Roc d'Azur, MTBRoc d'Azur, MTB

| 23 Ottobre 2025

Conosci la Roc d’Azur? Ce ne parla Dorigoni, re di questa edizione

Erano anni che un italiano non vinceva la Roc d’Azur. Un paio di domeniche fa ci è riuscito Jakob Dorigoni, crossista e biker altoatesino. Per chi non lo sapesse, la Roc d’Azur è un gigantesco evento di fine stagione. Nato come gara 41 anni fa, nel tempo si è trasformato in una fiera, un meeting, una festa…

La Roc d’Azur si tiene a Fréjus, sulla Costa Azzurra: siamo quindi nel Sud della Francia. Il territorio è perfetto per la MTB e la location ancora di più. Il ritrovo è nell’immenso spazio di Base Nature, un’area pianeggiante che dà direttamente sulla costa. Un ex aeroporto civile per piccoli velivoli che viene invaso dalle mountain bike, dagli stand espositivi, dai giochi per bambini, dalle pump track, dai palchi per gli spettacoli e le premiazioni… E da qualche tempo persino dagli stradisti, dai runner, dai triatleti e da chi pedala o corre col proprio cane. Un caos festoso che dal mercoledì alla domenica raduna ben oltre 100.000 presenze.

Vittoria italiana

E in questo contesto Jakob Dorigoni ha vinto quella che è ormai una super classica di fine stagione. Il biker della Torpado Kenda FSA ci racconta com’è andata, ma soprattutto che cos’è il clima della Roc.

«La cosa più bella da un punto di vista agonistico – racconta Dorigoni – è che proprio alla Roc noi della Torpado abbiamo corso come squadra. Eravamo tutti e quattro compagni davanti: Casey South, Fabian Rabensteiner, Gioele De Cosmo ed io. Poi io e “Giò” abbiamo staccato il resto del gruppo e Fabian e Casey hanno controllato da dietro… un po’ come si fa nelle corse su strada. Ma questo ci ha fatto sentire molto uniti.

«Io e Gioele abbiamo fatto una delle nostre cronometro, come ormai siamo abituati, correndo spesso in coppia nelle corse a tappe come l’Andalucia Bike Race o la Cape Epic. Abbiamo “menato” fino alla fine».

Tra i mille eventi agonistici e cicloturistici della Roc d’Azur (ci sono prove per sole donne, per chi corre mascherato, per enduristi, tandem e molto altro), il percorso Marathon del venerdì e quello “originale” della domenica, che assegnano punti UCI (e sono stati trasmessi in diretta da Eurosport), inanellano tutti i punti più iconici della zona.

La discesa del Fournel, super tecnica, il Col de Bougnon, il trail argentato sugli scogli, la passerella galleggiante sul mare (nella foto di apertura). Ampi stradoni di terra rossa si alternano a single track diversissimi tra loro: su sabbia, su rocce, su erba.

Una festa di fine anno

Dorigoni e De Cosmo vanno via in due, insomma, fino all’arrivo in parata. Lo speaker rimarcava “les Italiens”. «Alla fine la vittoria – spiega Dorigoni – è stata un po’ una decisione interna tra di noi. E vista com’è andata la stagione, col mio infortunio alla mano, abbiamo deciso che me la meritavo io. Ma la cosa più importante è che abbiamo dimostrato di essere a un livello altissimo. Personalmente sono stato contento perché era la prima gara in cui non mi faceva male la mano e sono riuscito a guidare la bici bene».

E guidare bene la bici è fondamentale alla Roc d’Azur. Il tracciato è divertente ma al tempo stesso esigente. E anche un professionista vive la Roc in un certo modo. Un modo diverso da tutte le altre gare.

«La Roc – riprende Jakob – è sicuramente un grandissimo evento. Poi è bellissimo trovarsi a fine stagione in un posto meraviglioso e che questa gara rappresenti la classica conclusiva. E’ un po’ come il Giro di Lombardia per la strada. Vieni qui, ci sono le ultime energie e dopo questa gara si chiude la stagione. A dire il vero, questo ruolo lo sta prendendo la Castro Legend Cup, che negli ultimi tre anni ha chiuso il calendario. Ma alla Roc tutto è gigantesco».

Una volta i rider finivano con un tuffo in mare tutti insieme e in molti hanno mantenuto questa tradizione. Su quel traguardo sono transitati i più grandi campioni della storia, a partire da Absalon e Schurter, fino all’ultimo degli appassionati. Tutti uguali per un attimo.

«Anche noi professionisti ce la siamo goduta – aggiunge Dorigoni – siamo riusciti a farci una passeggiata tra gli stand. Siamo passati dai nostri sponsor per salutarli: è sempre bello avere anche un contatto diretto e conoscerli un po’ meglio».

Fascino indiscusso

I biker come Dorigoni chiaramente sono lì anche per lavoro, ma la maggior parte ci va per divertirsi. Tanti brand, per esempio, presentano novità di prodotto: tanto importante è l’evento e tanto è il suo seguito. Pensate che per quest’anno si è stimato un flusso nella zona della fiera prossimo alle 150.000 persone e circa 20.000 partecipanti fra tutti i vari eventi. Un flusso enorme dunque, che ha catturato anche i curiosi, anche gli “extra bici”. Un evento che, ricordiamo, è curato da ASO, la stessa società che organizza il Tour de France. In qualche modo rapisce tutti.

«Anche se per noi pro’ è strano – conclude Dorigoni – alzarsi all’alba per gareggiare è duro, ma allo stesso tempo è bello. La sveglia molto presto fa sì che tu possa vedere l’aurora dalla bici. Il sole che sorge sulle colline e il mare che si accende: è qualcosa di spettacolare. Emozioni forti che ti godi in quel momento prima della partenza».

E poi ci sono i passaggi iconici. Ancora Dorigoni: «Il Fournel? E’ una discesa tostissima tecnicamente. Tutte rocce e pendenze estreme. Devi essere concentrato. E’ bellissima chiaramente: è MTB pura. Ma il Col de Bougnon è unico. L’ho già detto cento volte nelle interviste: quello è il momento clou della Roc d’Azur per me. Con tutti i tifosi, sembra di essere in un Grande Giro su strada o in uno stadio con tutti che urlano. E’ proprio bello, bello. Lì non si sente neanche più il male alle gambe: si chiudono gli occhi e si spinge, si spinge…».

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