| 3 Maggio 2024

idmatch è uno strumento scientifico utile a tutti

idmatch non è solo un protocollo, uno strumento e una piattaforma moderna utile ad idenficare il fitting ottimale sulla bicicletta. idmatch è molto di più, perché è uno strumento scentifico frutto della ricerca e dell’evoluzione tecnologica di questo settore.

Gli studi e le analisi (in costante aggiornamento) che utilizza idmatch prendono forma anche grazie all’esperienza di Selle Italia nel mondo dei professionisti, ovvero il banco di prova più severo. Per contestualizzare meglio l’argomento abbiamo chiesto il contributo di Matteo Paganelli, Brand Manager idmatch.

Matteo Paganelli di idmatch
Matteo Paganelli di idmatch

Idmatch, l’evoluzione della biomeccanica

La biomeccanica è di fatto quel rapporto che si crea tra il ciclista e la bicicletta. Evolve, cambia e si modifica, proprio come il modo di stare in sella. Una posizione in sella non è per tutta la vita, perché si cambia bici e ognuna ha delle caratteristiche geometriche proprie, si cambiano i componenti, ma anche il nostro corpo si modifica con il passare delle stagioni. Inoltre, il modo di stare sulla bicicletta subisce dei cambiamenti ancora più importanti quando ci si confronta con traumi, incidenti, ma anche semplicemente con l’aumento e/o la diminuzione del peso.

Qui entra in gioco uno strumento scientifico come lo è idmatch. «Il bikefitting è una procedura essenziale per tutte le categorie di ciclisti. idmatch è un sistema all’avanguardia che si basa su dati scentifici oggettivi. E’ attivo – ci racconta Paganelli – e si evolve in continuazione grazie alla raccolta di migliaia di informazioni che vengono analizzate ed elaborate, entrando così nelle specificità delle strutture fisiche. idmatch è qualcosa in più di una rilevazione biomeccanica, perché fornisce un’indicazione ideale all’utente, ma anche al bikefitter».

Molti stili differenti, tante categorie ognuna con le sue specificità, la bici di oggi è anche questo
Molti stili differenti, tante categorie ognuna con le sue specificità, la bici di oggi è anche questo

Le bici sono cambiate

E se fosse uno strumento utile anche per fare la bici su misura? La bici fatta sulle specifiche dell’utente è per molti un punto di arrivo, un traguardo ambito e desiderato, ma è pur vero che le bici sono cambiate tantissimo. Carbonio e freni a disco, manubri integrati e l’aerodinamica, ma in questo ci mettiamo anche una sorta di mescolanza tra i popoli, così come il modo di andare in bici. Sono tutti fattori, oltre a quelli commerciali, che hanno stravolto le convizioni di 20 e più anni addietro. Il cambiamento non è ancora terminato.

A parità di taglia le bici si stanno accorciando e si stanno alzando, anche se è sempre necessario considerare la categoria di appartenenza, perché una bici endurance è diversa da una aero concept vera e propria, una gravel per le gare è diversa da una specifica per il bikepacking adventure. Il settore della bici così come lo vediamo oggi offre un ventaglio di scelte infinite, portando alla confusione e alla indecisione. Non possiamo ignorare il cambiamento ed in questo una valutazione scientifica diventa una valido aiuto. Con obiettivi differenti, ma professionisti ed amatori usano il fitting ideale per massimizzare la propria prestazione in bici.

idmatch è anche una sorta di strumento vistuale che legge il movimento del ciclista
idmatch è anche una sorta di strumento vistuale che legge il movimento del ciclista

Quanto conta una posizione corretta?

«E’ fondamentale – argomenta con forza Paganelli – ai fini di un performance ottimale, per quanto concerne il comfort e tutto quello che è legato allo stare bene sulla bicicletta, anche se lo stare bene sulla bici è una sorta di percorso. Oggi come oggi la giusta posizione sulla sella ha un ruolo ancor più importante della geometria della bici. idmatch – prosegue Paganelli – scansiona il corpo, legge e riporta le reali esigenze del ciclista. Non si tratta di un approccio empirico, si tratta di scienza.

«Una volta letto ed analizzato il corpo del ciclista, il sistema mette identifica le bici e i componenti delle diverse aziende. Inseriamo ogni singolo componente nella nostra banca dati, con le sue specificità, un lavoro enorme. Consigli e scelte ottimali ovviamente, non un obbligo e di sicuro un aiuto importante per il bikefitter che si deve confrontare anche con nuove categorie di prodotti. Penso ad esempio al gravel».

Il giusto feeling con il mezzo passa dalla sella

Si dice che la sella influisce sulla stabilità, per oltre l’80%. Al di la di una percentuale, quando non stiamo bene seduti l’uscita in bici sembra un calvario. Fastidio, male e sensazioni di bruciore, gambe che fanno male e si contraggono, crampi, calo esponenziale delle nostra efficienza quando si pedala, continui spostamenti avanti e indietro sulla sella che creano irritazioni e sfregamenti. Male e formazioni di contratture alla schiena, alle spalle e braccia, indolenzimenti. Queste le più comuni, perché entrano in gioco anche le risposte soggettive di ognuno di noi.

«Le ossa ischiatiche dovrebbero sempre appoggiare in modo corretto – dice Paganelli – per scaricare in modo adeguato le pressioni e senza influire in modo negativo sulla rotazione del bacino. Generalmente il corpo si adatta, si abitua, ma è fondamentale metterlo nelle condizioni migliori per farlo. E’ anche una questione di benessere e salute. Di solito i problemi maggiori si fanno sentire quando si utilizza una sella troppo stretta – racconta Paganelli – perché si vanno a schiacciare le parti intime delicate. Si schiaccia il canale dell’uretra ed iniziano i bruciori, ma questo è solo un esempio tra i più comuni.

«Una sella eccessivamente arretrata porta a continui scivolamenti in avanti, ma è così anche quando non è in bolla. Se è troppo avanzata si rischia di caricare troppo le ginoccia ed il quadricipite, oltre a tutta la fascia che si estende sopra la rotula. Inoltre sono allo studio le cause e anche le ripercussioni che possono avere gli indolenzimenti continui e prolungati alle mani, una conseguenza di una scorretta posizione lombare/cervicale, ma anche della stessa mano. Questo aspetto influisce sulla sicurezza. I tre punti di connessione tra noi e la bici – conclude Paganelli – sono il manubrio con le mani, i pedali per via di scarpe/piedi e qui si apre lo scenario dei plantari, ovviamente la sella e una buona parte della qualità dell’esperienza in bici passa da quest’ultima».

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