Pedale Rosso, Bettini e un messaggio per aiutare le donnePedale Rosso, Bettini e un messaggio per aiutare le donne

| 14 Novembre 2025

Pedale Rosso, Bettini e un messaggio per aiutare le donne

Un messaggio importante. Condiviso. Per essere un esempio. Paolo Bettini è abituato a grandi sfide e non ha smesso di affrontarle quando ha chiuso la sua carriera professionistica passata attraverso un oro olimpico, due mondiali e tantissime classiche e corse vinte. Ha continuato, mettendosi in gioco, affrontando anche questioni spinose e la violenza di genere lo è. Per questo ha accettato con entusiasmo di condividere l’impegno che la sua compagna, l’attrice Marianella Bargilli aveva assunto, per dare testimonianza al dolore di tane donne e un sostegno concreto.

A Cecina, la loro città, si è chiusa una prima parte dell’esperienza di Pedale Rosso, ben più di una pedalata ma un modo per dimostrare vicinanza e aiuto a chi ne ha bisogno: «Nasce tutto ormai un anno e mezzo fa – racconta Bettini – da una sua idea. Marianella col suo mestiere fa anche attivazioni teatrali per il sociale e siamo arrivati all’associazione che prende questo nome. Il rosso richiama un po’ a quel tema purtroppo molto attuale, di violenza contro la donna».

Le strade di Cecina si sono colorate di rosso, fra ciclisti e camminatori per dare un forte messaggio
Le strade di Cecina si sono colorate di rosso, fra ciclisti e camminatori per dare un forte messaggio
Le strade di Cecina si sono colorate di rosso, fra ciclisti e camminatori per dare un forte messaggio
Le strade di Cecina si sono colorate di rosso, fra ciclisti e camminatori per dare un forte messaggio
Perché Pedale?

Uno direbbe «vabbè, Bettini è un ciclista…». In realtà quando me ne parlava, io pensai subito al pedale, alla differenza vera, concreta, che c’è ancora tra ciclismo maschile e femminile. Ancora oggi abbiamo professionisti uomini, cioè sotto la legge 91, tutelati da un contratto di lavoro. Le nostre ragazze vincono medaglie pesanti più degli uomini, sono di fatto professioniste etichettate, ma sono in balia di tutti, perché il mestiere della ciclista professionista non è contemplato, sono tutelate semplicemente perché alcune riescono a entrare nei corpi militari. Ma di fatto non hanno un contratto sportivo di lavoro. C’è una disparità. Da lì siamo partiti.

Qual è stato il vostro cammino?

Il battesimo l’abbiamo avuto come associazione l’anno scorso con la Regione Toscana, nel contesto della settimana dedicata contro la violenza di genere, un’iniziativa fortemente voluta da Cristina Manetti, che l’anno scorso era ufficio di gabinetto del Presidente Giani. Poi un’altra tappa a Pisa, altre piccole iniziative fino alla nostra Cecina. La sindaca Lia Urgalassi ce l’aveva chiesto e ne è uscita veramente una bella giornata, emozionante. Dando il via a quello che poi è l’idea di supporto territoriale.

Paolo Bettini ha fortemente voluto lavorare a quest'iniziativa per coinvolgere soprattutto i più giovani
Paolo Bettini ha fortemente voluto lavorare a quest’iniziativa per coinvolgere soprattutto i più giovani
Paolo Bettini ha fortemente voluto lavorare a quest'iniziativa per coinvolgere soprattutto i più giovani
Paolo Bettini ha fortemente voluto lavorare a quest’iniziativa per coinvolgere soprattutto i più giovani
In che cosa si concretizza?

Nella creazione di zaini che abbiamo chiamato di prima necessità perché parlando un po’ con le varie associazioni e sportelli di accoglienza è uscito fuori che la realtà è che quando le donne scappano e si presentano senza niente, hanno bisogno di tutto. Un maglione, una tuta li trovi, ma c’è bisogno di questi kit con roba intima, roba personale che comunque è nuova. Cerchiamo di lasciarla nei vari territori alle varie associazioni. A Cecina, per esempio, al pronto soccorso e all’associazione Sportello Casa Vanessa che è a Rosignano Solvay. Dove noi come associazione Pedale Rosso siamo stati supportati da un grandissimo sponsor del mondo del ciclismo: Ineos, perché Rosignano Solvay è sede di Ineos Italia.

Marianella Bargilli, che ha creato l'Associazione Pedale Rosso con il suo compagno Paolo Bettini
Marianella Bargilli, che ha creato l’Associazione Pedale Rosso con il suo compagno Paolo Bettini
Marianella Bargilli, che ha creato l'Associazione Pedale Rosso con il suo compagno Paolo Bettini
Marianella Bargilli, che ha creato l’Associazione Pedale Rosso con il suo compagno Paolo Bettini
Si dice sempre che c’è difficoltà di sensibilizzazione dell’universo maschile. Tu che esperienza hai avuto in questi mesi a tal proposito?

Domenica mi ha avvicinato l’Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Cecina «Complimenti perché con quella che è stata la tua vita potresti stare a casa e fregartene, invece ti sei messo in gioco». Parte tutto da lì. Come ribadiscono i centri di accoglienza, sono quasi sempre e solo le donne che fanno scudo. Manca proprio l’altra parte. C’è mancanza di comunicazione, se ne parla tanto, ma c’è solo quel che l’uomo ha fatto e la donna ha subìto, si racconta il dramma a cose fatte. Non c’è quella voce forte da parte degli uomini che dice basta e che lo scudo lo alza con le donne.

La panchina rossa, installazione artistica intitolata "L'Attesa" del Maestro Marco Lodola
Bettini ci ha spiegato l’origine della panchina rossa, installazione artistica intitolata “L’Attesa” del Maestro Marco Lodola
La panchina rossa, installazione artistica intitolata "L'Attesa" del Maestro Marco Lodola
Bettini ci ha spiegato l’origine della panchina rossa, installazione artistica intitolata “L’Attesa” del Maestro Marco Lodola
E’ una questione di cultura, di lotta ai pregiudizi?

Sì, l’intento è questo. A Firenze lo scorso anno avevo chiesto all’allora presidente della Federazione ciclistica regionale di portare qualche squadra e venne il GS Itala, che è una squadra storica giovanile toscana, con un bel gruppo di ragazzini, che oltre a divertirsi e a stare con me sotto l’acqua (perché piovve tutta la mattina), a mesi di distanza chiedevano «la panchina ora dov’è? » riferendosi all’installazione di Marco Lodola, una panchina luminosa che racconta la violenza di genere. Il messaggio era arrivato, speriamo che lasci un effetto positivo. L’obiettivo è portare giovani a cambiare un po’ la cultura, anche il pregiudizio che c’è. Sai cosa mi ha colpito di più?

Cosa?

Ascoltiamo le notizie di questi fatti che succedono e pensiamo sempre che sono lontani da noi. Io abito in un paesino di provincia, uno pensa che in una piccola realtà non succeda… Poi parli con i centri sociali e gli sportelli da d’accoglienza intorno casa e ti dicono che è un dramma: tra Cecina e Rosignano nel 2025 sono accertati quasi 30 casi. E sappiamo che sono una piccola parte di quelli che realmente accadono perché tante donne non denunciano. E i dati sono riferiti fino a ottobre, è spaventoso.

La cerimonia finale al Teatro E.De Filippo di Cecina, con il dono della panchina alla città
Bettini alla cerimonia finale al Teatro E.De Filippo di Cecina, con il dono della panchina alla città
La cerimonia finale al Teatro E.De Filippo di Cecina, con il dono della panchina alla città
Bettini alla cerimonia finale al Teatro E.De Filippo di Cecina, con il dono della panchina alla città
Farete altre iniziative?

Sicuramente, sempre nel senso dell’inclusione, abbinando chi pedala a chi cammina. Questo ci serve anche come dato oggettivo per capire come sono fatti i territori. Faccio un esempio: a Pisa a marzo abbiamo fatto sia camminata che pedalata. Eravamo 250, metà in bici e metà a piedi. A Cecina 130 a piedi e una ventina in bicicletta. Ma a Cecina non c’è il bike sharing, a Pisa sì.

Un problema di avere la bici?

Sai quante persone arrivano e dicono “no, la bici non ce l’ho” ma se la trovassero, la utilizzerebbero. L’idea di Pedale Rosso è anche valorizzare il territorio. Faremo altro, abbiamo anche già delle richieste anche fuori dalla Toscana e questo ci fa piacere e dobbiamo essere sempre di più perché vuol dire che funziona, che il messaggio sociale passa.

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