Cento chilometri di notte, partendo dal centro di Milano per arrivare al lago di Arona, nel Novarese. Pedalando lungo il Naviglio grande e il Ticino, vivendo la notte del weekend in una maniera completamente diversa da quella della classica movida meneghina. E scoprire che alla fine sono stati oltre 900 coloro che hanno accettato la sfida lascia davvero interdetti perché quello che si è vissuto nell’ultimo fine settimana è stato davvero un evento: la Bike Night Milano-Lago.
Simone Dovigo, il responsabile di Witoor che ha organizzato l’evento è ancora quasi stordito, con la stanchezza comprensibile dopo ore sui carboni ardenti che si fonde con immagini che prendono la foggia del dolce ricordo. Non era la prima edizione, l’esperienza in certi frangenti ha un peso importante, ma ogni volta che si arriva al traguardo c’è quasi la voglia di rimettersi subito in corsa e con Witoor questo avverrà presto perché l’agenda è quanto mai ricca.
L’idea di una lunga pedalata notturna, Dovigo ammette che non è proprio farina del suo sacco. «L’ispirazione mi è venuta quando vivevo a Londra e un giorno, anzi una notte ho partecipato alla London-Brighton. Era il 2012. Io avevo già esperienze di viaggio in bici, è sempre stata la mia passione, a quel punto ho avuto come un’illuminazione, perché non fare della mia passione anche un lavoro? Sono tornato in Italia, nella mia Ferrara e a quel punto mi sono messo all’opera».
Quindi la prima Bike Night non è stata a Milano…
No, l’abbiamo sviluppata lungo la Ciclovia del Delta del Po. Abbiamo subito capito che un evento del genere merita il massimo dell’attenzione, è come se dovessi pensare a tutto in anticipo, prevedere qualsiasi scherzo del destino. Portare gente a pedalare in una ciclovia, quindi protetta anche dalla circolazione stradale è un’agevolazione organizzativa alla quale non si può rinunciare. Il primo percorso andava da Ferrara verso il mare e la prima edizione ebbe 200 iscritti, l’anno dopo eravamo già a 800 e avevamo dovuto chiudere anticipatamente. Come ci si era arrivati? Non avevamo fatto nulla di particolare, eta stato frutto del passaparola da parte di chi era venuto…
Questo vi ha spinto ad andare avanti…
Infatti, ma abbiamo anche pensato che si poteva allargare la rete di eventi, siamo così arrivati nel 2016 ad allestire 5 distinte tappe, a Ferrara, Milano, Verona, Bolzano e Udine e tutte avevano un successo clamoroso. Poi è arrivato il covid e come a tanti ha tarpato le ali anche a noi. Ci siamo trovati a dover ricominciare tutto da capo, ma abbiamo guardato a quel che avevamo fatto e deciso di selezionare gli eventi, mantenendo quelli di Ferrara, Milano e Udine. Quest’anno però se ne aggiunge un altro, sul percorso della Parenzana.
Veniamo all’evento di sabato, che atmosfera si respirava?
Questo è un aspetto interessante. Ne parlavo con i miei collaboratori, avevo notato che rispetto alle primissime edizioni i classici cicloturisti avevano lasciato sempre più spazio ai ciclisti amatoriali e si era perso un po’ il fascino delle prime volte. Quest’anno ho notato con piacere invece che si era tornati all’atmosfera delle nostre radici, con gente in tandem, in monociclo, con la Graziella, con le luci montate un po’ su tutto il corpo. C’era quel clima di goliardia che rendeva il tutto molto speciale.
Come si organizza un evento in notturna a Milano, oltretutto nel weekend, con così tanta gente?
Non è facile, anche perché noi partiamo dal centro di Milano, siamo l’unica manifestazione ciclistica che ha ancora questo privilegio, che riesce a ottenere tutti i permessi. Non solo: per 15 minuti abbiamo anche sostato in Piazza Duomo, immaginatevi che cos’è stato vedere la piazza popolata di bici sul far della sera. L’uscita dalla città è organizzativamente la parte più difficile.
C’è stato qualche momento particolare?
Beh, un episodio curioso c’è stato. Noi avevamo due ambulanze al seguito ma a un certo punto sono stato avvertito che una delle due aveva forato uscendo da Abbiategrasso. La particolarità è data dal fatto che a farla forare era stato uno degli spuntoni che dei ladri avevano gettato sulla strada per coprire la loro fuga. Per fortuna il gruppo dei ciclisti passava sulla ciclabile e non è stato toccato da questo inconveniente. Tra l’altro i carabinieri chiamati sul posto hanno appreso da noi della particolare scelta dei ladri, anche perché altre auto erano state costrette alla poco piacevole sosta notturna.
Quanta gente c’era a gestire l’evento?
Noi eravamo una dozzina a coordinare il tutto, ma avevamo la collaborazione di molte associazioni dei territori attraversati, che provvedevano in particolar modo ai tre ristori predisposti lungo il percorso e alla colazione all’arrivo in Piazza del Popolo ad Arona.
Che effetto ha fatto ai partecipanti arrivare al lago sul far dell’alba?
I primi erano lì già alle 4, gli ultimi sono arrivati alle 8,30. Fra loro il 40 per cento era di Milano e dintorni, il resto proveniva da ogni angolo d’Italia, c’erano addirittura due ucraini venuti da fuori. Non posso nascondere che molti, approdando al lago con le prime luci del giorno si sono commossi, vuoi per la fatica, vuoi per il contraccolpo emozionale. E anche per noi è stata una nottata bella intensa, ma che mi ha fatto capire che la strada intrapresa è quella giusta…