza precedente il terremoto.

L’appuntamento con il referente del Cammino, Paolo Petrucci, è nella Piazza dell’Arengo, davanti all’ingresso della Cattedrale di Sant’Emidio. Il Santo Patrono della città si celebra il 5 agosto con una serie di celebrazioni e feste che valgono il viaggio e a lui è dedicato anche il Cammino, in coabitazione con il Santo di Assisi.

«Il Cammino Francescano della Marca – spiega Petruccci – è il percorso che ha fatto San Francesco quando nel 1215 partì da Assisi per portare il suo messaggio ad Ascoli Piceno. Il suo biografo racconta che durante il tragitto raccolse diversi adepti e, non trovando posto in città, scelse una montagna con delle grotte subito fuori dall’abitato».

Cammino nato nel 2012

Il tragitto del Cammino Francescano della Marca parte da Assisi e misura poco meno di 170 chilometri. Passando attraverso Foligno sale verso Corfiorito, il punto più alto dal punto di vista altimetrico. Poi si scende lungo la Valle del Chienti cercando di evitare il più possibile le strade trafficate, prediligendo sentieri un po’ più stretti che richiedono più attenzione. Una volta passato Montalto di Cessapalombo, si va verso la zona di Sarnano e diventa tutto meno impegnativo. Il tracciato costeggia il fianco orientale dei Monti Sibillini, passa attraverso Amandola, Comunanza e poi prende la direzione di Ascoli.

«Il Cammino Francescano della Marca – spiega ancora Petrucci – è stato creato nel 2012 da Maurizio Serafini e Luciano Mongeri. Ha subito delle modifiche nel corso degli anni perché il percorso, che inizialmente era di 180-185 chilometri, è stato leggermente ridotto. Però sostanzialmente le tracce e i punti chiave sono sempre gli stessi. Il pellegrino che lo percorre è una persona che si è evoluta nel corso degli anni.

«Inizialmente – sorride – venivano proprio per ripercorrere le tracce di San Francesco. Una volta arrivò ad Ascoli un ragazzo appena uscito dal noviziato francescano e prima di entrare in convento aveva voluto ripercorrere il cammino con il saio e i sandali ai piedi. Ora ci sono ancora pellegrini che vengono per una scelta spirituale, al punto che alcuni lo affrontano da soli, senza incontrare una persona. E poi ci sono quelli che si mettono in viaggio per il piacere di farlo e mettersi a confronto con se stessi anche sul piano fisico». 

La conclusione nella cripta del Duomo

Si cammina e si pedala nel segno dei due Santi, in una terra che offre acqua e ombra in abbondanza, per cui chi anche scegliesse di avventurarsi sul percorso nel cuore dell’estate, troverebbe l’ambiente più adatto.

«L’ultima tappa è quella che da Venarotta arriva ad Ascoli – spiega Petrucci – ed è relativamente breve, perché sono 19 chilometri. Per cui il pellegrino arriva in tarda mattinata e si ferma in città appena per il tempo di prendere l’ultimo timbro e l’Emidiana, l’attestato che viene dato al pellegrino quando arriva ad Ascoli. Sopra c’è il timbro della diocesi e di solito viene consegnato nella cripta del Duomo, dove c’è la tomba con le ossa di Sant’Emidio. Il Cammino Francescano della Marca è sì il cammino che fece San Francesco per venire qui ad Ascoli, però diciamo che viene fatto anche in onore di Sant’Emidio, patrono di Ascoli e protettore dei terremoti.

«Perciò il pellegrino transita prima per il tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, la prima tomba del Santo. Poi viene nella cripta e con una certa emozione dopo 170 chilometri mostra la sua credenziale piena di timbri. E qui chiede che gli venga apposto l’ultimo timbro, quello che praticamente attesta che ha compiuto il Cammino. Questa cripta però oltre a essere il punto di arrivo del Cammino, è anche il punto di partenza, perché ci sono tanti che lo percorrono in senso contrario, con l’arrivo ad Assisi. Questo di solito avviene in periodi ben precisi, per esempio nell’ultima settimana di luglio, arrivando ad Assisi il Giorno del Perdono che dovrebbe essere il 2 agosto».

La logistica che rinasce

Quel che manca da sistemare, oltre a qualche ritocco alla segnaletica che in alcuni passaggi rischia di essere poco evidente, è l’aspetto dell’accoglienza. Si tratta di un punto nevralgico comune nelle aree del terremoto. Le strutture ricettive stano risorgendo. Alcune servono per far dormire gli operai impegnati nella ricostruzione. E altre, quelle che un tempo erano le più essenziali, approfittando dei finanziamenti stanno cambiando parzialmente il loro DNA.

«La logistica – spiega Petrucci – rappresenta ad ora l’aspetto più vulnerabile del Cammino. Nonostante la buona volontà nel creare il percorso, il terremoto del 2016 ha cambiato le carte. Nelle aree maggiormente toccate, quindi da Colfiorito a Sarnano, si potrebbero riscontrare difficoltà nell’accoglienza. Anche perché le strutture che prima vi si dedicavano in alcuni casi si sono trasformate in hotel o residenze di lusso.

«Ad esempio a Pieve Bovigliana si dormiva sulle brande di un ex convento francescano, che però ora è diventato una sorta di albergo di lusso. La stessa cosa che sta per accadere a Montalto di Cessapalombo, dove il vecchio ostello verrà adibito a un’ospitalità più elegante. A Venarotta e Ascoli si dorme ancora facilmente. E’ quello che in qualche misura accade sul Camino de Santiago, per dare modo di alloggiare a tutti: quelli che si accontentano e vogliono l’essenzialità e quelli che invece vogliono stare comodi».

La comodità è certamente un valore aggiunto, ma chiunque si affacci su un percorso del genere e in un territorio così severo come quello dell’entroterra marchigiano, sa di andare incontro al rischio di essere scomodo. In compenso gli scenari sono eccellenti, come pure i sapori. Il viaggio è finito. Con Visconti ci concediamo un pranzo ascolano nella centralissima Piazza del Popolo. Il Cammino Francescano della Marca scava nell’anima, ma è bello alla fine coccolarsi con delle olive ascolane e un fresco sorso di birra.

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