E’ da gennaio 2024 che Bologna ha adottato il limite dei 30 orari per gran parte delle strade del centro urbano. Oggi arriva il riconoscimento del Copenhagenize Index, che l’ha inserita al 25° posto tra le città più ciclabili al mondo, l’unica in Italia ad entrare nella top 30. E gli indicatori fanno segnare un più 22 per cento per quanto riguarda gli spostamenti in bici nell’ultimo anno (nella foto in apertura, una ciclabile con contaciclisti). Per capire come la città stia cambiando, e come venga percepito questo cambiamento, abbiamo parlato con Fabio Bettani, presidente della Consulta comunale della Bicicletta, organo consultivo che da oltre dieci anni riunisce le associazioni ciclistiche cittadine e si interfaccia con amministrazione e uffici tecnici.


Fabio, partiamo dal tuo ruolo e dalla Consulta della Bicicletta. Di cosa si tratta?.
Sono presidente da circa tre anni della Consulta comunale della Bicicletta di Bologna. Le consulte sono organi consultivi del Consiglio Comunale e raggruppano tutte le associazioni attive su un tema: in questo caso siamo 29 associazioni attive nel settore della mobilità ciclabile. Lavoriamo con Consiglio, Amministrazione e uffici tecnici, perché negli anni si è costruito un rapporto di fiducia. Ci vengono sottoposti progetti, diamo feedback e interveniamo pubblicamente quando si parla di ciclabilità. Tante associazioni sostenevano da anni l’introduzione della Città 30, quindi siamo stati una voce a favore, dal basso, mantenendo però un ruolo di critica costruttiva.
E’ uscito l’incoraggiante dato dell’aumento del traffico ciclistico: più 22 per cento. A cosa si riferisce?
Questo 22 per cento è dell’ultimo anno. L’anno scorso c’era stato un aumento più piccolo. I rilevamenti si fanno in un paio di settimane tra settembre e ottobre, quindi dipendono molto dal meteo. Quello che conta è il trend di lungo periodo: rispetto a dieci anni fa siamo quasi a un più 80 per cento.


Al di là dei numeri, sempre fondamentali, il cambiamento è visibile anche “a occhio nudo”?
Assolutamente sì. Ogni primavera viene da dirsi che non si erano mai viste così tante bici, ma poi capita di dubitare. I dati però confermano che rispetto a dieci anni fa è cambiato molto il modo di spostarsi.
Bologna è entrata tra le prime 30 città del mondo secondo il Copenhagenize Index. Che cosa significa?
E’ un riconoscimento molto bello, perché siamo la prima città italiana. Il Copenhagenize Index valuta diversi aspetti: non solo quanti spostamenti avvengono in bici, ma anche l’estensione della rete ciclabile, il coinvolgimento delle associazioni, il fatto che ci siano persone dedicate alla pianificazione ciclabile, l’esistenza di un ufficio bici in Comune…
A Bologna esiste un ufficio bici?
Non c’è un ufficio bici dedicato. C’è un ufficio mobilità che si occupa di ciclabilità, progetto tram e sicurezza stradale. Al suo interno ci sono persone che hanno come focus principale la bicicletta.


Che atmosfera si respira in città da quando, nel gennaio 2024, è diventata una Città 30?
E’ difficile rispondere perché molte strade sono interessate dai cantieri delle due linee del tram. Ci sono circa 25 chilometri di strade cantierizzate, cantieri invasivi che restringono le carreggiate e costringono a deviazioni. Questo ha ingolfato la mobilità e rende difficile separare la percezione della Città 30 dalla situazione dei lavori. La sfida sarà vedere cosa succede quando i cantieri saranno finiti. Sulle strade del tram ci sono accorgimenti che vanno nella direzione della Città 30, ma bisognerà capire come verrà accolta da chi guida.
Come rispondete a coloro che sono scettici o addirittura contrari a questo cambiamento?
Alcuni sostengono che la Città 30 non venga rispettata, che sia cambiato solo un cartello. I dati però dicono che sono calate velocità e incidenti. Il problema è evitare che quest’accusa diventi una profezia che si autoavvera: se tutti pensano che una regola non valga, allora nessuno la rispetta. Come Consulta chiediamo di ripristinare i controlli su strada, anche non sanzionatori: bastano pannelli che mostrano la velocità in tempo reale, strumenti che presidiano visivamente la Città 30.


In un vostro post su Facebook chiedete il ripristino di 1,2 milioni di euro per rastrelliere e piste ciclabili. Cosa è successo?
Erano risorse allocate di anno in anno, non un finanziamento stabile. Per quest’anno, purtroppo, non sono state riproposte. Tra l’altro, nel Copenhagenize Index, Bologna ha avuto il punteggio peggiore sulle infrastrutture, e questo torna con la nostra percezione: l’indirizzo politico c’è, ma fa ancora fatica ad arrivare concretamente su strada. Le infrastrutture guidano i comportamenti. Attraversamenti rialzati, chicane, pavimentazioni che invogliano a non superare i 30 orari…
Quali sono le ora le vostre priorità?
Abbiamo sempre indicato di intervenire sulle strade radiali di Bologna, che sono gli assi portanti della viabilità. Il PUMS del Comune dice che sono quelle le strade su cui è prioritario realizzare infrastrutture ciclabili. Le chiediamo da anni ma alcune sono ancora indietro, come Via Mazzini, Via Massarenti e Via Andrea Costa.
E sul tema della sosta delle bici?
A Bologna è difficilissimo trovare posti dove parcheggiare le bici. Le persone le legano ai pali, invadendo i marciapiedi e creando problemi anche ad altre categorie. Oggi si installano 250 posti bici l’anno, ma con 400.000 abitanti servirebbero 1.500 anni per avere una posto bici per cittadino (sorride, ndr). Chiediamo che si incrementi, magari che si faccia un investimento iniziale più grande e poi di tenere lo standard delle 250 nuove rastrelliere ogni anno.


Un’altra vittima proprio ieri
Ieri, poche ore dopo l’intervista con Fabio Bettani, siamo venuti a sapere che proprio a Bologna c’è stata un’altra vittima della strada. Una ragazza è stata investita da un camion che proveniva proprio da uno dei cantieri del tram mentre stava percorrendo un attraversamento ciclabile. Si chiamava Viola Mazzotti ed aveva solo 23 anni. Il sindaco Matteo Lepore ripropone la necessità dei sensori obbligatori per i mezzi pesanti al fine di ridurne gli angoli ciechi, come già è stato adottato a Milano.
«La nostra è una città impegnata per ridurre la violenza in strada e gli incidenti mortali – ha dichiarato il primo cittadino – purtroppo questa cosa ci interroga sempre di più su come riuscire a salvare delle vite (…). Su questo tema non bisogna abbassare la guardia, Come amministrazione ci siamo sempre detti che finché le morti non saranno a zero non saremo soddisfatti, quindi oggi davvero è una giornata molto triste».
Oggi pomeriggio alle 18 ci sarà un presidio in Via dell’Arcoveggio, nel luogo in cui un’ennesima vita è stata strappata via sulle strade del nostro Paese.







