E’ possibile valorizzare il territorio con le gran fondo, grazie ad eventi amatoriali ed il ciclismo in genere. Lo si può fare anche in ambiti dove il turismo sportivo non è la prima attività, ma cultura, capacità di sfruttare le opportunità, gastronomia ed enogastronomia offrono abbinamenti interessanti.
Abbiamo chiesto a Vittorio Ferrante, organizzatore di gran fondo e di numerosi eventi amatoriali dove la bicicletta è il soggetto. Ferrante opera tra il comprensorio lodigiano confinante con l’Oltrepo Pavese ed il basso alessandrino. Cosa significa organizzare una granfondo e utilizzare l’evento per promuovere il territorio? Quanto è complicato far collimare i diversi aspetti sportivi e burocratici? Gli stessi territori sono favorevoli alla promozione? Quanto costa organizzare una gran fondo?
La promozione è una finalità di tutti gli enti, il dialogo è la chiave
,«Promuovere la pratica del ciclismo tramite la realizzazione di eventi è una delle finalità comune a tutte le ASD affiliate ad un Ente di Promozione Sportiva – dice Ferrante – e la ASD Santangelo Edilferramenta OgTM, che organizza manifestazioni ciclistiche da oltre cinquant’anni, non fa eccezione. Nel recente passato, abbiamo affrontato sfide impegnative, la pandemia per esempio, durante la quale, nel rispetto dei protocolli e assumendoci le responsabilità del caso, riuscimmo a riprendere l’attività nella primavera del 2021.
«Per quanto riguarda le gran fondo abbiamo iniziato quindici anni fa a Sant’Angelo Lodigiano, affiancando negli anni eventi nel pavese, in Emilia e da quest’anno in Piemonte. A me ed ai miei collaboratori è stato chiesto – conclude Ferrante – di organizzare manifestazioni ancora più lontano. Il desiderio è di proporre eventi in territori vicini e anche più conosciuti, contesti che a nostro parere hanno un potenziale turistico inespresso. Crediamo anche in un costante dialogo con le realtà coinvolte».
E’ cambiato organizzare eventi ciclistici negli ultimi anni?
Attualmente organizziamo cinque manifestazioni di endurance. Casteggio, Varzi e Castellania, Santa Cristina e la nuova Granfondo di Tortona, una ventina di kermesse a circuito oltre ad un paio di cicloturistiche. Per le granfondo è necessario muoversi con almeno sei mesi di anticipo, ma in realtà l’impegno non finisce mai. Sotto moltissimi aspetti è cresciuto negli anni l’aspetto burocratico. Ogni provincia e regione ha il suo protocollo al quale attenersi. Non dimentico i corsi di aggiornamento A.S.A. per i volontari, fondamentali per chi supporta anche le manifestazioni dei professionisti.
Sono cambiati anche gli utenti i granfondisti?
Sono cambiati e stanno cambiando ancora. Un tempo l’orgoglio era portare a termine una distanza che in allenamento veniva affrontata raramente. Magari come iniziativa di squadra. Questo spirito è ancora presente e cerchiamo di valorizzarlo con premiazioni rivolte alle Società. Tuttavia, per molti la sfida è la prestazione individuale. Non è da tralasciare l’onda lunga della ripartenza post pandemia. Ha portato ritmi più frenetici sul lavoro, maggiori incertezze legate alla salute e un generalizzato aumento del costo della vita. In questo scenario, con risorse economiche e di tempo limitate per far fronte ai crescenti oneri legati agli spostamenti, molti hanno dovuto fare delle scelte.
Proposte mordi e fuggi?
Cerchiamo di proporre territori e manifestazioni al meglio delle nostre possibilità. Crediamo che chi ha il desiderio di vivere una giornata da “corridore” lo possa fare relativamente vicino a casa senza essere obbligato a lunghe ed onerose trasferte.
Un fattore che ha cambiato l’approccio da parte vostra?
C’è stato un adattamento dei percorsi per gestire in sicurezza gruppi che si muovono a velocità mediamente maggiore. Si è arrivati a proporre percorsi più selettivi per migliorare la sicurezza, con un chilometraggio inferiore per ridurre il divario tra il primo e l’ultimo arrivato.
Il format gran fondo così come lo abbiamo conosciuto è alla fine?
Si tratta, a mio parere, di un ciclo economico e sociale che sta portando al ridimensionamento. Ritengo al tempo stesso che uno dei punti fermi sia la promozione degli eventi con il completo coinvolgimento e supporto dei territori. A prescindere, non credo che il problema sia il format in sé. Ordinando per numero di partecipanti le granfondo, nelle prime venti posizioni la fanno ancora da padrone gli eventi a formula classica, seppure alcuni di questi siano stati colpiti da flessioni importanti. Ma non tutte allo stesso modo, segno anche questo che gli atleti sono diventati giustamente selettivi. I canoni di valutazione sono diversi, da considerare anche un’analisi famigliare.
Le complicanze più grandi da affrontare?
La burocrazia, le responsabilità connesse all’organizzazione, il generale aumento dei costi e la dipendenza da nullaosta che possono essere negati, o peggio revocati con preavviso minimo da singoli comuni. Fino a pochi anni fa l’ultima parola spettava a province e prefetture. Oggi siamo testimoni della parzializzazione del sistema decisionale in cui ogni comune agisce secondo valutazioni proprie.
Quanto costa organizzare una gran fondo?
I costi ed i rischi connessi all’organizzazione in territori come l’Oltrepo sono completamente a carico degli organizzatori. Costi che nell’ultimo decennio sono quasi raddoppiati. Alcune decine di migliaia di euro, che vengono coperte per circa il 70%. Si punta al restante 30% partecipando a bandi regionali, molto onerosi in termini burocratici. Tramite le sponsorizzazioni che avvengono principalmente in materiale utile alla realizzazione del pacco gara. Forse per alcune realtà che operano in altri territori è diverso, anche se quasi mai questo si traduce in una riduzione delle quote di iscrizione. A maggiori contributi corrispondono richieste di investimenti più elevati che danno più visibilità ai territori o agli sponsor stessi. E’ un dato di fatto, il mondo amatoriale si auto-tassa per poter gareggiare.
I territori sono ricettivi e propositivi?
Si sente la mancanza di un ente locale dedicato alla promozione turistica e ci confrontiamo con la carenza di strutture per il pernotto. A livello di amministrazioni e privati c’è molta varietà. Ci sono realtà che ci supportano, all’opposto, talvolta troviamo indifferenza. Di recente abbiamo dovuto rinunciare a riproporre una manifestazione ben apprezzata in passato a causa dell’ostilità di un’amministrazione comunale non interessata e/o non attrezzata a trasformare questa opportunità in una vetrina per il territorio.