A Misano oggi pioveva e probabilmente proprio questo ha reso la vita facile a Marc Marquez, vincitore in Moto Gp su Bagnaia e Bastianini. Già da stasera inizierà lo sgombro delle attrezzature, perché la pista dedicata a Marco Simoncelli da venerdì sarà dedicata a IBF, l’Italian Bike Festival. Poi, quando da lunedì anche l’ultima bicicletta avrà lasciato la struttura romagnola, torneranno a farsi sotto i truck delle moto. Il Gran Premio del Kazakhstan è infatti saltato nuovamente e Misano farà la doppietta. Riuscite a immaginare quali spiegamenti di logistica siano necessari per gestire il triplo evento?
Francesco Ferrario è uno dei motori di IBF e acchiapparlo in questi giorni è prevedibilmente complicato. Le cose da fare sono tante, anche perché la fiera romagnola continua a crescere e ogni anno vengono fuori nuove esigenze da parte degli espositori. Adesso ad esempio il tema delle richieste verte sui parcheggi che non bastano mai.
«Se ne avessi da vendere – sorride – i parcheggi renderebbero più di tutto il resto. Quando si fanno i contratti, sembra quasi che non gli interessino. Poi si arriva a dieci giorni dall’evento e ti offrono la cifra che vuoi per averne qualcuno di più. Comunque da stasera le moto hanno cominciato a smontare. Per domani portano via tutto e lo mettono da qualche parte. Poi lunedì della settimana dopo riportano tutto dentro».
Quanto sta crescendo questo IBF?
L’anno scorso avevamo 320 aziende, non parlo di brand ma di aziende, quest’anno siamo arrivati a 370-375 aziende. C’è stato un altro incremento ed è positivo visto il momento del mercato. Sono un paio d’anni che non vengono presentate grandi novità, se non dei restyling di modelli già esistenti. Quello che ci permette di fare la differenza è il rapporto col pubblico e con i venditori. In questo momento le fiere che tirano sono IBF, poi Eurobike e Velofolies che fanno a gennaio in Belgio, anche se è più piccolina. Sono i tre appuntamenti più scelti dalle aziende per presentarsi sul mercato, quindi per noi è tanta roba.
Il bello è che non si parla solo di aziende italiane ormai…
Esatto. Abbiamo tante aziende straniere quest’anno che vengono con le case madri. Dalla Spagna ci saranno Orbea e BH. Poi verranno Megamo, Mondraker, Berria Bike, Conor Bike… Comincia a essere veramente un bel numero.
Quando si organizza un evento così, si cerca ogni anno di dare un servizio in più, oppure una volta che uno ha trovato la quadra lo ripropone?
Diciamo che tutti gli anni ascoltiamo i suggerimenti delle aziende e soprattutto vediamo che magari le cose si possono fare anche in maniera diversa. Non necessariamente migliore o peggiore, ma in maniera diversa. Ogni anno anche noi ci rendiamo conto che il villaggio diventa più grande, le esigenze sono maggiori, le richieste sono maggiori. Allora magari scopriamo che il villaggio può essere impostato in un certo modo, oppure in allestimento e disallestimento possiamo attingere ad altre risorse. Di anno in anno, visto che questo sarà il terzo a Misano, proviamo a migliorarlo, soprattutto seguendo i suggerimenti delle aziende.
Hai parlato di rapporto col pubblico: quanto incide nella riuscita di IBF?
Diciamo che la chiave di volta, il punto da cui siamo partiti per raccontarlo alle aziende, era il fatto di creare un evento in cui il protagonista fosse il pubblico finale. Il pubblico deve essere il protagonista, le aziende sono il pretesto perché la gente continua a venire. Chi viene a IBF non paga, perché deve essere messo nelle condizioni di venire con i figli, con la moglie, con i nonni. Sono tutti possibili utilizzatori di bici di varie categorie, ma se gli metti già un paletto come il biglietto, finisce che magari non viene tutta la famiglia, ma solo il papà o la mamma. Invece no. C’è il parcheggio gratuito e custodito, c’è la navetta gratuita e puoi venire anche con la bici. Tutte le attività che sono all’interno, le pump track e i test, sono gratuite. Il pubblico viene coccolato e sia noi sia le aziende ci mettiamo a disposizione per cercare di rendere quei tre giorni del festival un’esperienza in cui passano una giornata, conoscono i prodotti, li provano parlando con chi li produce.
Il contrario di altre fiere di settore, insomma…
Mi avete tolto le parole di bocca. Siamo andati più di una volta a Eurobike, anche negli anni d’oro. Andavi negli stand e se quando entravi toccavi una bici, arrivavano subito a pulirla. Quasi ti sentivi in difetto, quasi avevi paura. Da noi c’è un approccio molto più friendly, il fatto di essere in Romagna aiuta perché è la regione più ospitale del mondo. E alla fine ci si sente in famiglia.
E infatti attorno a IBF si è messo in moto un bell’indotto che supera anche i giorni della fiera e ha riflessi sul cicloturismo…
Ricordiamo che IBF e la MotoGP sono gli eventi che in Romagna creano più indotto. I pernottamenti, i ristoranti, c’è tutto un mondo. Il concetto è che se hai 100 euro da spendere, preferiamo che li usi per stare una notte in albergo, piuttosto che per entrare alla fiera.
Secondo te le aziende hanno cambiato pelle, hanno piacere di mischiarsi con la gente comune oppure c’è ancora un po’ della vecchia mentalità delle fiere vecchio stampo?
Scuramente in questi ultimi dieci anni c’è stata un’evoluzione. Anche il primo Eurobike nasceva come un evento B2B, che poi piano piano si è aperto anche al pubblico con una giornata o due giornate di test. Quindi diciamo che l’approccio delle aziende adesso è un po’ cambiato, soprattutto dopo la sbornia post-Covid degli incentivi e tutto il resto. Oggi il cliente devi quasi andare a inseguirlo, devi cercare di essere a sua disposizione. E questo vuol dire che se il neofita viene a IBF, vede una bici e parla con Pinarello di bici di valore più basso, bisogna vederlo come un possibile acquirente di domani. Uno che magari incomincia con un prodotto di media gamma e domani passerà a qualcosa di più prezioso. Perché il mondo è cambiato.
Di cosa parli?
Quindici anni fa le granfondo andavano benissimo e quella clientela era assicurata. Adesso quegli avvenimenti non fanno più i numeri di prima e quindi è cambiato anche il tipo di bici che si vendono. Noi abbiamo avuto la fortuna e forse anche la bravura di esserci e di ascoltare le aziende, perché comunque le idee sono sempre state condivise. Non c’è una formula vincente, semplicemente abbiamo trovato il momento giusto e il posto giusto. Quando la fiera si faceva a Rimini, avevamo un pubblico meno profilato, perché magari veniva su la gente dalle spiagge per dare uno sguardo. Poi ci siamo spostati a Misano e abbiamo acquistato credibilità. Oggi vengono tutti i venditori, vengono i bike hotel, i team. E’ proprio come una palla di neve che continua a rotolare e crescere.
Gli eventi all’interno sono un richiamo o si vuole dare al pubblico un motivo in più per esserci?
Magari vengo il sabato e mi fermo una notte perché la domenica voglio pedalare. L’obiettivo principale non è il fatto di essere competitivi, di andare 200 all’ora. Sono gare dove c’è comunque una classifica perché c’è la cronoscalata, ma per il resto partecipi con lo spirito che vuoi. Puoi pedalare con i campioni che si uniscono ai vari eventi. Fai una pedalata con loro, fare due chiacchiere e poi riesci a metterti alla prova.
Dalla spiaggia all’autodromo: è stata una genialata…
Ci sono tre plus legato a questo impianto bello e ben tenuto. Il primo è che è si trova 800 metri dal mare, quindi tu puoi venirci in bicicletta. C’è una ciclabile che dal lungomare ti porta all’autodromo. Il secondo è che è attaccato all’autostrada. E poi soprattutto si trova in Romagna, che è probabilmente la regione più ospitale. Puoi starci spendendo 10 euro come anche 3.000, ma sei accolto sempre benissimo. Infine è una struttura che ha tutti i servizi da fiera, pur non avendo un tetto. Girare con le bici dentro l’autodromo è veramente iconico, un vero spettacolo. La foto col drone e le bici in pista toglie il fiato e si rinnova ogni anno. Perciò ragazzi, ci vediamo giovedì. Ormai manca pochissimo.