Ciclovie della Transumanza, ciclista e cavalloCiclovie della Transumanza, ciclista e cavallo

| 3 Novembre 2025

Ciclovie della Transumanza / Avventura nel profondo Abruzzo

CAPESTRANO – La nostra teoria, secondo la quale lontano dalle località turisticamente più rinomate si celino posti che possano dare grandi soddisfazioni a chi ha la curiosità di scoprirli in bicicletta, ha trovato conferma nell’esperienza che abbiamo vissuto in Abruzzo, per un press tour sul nuovissimo progetto delle Ciclovie della Transumanza che racchiude 378 chilometri in 12 itinerari.

Sarà il fascino dell’Appennino, sarà il taglio dato al viaggio stampa che ha puntato su escursioni gravel con dislivelli di tutto rispetto, sarà il periodo autunnale che con i suoi colori tinge tutto di meraviglia… ci abbiamo messo poche pedalate per diventare un tutt’uno con il territorio a cavallo tra la Provincia di Pescara e quella dell’Aquila, in un territorio che sale dal Fiume Pescara fino alle pendici del Rigopiano, sotto al fianco orientale del Gran Sasso. Con la Maiella a fare da sfondo ai nostri tour e con la Rocca di Calascio spesso visibile in lontananza durante le nostre cicloescursioni, come un occhio costante della storia che questo territorio porta con sé.

Le castagne attorno al fuoco

Rocca Calascio è visibile già dal sagrato del Convento di Capestrano, dove il nostro viaggio ha inizio. «Se ci spostiamo un po’ da questa parte – ci fa Roberto Di Vincenzo, presidente della casa editrice Carsa che è partner del progetto – la vediamo».

Il paese è in festa per il suo patrono e noi cominciamo a pedalare per un breve itinerario pomeridiano che scende fino a Popoli, dopo aver superato l’abitato di Bussi sul Tirino costeggiando l’omonimo fiume. Questi è considerato nientemeno che il più limpido e pulito d’Europa, data la moltitudine di micro-sorgenti che ne alimentano il corso. Non è un caso che siano sorte diverse attività di canoa che in estate richiamano molti turisti. Dopo uno strappo gravel, antipasto dei giorni successivi, ed una successiva veloce discesa arriviamo al crepuscolo alle sorgenti del Pescara.

Quindi le nostre guide del posto, Andrea e Giorgio di Bike for fun, caricano le bici sui loro furgoni e ci riportano nei pressi di Capestrano, dove Piero, proprietario dell’agricampeggio “Tenuta Il Guerriero”, ci prepara delle castagne con la brace del primo camino d’autunno e ci introduce alla storia dei popoli italici pre-romani di queste zone, passando per Celestino V («L’unico papa non incoronato a Roma, bensì a L’Aquila», ricorda) fino all’argomento della transumanza, ovvero l’usanza che da metà Quattrocento a fine Ottocento ha visto spostare greggi, mandrie e pastori da queste zone verso le Puglie e viceversa.

A ruota di un… sudtirolese

L’indomani ci svegliamo nel nostro bungalow, la nostra bici gravel ha passato la notte sotto al patio ed è pronta per l’itinerario che Patrick Kofler ha preparato per noi. Patrick è un altoatesino che si è innamorato dell’Abruzzo e solo per questo la sua storia merita un capitolo a parte. E’ lui che ha disegnato la rete di ciclovie che si dipana tra gli otto comuni del progetto, capofila del quale è il Comune di Cugnoli (gli altri, oltre ai citati Capestrano, Popoli e Bussi sul Tirino, sono Brittoli, Civitella Casanova, Montebello di Bertona e Torre de’ Passeri).

Come primo giorno di vera pedalata, la nostra guida sudtirolese ha previsto di salire sino ai 900 metri del Valico di Forca di Penne. «Ma se avete buona gamba – dice – possiamo arrivare fin lassù, dove si vede che il bosco diventa rosso» dice indicando con la mano il profilo della montagna che scorre davanti a noi, al di là della vallata che un tempo era essa stessa un immenso tratturo della transumanza.

Così, dopo una breve discesa verso il piccolo Lago di Capodacqua ed un caffè sulla successiva salita che porta a Villa Santa Lucia degli Abruzzi, ci ritroviamo a pedalare su una lunga mulattiera che, complice un cielo sereno, ci immerge nel giallo, nel rosso, nell’oro ambrato delle foglie di fine ottobre. I quasi 18 chilometri complessivi di ascesa ci fanno svalicare ai 1.360 metri in località Cannatina, dove ci sferzano delle raffiche di vento talmente veementi che ci costringono a mettere la bici a terra per fare delle foto al panorama in cui, sorpresa, si scorge l’Adriatico all’orizzonte.

Il progetto è in fase avanzata

La discesa è su asfalto e fortunatamente più coperta dal vento. Dopo pochi metri ci raggiungono Antonio e Morena di Wolftour, l’altro tour operator che ci fa da guida, e tutto il gruppo procede fino a Brittoli, poi continua fino al Ristorante Cesura di Cugnoli, dove a pranzo il vice-sindaco Lanfranco Chiola fa il punto sul progetto delle Ciclovie della Transumanza.

«Siamo già in fase avanzata – spiega – essendo partiti dall’infrastruttura materiale: il percorso ciclabile, ad oggi già mappato e inserito nelle app di settore, per poi essere rifinito da un punto di vista strutturale, dotato di segnaletica e caratterizzato nelle sue specificità». 

Risaliamo in sella e la luce che precede il tramonto colora i vigneti rendendo un po’ meno ardui i dislivelli del dopo-pranzo abruzzese… Superato Carpineto della Nora, concludiamo la discesa e la giornata presso l’accogliente agriturismo Masseria Spadone, dove consumiamo la cena attorno ad un grande tavolo con i proprietari, in un’atmosfera famigliare impreziosita da una pentola colma di sagne e fagioli.

La conquista del Voltigno

L’ultimo giorno di pedalate si apre con un’alba strepitosa a colazione e con il sorriso luminoso di una signora che di buon mattino ci saluta col clacson della sua vecchia Cinquecento mentre siamo già in salita da Civitella Casanova verso il Voltigno. Il Voltigno è la conquista di quest’oggi: un altopiano posto a 1.450 metri di quota che raggiungiamo con circa 13 chilometri di salita. Gli ultimi tre sono su fuoristrada avvolti dal bosco con le ruote delle nostre gravel ed e-bike che affondano sui cumuli di foglie cadute negli ultimi giorni.

Le cose più belle vanno, appunto, conquistate e la ricompensa per le pendenze e le temperature più rigide appena affrontate sono i cavalli che vagano allo stato brado lungo l’altopiano (foto in apertura). Quassù incrociamo un altro press tour di altri giornalisti. Loro sono a piedi e tra di loro c’è anche Giuseppe Calabrese, volto noto di Linea Verde. Chiudiamo l’anello del Voltigno scendendo fino al punto in cui avevamo lasciato l’asfalto, quindi proseguiamo a scendere fin sotto le pendici del Monte Bertona, dove ci aspetta per pranzo lo sdijuno del pastore (di cui leggerete i dettagli culinari domani…). 

Gli strozzapreti e lo stracotto

Per il pomeriggio Patrick ci “stuzzica” con una discesa assai più tecnica, fuori dalla rete delle Ciclovie della Transumanza, a riprova del fatto che il territorio offra spunti per tutte le tipologie di pedalatori, dalle famiglie agli stradisti, dai gravellisti ai rider. 

Ce la godiamo tutta e chiudiamo così le nostre pedalate a Farindola, presso il grazioso B&B Altrocanto, alle falde del Gran Sasso. Nel ristorante della struttura la degna conclusione del nostro viaggio sono gli strozzapreti con pesto di cicoria e lo stracotto di muscolo di manzo nel Montepulciano d’Abruzzo. E’ un piccolo lusso che, per tutti coloro che vorranno cimentarsi con i dislivelli di quest’angolo di Appennino, sarà ampiamente meritato.

Ciclovie della Transumanza

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