MISANO ADRIATICO – Ornus, una bici di legno. Non è la prima volta che sul mercato si affacciano bici di questo particolare materiale. Anche se in precedenza nella maggior parte dei casi si trattava di modelli la cui produzione era limitata a pochi pezzi. Delle bici, passateci il termine, un po’ naif.
Ornus va oltre. Questa è una vera bici da utilizzare, da mettere sotto torchio. Il cui telaio dà risposte precise ed è stato concepito per il gravel.
Gravel nel Dna
L’abbiamo vista e toccata con mano all’Italian Bike Festival. Una bici solida, relativamente leggera (il telaio in taglia 52 pesa 1,7 chili) e con soluzioni tecniche molto interessanti.
Partiamo proprio dal telaio e dalle sue risposte concrete. Il legno, specie il frassino, è un un tipo di materiale resistente e molto elastico. Questo rende la Ornus perfetta per i terreni accidentati che possono incontrarsi lungo un sentiero gravel.
Questo non significa che si guida una bici “morbida”. Su asfalto è molto reattiva. E’ più comoda e chiaramente paga qualcosa se la dovessimo confrontare con una specialissima in carbonio. Ma quale gravel bike non paga dazio in tal senso?
Dicevamo del frassino, ornus in latino. I tecnici toscani (la sede di Ornus è nel grossetano), dopo lunghe ricerche hanno individuato come miglior legno per le loro bici quello proveniente dalle zone dell’Est Europa. Questo perché il frassino di quelle parti risulta essere più resistente e meglio lavorabile.
Il telaio
Un telaio Ornus impiega circa un mese e mezzo per nascere. E’ composto da due parti principali, due gusci, ricavati ciascuno da un unico pezzo di legno: il lato destro e il lato sinistro che poi vengono “fusi” insieme.
L’incollaggio avviene con un mix di prodotti appositamente studiati con il reparto di ricerca e sviluppo del fornitore dei collanti.
Altro aspetto che ci hanno fatto notare allo stand Ornus è il passaggio interno dei cavi. Non proprio una cosa scontata, riflettendoci, per un telaio in legno. Per questo passaggio è stata disegnata una piastrina specifica passacavi in alluminio anodizzato. Questa piastrina è integrata sulla superficie del tubo, il che sottolinea la raffinatezza stilistica del prodotto.
Le parti meccaniche
I punti di innesto delle parti meccaniche e dei componenti metallici sono rinforzati tramite inserti in alluminio per garantirne robustezza e sicurezza. Non è facile innestare un componente rotante, come per esempio il tubo di sterzo, con il legno.
E proprio in tal senso arrivano le innovazioni da parte del brand toscano. “Il supporto per il fissaggio della ruota posteriore – si legge nel comunicato di Ornus e lo stesso ci hanno detto i suoi ragazzi all’IBF – è stato riprogettato per accogliere lo standard UDH. Tutti i supporti e gli altri componenti metallici del telaio sono realizzati in leghe di alluminio con macchine ad altissima precisione da fornitori certificati per lavorazioni in ambito aeronautico. E’ stata poi aggiunta una ossidazione anodica finalizzata alla creazione di uno strato di 50 micron per la massima protezione dagli agenti esterni».
Lo stesso discorso vale per l’alloggiamento dei cuscinetti della serie sterzo, che ora hanno un’impermeabilità totale. Anche gli inserti filettati e le viti: ora sono bruniti con il processo PVD (deposizione di vapori metallici).
Uso concreto
Il telaio principale di Ornus è uno, ma ci sono allestimenti variabili e per tutte le tasche. La casa ne propone tre: il G1, il G2 e il G4 i cui prezzi oscillano tra 6.990 e 8.590 euro. Telai che sono garantiti a vita.
Questo, semmai ce ne fosse stato dubbio, rilancia prepotentemente il discorso circa l’utilizzo di questa bici. Ornus è una bici vera, non un pezzo da collezione. «I numeri dei pezzi venduti ormai iniziano ad essere importanti – ci hanno detto all’IBF – le nostre bici hanno già affrontato gare gravel molto impegnative come il The Traka».
E Ornus si è anche laureata campionessa europea gravel giusto ieri ad Asiago, con Mirco Balducci, nella categoria Master 45-49.
Chiaramente, e non è un aspetto secondario, questa bici va a braccetto con i temi della sostenibilità ambientale. Un connubio che parte dalla scelta del legno come materiale principale ovviamente. Il frassino utilizzato proviene da foreste certificate FSC. Per ogni albero tagliato ne vengono ripiantati in quantità superiore così da compensare, e anzi aumentare, il bilancio di CO2 emessa.