Il fatto che San Benedetto del Tronto abbia ottenuto dalla Fiab la Bandiera Gialla come Comune impegnato nella sostenibilità e nella mobilità dolce non è una novità. Non è infatti un caso se la città marchigiana sia considerata una delle più ciclabili d’Italia, anche perché questa qualifica è radicata nel tempo e non ha certamente una connotazione politica, essendo condivisa praticamente da ogni parte.
Due linee che attraversano la città
Come si è arrivati a questa identificazione di San Benedetto del Tronto come città a misura di bici? Bisogna andare molto indietro nel tempo, come spiega il vicesindaco Tonino Capriotti: «E’ una politica che risale alla fine del secolo scorso e nel corso del tempo ogni amministrazione l’ha portata avanti, segno di condivisione piena. Si è cominciato con la costruzione della pista ciclabile sul lungomare, togliendo una corsia alla circolazione automobilistica. In questo modo si è andata a sviluppare un’arteria dedicata solo alla circolazione a due ruote, fra il mare e la città.
«Parallelamente è stata sviluppata un’altra pista, in una zona parallela attraverso il nuovo Viale dello Sport. Così abbiamo a disposizione due linee che attraversano la città, una a ridosso della costa e l’altra più centrale e questo ha profondamente cambiato tutta la circolazione stradale influendo anche sulla vista stessa dei cittadini».
San Benedetto in via di sviluppo
Molto si è fatto, ma ancora di più c’è da fare per Capriotti: «Il nostro lavoro si innesta su quello molto più grande della Ciclovia Adriatica, attraverso la quale si è instaurato un proficuo rapporto di collaborazione tra le regioni Marche e Abruzzo. Che ad esempio favorirà a breve l’inizio dei lavori per la realizzazione del ponte ciclopedonale sul fiume. Inoltre si sta già lavorando per l’attraversamento della Riserva Sentina. E’ tutto teso a un ulteriore sviluppo della circolazione ciclopedonale, ormai possiamo dire di essere collegati con il Comune di Grottammare senza alcuna interruzione e si può arrivare anche a Cupra Marittima, a 15 chilometri».
I progetti sono molti: «Dobbiamo completare il percorso ciclabile lungo l’Albula anche perché la nostra idea è che, ora come ora, dobbiamo sviluppare la circolazione da Ovest a Est e viceversa, visto che le due arterie esistenti sono in verticale. I 2 chilometri di pista da Ponterotto al lungomare sono ora interrotti dalla ferrovia, il progetto è di costruire un sottopasso per non arrestare più la circolazione. A livello più generale sarà importante agire nel futuro per sviluppare una connessione fra la Salaria e il mare».
Cittadinanza votata alla bici
Un’agenda fitta, ma la cittadinanza come reagisce a questo fervore ciclistico, c’è una risposta anche a livello culturale? «Non dobbiamo dimenticare che da oltre cinquant’anni San Benedetto del Tronto è punto d’arrivo della Tirreno- Adriatico, questo avviene proprio perché la cultura ciclistica è radicata fortemente nel territorio. Ci sono poche salite, è un terreno ideale per le bici, quindi la circolazione privilegiata è quella su due ruote, per molti versi più agile. I nostri problemi sono paradossalmente altri…».
Capriotti fa riferimento a qualcosa che normalmente può sembrare davvero fuori da ogni schema: le troppe bici presenti. «Viviamo un periodo di sovraffollamento e questo implica che troviamo bici dappertutto: attaccate ai pali, agli alberi, abbandonate, spesso addirittura dimenticate. E’ un problema di decoro ambientale. I parcheggi ci sono, ma evidentemente non bastano se i conteggi che ci vengono dati parlano anche di 10 mila biciclette utilizzate normalmente fra residenti e cicloturisti. Noi abbiamo predisposto parcheggi per le due ruote presso ogni punto nevralgico e culturale della città, ma è evidente che si dovrà fare di più».
I benefici per l’ambiente
Questa politica così tesa verso la circolazione ciclopedonale ha avuto naturalmente benefici effetti: «Intanto la qualità dell’aria è decisamente buona, i nostri recettori di sostanze tossiche dicono che siamo ben al di sotto dei limiti. Poi c’è proprio un fattore sociale: la diffusione delle bici ha portato alla riduzione delle auto utilizzate in città e conseguentemente a un calo molto significativo degli incidenti e non parlo di quelli legati all’investimento di ciclisti, ma anche a semplici scontri tra auto. Resta per noi la parte critica della statale, ma per il resto il trend è molto positivo, anche perché abbiamo sempre concepito le nostre piste ciclabili rendendole protette con cordoli e tutto il necessario. Ma, come detto, molto ancora c’è da fare».