Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick KoflerCiclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler

| 5 Novembre 2025

Ciclovie della Transumanza / Il punto di vista di Patrick Kofler

Il progetto delle Ciclovie della Transumanza che vi abbiamo raccontato in questi giorni è nato per riscoprire un Abruzzo autentico, quello dei tratturi, dei pastori e delle vie che per secoli hanno collegato le montagne al mare. Ci ha incuriosito che l’ideatore dei tracciati, nonché nostra guida in sella, sia stato un altoatesino, Patrick Kofler (nella foto di apertura, intervistato dal Tg Regionale durante le nostre pedalate).

Patrick è di Bressanone ed è fondatore e Ceo di Helios, una realtà attiva nello sviluppo e nella comunicazione di servizi per la mobilità ed il turismo sostenibili. Il suo accento non c’entra molto con quello delle altre guide locali che ci hanno accompagnato, ma la sinergia e l’amicizia che li unisce ci ha fatto capire quanto egli si sia legato a questa terra. Per cui abbiamo pensato di chiedergli le potenzialità di questo territorio tra Gran Sasso e Maiella. Dal punto di vista, insomma, di chi vive in una regione cicloturisticamente (e non solo) ai massimi livelli

Patrick, come nasce il tuo legame con l’Abruzzo e con le Ciclovie della Transumanza?

Sono arrivato in Abruzzo nel 2017 per un corso organizzato dalla Camera di Commercio di Chieti Pescara e da Vivilitalia, uno spin-off di Legambiente. All’epoca la Via Verde della Costa dei Trabocchi era ancora un’idea e c’era tanto entusiasmo, ma poca esperienza concreta. Durante una delle lezioni, insieme a operatori locali, abbiamo iniziato a immaginare un prodotto cicloturistico dedicato alla transumanza. Quella è stata la scintilla: da lì sono nate collaborazioni e progetti che mi legano tuttora a questa regione.

Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
Un murales sulla salita per l’altopiano del Voltigno ci ricorda che siamo nel posto giusto per andare in bici
Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
Un murales sulla salita per l’altopiano del Voltigno ci ricorda che siamo nel posto giusto per andare in bici
Che impressione hai avuto del territorio al tuo primo impatto con l’Abruzzo?

Ho visto subito un enorme potenziale: paesaggi incredibili, montagne, colline e mare concentrati in pochi chilometri. E’ un’Italia autentica, sconosciuta, che ti sorprende dietro ogni curva. Ma ho notato anche delle criticità: mancava un vero sistema turistico, una visione complessiva di come creare e gestire un prodotto. C’erano tanti appassionati di bici, ma poca consapevolezza su cosa significhi costruire un’offerta turistica. E’ su questo che ho cercato di lavorare, portando un po’ di esperienza maturata in Alto Adige.

A proposito di questo: il modello altoatesino può funzionare anche in Abruzzo?

No, non credo. In Alto Adige e in Trentino il cicloturismo si è sviluppato grazie alle ciclovie di fondovalle, con grandi investimenti in infrastrutture. Ma in Abruzzo la realtà è diversa. Qui bisogna puntare su ciò che esiste già: strade secondarie poco trafficate, sentieri, stradine di campagna. E’ inutile aspettare trent’anni per infrastrutture faraoniche. Meglio investire sul “software”: la cultura, le competenze, i servizi. Le strade ci sono già, bisogna renderle accoglienti e farle funzionare.

Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
La nostra guida altoatesina ci ha portato a scoprire le (grandi) potenzialità cicloturistiche dell’Abruzzo
Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
La nostra guida altoatesina ci ha portato a scoprire le (grandi) potenzialità cicloturistiche dell’Abruzzo
Qual è il messaggio principale che cerchi di trasmettere nei tuoi progetti?

Valorizzare ciò che c’è. Significa usare l’esistente, migliorarlo e costruire una cultura dell’accoglienza cicloturistica. Spesso i dettagli fanno la differenza: un’officina per le bici, una lavatrice per gli indumenti tecnici, una colazione adeguata. Ma serve anche chiarezza nella comunicazione: il cicloturista deve sapere dove può fermarsi, dove troverà una struttura bike friendly. Oltre ai servizi, però, è importante pensare il prodotto anche dal punto di vista del mercato. Non basta avere un territorio bello: bisogna capire a chi ci si rivolge, che tipo di cicloturista arriverà, quali aspettative ha. Il territorio e il mercato devono incontrarsi.

L’Abruzzo sta imparando dal Nord, ma questo scambio funziona anche al contrario?

Ogni scambio è utile, purché non si cada nella tentazione di copiare. Quando amministratori o tecnici abruzzesi vengono in Alto Adige per vedere come funziona il cicloturismo, è importante che comprendano i meccanismi, non solo l’aspetto estetico. Copiare non serve: bisogna reinterpretare i modelli sulla base della propria identità. Anche l’Alto Adige, comunque, può imparare qualcosa. Ad esempio il tema gravel è ancora poco sviluppato da noi, nonostante il potenziale. Forse perché non c’è la necessità di attrarre nuovi ospiti. Ma in questo l’Abruzzo ha più fame, più voglia di sperimentare.

Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
La collaborazione con i tour operator locali (qui con Antonio Stroveglia di Wolftour, a destra) è fondamentale per fornire un’offerta vincente (foto Giorgio Liddo)
Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
La collaborazione con i tour operator locali (qui con Antonio Stroveglia di Wolftour, a destra) è fondamentale per fornire un’offerta vincente (foto Giorgio Liddo)
Quanto conta la collaborazione tra territori nel successo di un progetto cicloturistico?

E’ fondamentale. Il cicloturismo va oltre i confini amministrativi: il ciclista non sa se sta pedalando nel comune X o Y, vuole solo fare una bella esperienza. Se i territori non collaborano, il progetto non funziona. Un esempio virtuoso è il progetto DOGA – Dolomiti Garda, che abbiamo sviluppato con Paved Unpaved per quattro APT trentine. Si sono messe insieme per creare un prodotto unico, superando campanilismi. E’ difficile, ma necessario.

E nel caso specifico delle Ciclovie della Transumanza, che valore ha, secondo te, questo neonato progetto nel suo complesso?

E’ prezioso perché mette in rete comuni che normalmente non collaborerebbero: Cugnoli, Montebello, Capestrano, Popoli, Brittoli, Torre de’ Passeri, Civitella, Bussi. Li costringe a ragionare come sistema, e questo genera benefici per tutti. Dal punto di vista ciclistico, poi, il territorio è straordinario: selvaggio, vario, impegnativo. Come avete potuto vedere pedalandoci, è un’esperienza che dà tanto a chi ha gamba e voglia di mettersi alla prova. Ma può essere vissuta anche da chi cerca solo il piacere di pedalare lentamente, magari lungo il Tirino o ai piedi del Voltigno.

Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
Qui Patrick è con Andrea Di Pasquale di Bike for Fun (a sinistra). Notare gli immancabili arrosticini…
Ciclovie della Transumanza, Abruzzo, Patrick Kofler
Qui Patrick è con Andrea Di Pasquale di Bike for Fun (a sinistra). Notare gli immancabili arrosticini…
C’è una sfida principale per il futuro di queste Ciclovie?

Sì, quella di comunicare bene una rete. E’ facile promuovere un itinerario lineare, da A a B: è immediato, come la Dobbiaco-Lienz o la Mantova-Peschiera del Garda. Una rete, invece, richiede una mentalità diversa, va spiegata, raccontata. Ma una volta che le persone la scoprono, capiscono che offre molto di più: libertà di scelta, varietà, autenticità. Per questo i nostri 12 itinerari sono un proposta che poi vorremmo che il cicloturista componesse a proprio piacimento.

L’ultima domanda è scontata: Patrick, ti trasferiresti a vivere in Abruzzo?

E’ una domanda che mi fanno spesso (sorride, ndr). E devo dire che ci penso, perché ogni volta che torno mi sento a casa. L’unico problema sarebbe scegliere dove: ci sono troppi posti belli in cui vorrei vivere…

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