Ai tempi del ciclismo eroico le gare partivano a notte fonda. Questo perché i corridori dovevano affrontare tappa lunghissime, estenuanti, più lunghe delle ore del giorno disponibili. Per esempio, la prima tappa del primo Giro d’Italia, 397 chilometri da Milano a Bologna, prese il via da Piazzale Loreto alle 2,53 del mattino.
Con il passare degli anni le cose sono cambiate. Gli organizzatori sono diventati più comprensivi, le tappe si sono accorciate, le bici sono diventate più veloci, e da molti anni ormai ogni gara del calendario si svolge esclusivamente alla luce del sole. Questo però ha fatto perdere un pezzo del fascino di quei tempi eroici e avventurosi, in cui un gruppo di ardimentosi partiva armato solo di un bicicletta e, quando andava bene, di una luce verso il mistero della notte.
Da qualche anno qualcuno se n’è accorto e ha pensato di proporre degli eventi in bici in cui il buio fosse il protagonista. Le hanno chiamate – giustamente – Bike Night, e dal 2014 attirano ogni anno migliaia di iscritti.
Ne abbiamo parlato con Simone Dovigo, titolare della società di organizzazione di eventi Witoor all’interno della quale è nata Bike Night.
Simone, come vi è venuta quest’idea di portare le persone a pedalare di notte?
L’idea è nata nel 2012, quando vivevo a Londra. Lì ho partecipato ad un evento, la London Brighton Ride, un giro in notturna da Londra al mare. Mi è sembrato molto bello, anche perché c’erano persone di tutti i tipi, anche alle prime armi. Così poi quando sono tornato in Italia ho pensato di riproporla a Ferrara, la mia città.
La prima edizione è del 2014. Com’è andata?
Abbiamo pensato di farla partire dal centro città e arrivare fino al mare, perché sono 100 chilometri netti, lungo la ciclovia del Po. Nel 2014 abbiamo avuto 200 iscritti e l’anno successivo 800, abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni perché avevamo già raggiunto il limite. Lì abbiamo capito che piaceva, e abbiamo pensato di esplorare il format a livello nazionale.
E ha funzionato, visto che ora le Night Bike sono tre.
Esatto. A quella di Ferrara si sono aggiunte quella da Milano al Lago Maggiore in Lombardia e quella lungo l’Alpe Adria da Udine ad Ugovizza, vicino a Tarvisio. Tutte assieme facciamo circa 3.000 partecipanti all’anno. Abbiamo mantenuto l’idea dei 100 chilometri ciclabili, perché la nostra volontà è stata fin da subito quella di promuovere i percorsi cicloturistici. Nel nostro concetto c’è il giro in linea e non ad anello, anche per attivare servizi lungo i vari territori che attraversiamo, e ampliare il più possibile l’esperienza.
Com’è andato inizialmente il rapporto con le amministrazioni?
Molto bene devo dire. Ferrara è la città della bici e ci hanno creduto fin da subito, poi vedendo i risultati che sono arrivati già dalla seconda edizione è stato tutto in discesa. Alla Bike Night di Ferrara siamo arrivati ad avere fino a 1.500 iscritti, cioè l’evento cicloturistico più partecipato di tutta la Regione. Questo ha anche facilitato molto il rapporto con le altre amministrazioni, che hanno visto che questo evento poteva essere un valore aggiunto importante. Ad Udine ci hanno accolto a braccia aperte, volevano condividere l’esperienza e farla propria. Anche perché in Friuli negli ultimi anni il cicloturismo è esploso e continuano a moltiplicare le presenze. E forse anche il nostro evento ha dato un piccolo contributo.
Entriamo un po’ più nel dettaglio. Come funzionano queste Bike Night?
Alla partenza allestiamo un villaggio, poi a mezzanotte si parte tutti assieme. Diamo agli iscritti la traccia, ma mettiamo anche la segnaletica rifrangente lungo il percorso. Ogni 25 chilometri c’è un ristoro, abbiamo l’assistenza meccanica e sanitaria al seguito, poi una volta arrivati c’è la colazione per tutti, spogliatoi e docce. In sintesi diamo gli stessi servizi di una granfondo, ma in ottica cicloturistica e non competitiva.
Chiaro…
Una cosa che mi piace ricordare è che siamo l’unica manifestazione ciclistica che resiste a partire in centro da Milano. Le forze dell’ordine ci accompagnano fino all’uscita della città, da lì in poi ognuno va come vuole, al ritmo che preferisce.
E una volta arrivati a destinazione come siete organizzati per il ritorno?
Per chi ne fa richiesta abbiamo un servizio extra con dei pullman speciali che trasportano 50 persone e altrettante bici alla volta. Normalmente alla Bike Night di Ferrara ne abbiamo tre che fanno due giri l’uno, per un totale di 300 persone. Poi c’è invece chi torna in bici, chi si fa venire a prendere, oppure chi decide di restare in loco per godersi una giornata al mare, al lago o in montagna.
Che tipo di persone partecipano solitamente?
La cosa bella, e su cui abbiamo sempre puntato, è che c’è una grande varietà. Ci sono gli amatori che si fanno i 100 chilometri al 30 all’ora, come anche i neofiti totali. Per tanti questo evento è l’avventura dell’anno, magari arrivano coinvolti dagli amici e con questa scusa fanno i primi 100 chilometri della loro vita. Ma è una cosa particolare anche per gli amatori, perché pedalare di notte è tutta un’altra cosa. Vedere una scia di 1.000 bici tutte assieme e illuminate è un’immagine davvero molto suggestiva.
Quest’anno avete compiuto 10 anni. Avete novità per il prossimo futuro?
Sì, nel 2025 le Bike Night diventeranno quattro. Grazie ad uno sponsor di Trieste, un negozio dedicato al triathlon che si chiama TreeSport, il prossimo anno organizzeremo la prima ride all’estero, da Trieste a Parenzo, in Croazia, lungo la ciclabile parenzana.
Mentre il primo evento del 2025?
Sarà comunque quello di Ferrara, il fine settimana del 7-8 giugno. Un modo per inaugurare un’altra estate di pedalate sotto le stelle.