L’industria delle e-bike è in continua evoluzione. E tra i marchi che emergono per una filosofia distintiva, WD99 si distingue per il proprio, inconfondibile approccio. World Dimension, l’azienda romagnola proprietaria del brand, non pone al centro solo il prodotto. La sua CEO, Cristina Simi, che abbiamo avuto il piacere di intervistare, ha difatti nel tempo plasmato un’impresa dove la persona è il vero motore, sia in produzione che nella rete di vendita.
Cristina Simi non ha un background ingegneristico. Laureata in Lettere, con un master in Marketing e Comunicazione, ha trasformato un’intuizione avuta nel traffico romano in un progetto industriale solido. Questa provenienza anomala è stata una risorsa. Non serve essere ingegneri per avere una visione chiara, sostiene l’azienda. L’ascolto è l’arma segreta. La capacità di leggere i cambiamenti sociali e i bisogni delle persone ha permesso a WD99 di tradurre un’idea in… biciclette concrete. Oggi l’impresa è simbolo di una visione basata sull’attenzione al dettaglio e sulla fiducia.
Cristina, nelle vostre presentazioni WD99 non viene definita solo un’azienda, ma un’impresa che mette al centro la persona, sia a livello di dipendenti che di clienti. Come si manifesta concretamente questa filosofia?
«Non puoi curare il prodotto se non curi prima le persone. In WD99 il lavoro è comunità: fiducia, ascolto e responsabilità condivisa. I dipendenti non sono semplici risorse, ma parte viva di un progetto che cresce insieme a loro. Lo stesso approccio vale per i rivenditori: non semplici canali di vendita, ma partner e ambasciatori sul territorio. Con oltre 250 punti vendita in Italia, WD99 sceglie di valorizzare e proteggere questo tessuto umano che permette alle persone di toccare, provare e scegliere la bici giusta con l’aiuto di chi la conosce davvero».
Il modello produttivo di WD99 è artigianale, con ogni bicicletta costruita a mano da un singolo operatore. Quali sono i vantaggi e le sfide di questa scelta?
«Ogni singola bicicletta prodotta a Santarcangelo di Romagna porta la firma invisibile di chi l’ha costruita. Un operatore, una bici: un rapporto diretto che si traduce in cura maniacale dei dettagli. La sfida è evidente: non possiamo competere sui grandi numeri. Ma il vantaggio è immenso. Questa scelta artigianale assicura qualità e identità, restituendo al prodotto un’anima che nessuna catena di montaggio può garantire».
Il ritorno della produzione in Italia è stato un passo “identitario”. In che modo ha influenzato il posizionamento del marchio?
«Il Made in Italy è un marchio che porta con sé una promessa: qualità, design, responsabilità. Riportare la produzione in Italia non è stata solo una scelta tecnica, ma una scelta di identità. La decisione ha permesso di rafforzare il posizionamento internazionale del brand, che oggi viene riconosciuto per la sua artigianalità e per uno stile profondamente legato al territorio. Per me Made in Italy significa anche prendersi la responsabilità di ciò che creiamo, offrendo al mondo il meglio di quello che siamo».
WD99 nasce anche dall’incontro di prospettive differenti: quanto è stato importante integrare approccio strategico e visione creativa nel guidare l’azienda nel tempo?
«La nostra forza è stata proprio nella diversità dei punti di vista. L’approccio strategico e tecnico, unito alla visione creativa e comunicativa, hanno permesso all’azienda di affrontare le sfide del mercato con equilibrio. Le decisioni più importanti sono nate spesso dal confronto tra prospettive diverse. E’ un esercizio di ascolto e rispetto reciproco che ci ha permesso di crescere senza mai smarrire i valori fondanti».
Qual è la tua visione sul ruolo delle e-bike nella mobilità urbana e nel cicloturismo in Italia?
«Le e-bike non sono solo un prodotto, ma una cultura. I nostri modelli dimostrano come la bici elettrica possa sostituire l’auto per molti spostamenti quotidiani, ma anche aprire a esperienze di viaggio più sostenibili e inclusive. La bici elettrica è un mezzo di libertà, capace di rendere le città più vivibili e i territori più accessibili. In questo scenario, i rivenditori diventano interpreti fondamentali del cambiamento, accompagnando le persone nella scoperta di un nuovo modo di muoversi».
Quali sono i prossimi traguardi per WD99 e come manterrete vivi i vostri valori anche crescendo?
«Vogliamo crescere, ma non a qualsiasi costo. Gli obiettivi riguardano l’espansione internazionale e il consolidamento della presenza in Italia, ma senza mai tradire passione, armonia e rispetto. Per questo l’azienda investe in formazione, cultura aziendale e team building: perché il vero motore della crescita sono le persone che ogni giorno danno vita al progetto WD99».
La vostra comunicazione trasmette l’importanza della natura, della libertà e del viaggio. Come si traducono questi valori nel design delle bici?
«Ogni singola bicicletta WD99 è pensata per essere un compagno di viaggio. Il design non è mai solo estetica. Linee, colori e funzionalità devono trasmettere libertà, armonia con la natura e desiderio di scoperta. Lo slogan E-bike your style non è solo marketing: è un invito a vivere la bici come espressione personale, come mezzo che si adatta allo stile di ciascuno e racconta storie di libertà, racconta il bisogno di volersi bene ogni giorno».
Come integrate l’innovazione nei vostri processi produttivi senza perdere identità artigianale?
«Osserviamo con attenzione le evoluzioni tecnologiche, ma non rincorriamo ogni moda. L’azienda seleziona le innovazioni – dalle batterie ai sistemi digitali – solo se davvero utili e coerenti con la propria identità. La bussola rimane l’ascolto: dei clienti, dei rivenditori, del team. L’innovazione, in WD99, non sostituisce l’artigianalità, ma la potenzia, con un obiettivo chiaro: rendere le bici più sicure, più belle e soprattutto più vicine alle persone».